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Thread: Valerie de'Serovist

  1. #1
    Petty Officer 2nd Class Sturm Brightblade's Avatar
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    Default Valerie de'Serovist

    Sono nata nell'anno del Signore 1825 nella Francia dell'est. Mio padre era un ricco proprietario terriero, aveva sposato una donna, mia madre, proveniente da un altra famiglia ricca. Ho pochi ricordi della mia infanzia mortale, e quelli che ho non sono i migliori. Fui cresciuta secondo dei rigidi protocolli comportamentali e sia mio padre che mia madre mi concedevano ben poco tempo per divertirmi con i balocchi. Sarei cresciuta come tutte quelle giovani ragazze aristocratiche dei miei tempi se non fosse stato per tutte quelle strane attenzioni di mio padre che al tempo scambiavo per affetto.

    Quelle carezze, quelle paroli dolci e tutto il resto, credevo facesse tutto quello di nascosto per non mostrarsi troppo sdolcinato agli occhi della moglie, di questo lui mi aveva convinta fin dalla prima volta, avevo dodici anni. Durante il giorno venivo spesso punita e sgridata anche con la forza, durante la notte lo sentivo entrare nella mia camera, avevo gli occhi chiusi ma sapevo che era lui, quasi ogni sera. Un inferno durato quasi diciassette anni, e solo a meta' di questi iniziai a capire che c'era qualcosa di sbagliato, di orrido in quel che mio padre mi faceva. Lo avevo sempre saputo dentro di me, ero troppo piccola per capire come mai, ma lo sentivo. Durante quegli anni ebbi anche la sensazione che mia madre sapesse di tutto questo, e nonostante tutto ogni volta che cercavo il suo sguardo nella speranza che potesse capire da sola il mio inferno, trovavo solo indifferenza. Non poteva tirare fuori la faccenda, cosa ne sarebbe stato del nome della famiglia? dei terreni? dei soldi. Scelse la sua sicurezza economica al posto della serenità della figlia, non lo dimenticai mai e rimasi nel silenzio fino al giorno del mio ventinovesimo compleanno.

    Mio padre aveva cercato di darmi in sposa a qualche giovane ricco, a volte bello, ma non si era reso conto di aver rovinato la propria figlia, non riuscivo ad immaginare l'amore, vedevo solo una bruta e asettica violenza, rifiutai ogni ragazzo, ero chiusa dentro il mio inferno. Passavo gran parte della giornate chiusa nella mia camera, al buio, pensavo che se le ombre mi avessero tenuta dentro di loro non avrei almeno visto la gabbia costruita intorno alla mia vita, se proprio dovevo bruciare in quell' inferno volevo almeno avere la possibilità di non vedere le mie carni bruciare. Ero una donna ormai, mia madre mi disprezzava perchè non ero ancora andata in sposa di nessun nobile rampollo e mio padre in compenso si faceva ancor meno scrupoli, sempre che se li fosse mai fatti, nel togliermi ogni briciolo di dignità. Non potevo ribellarmi, non ne avevo la forza, ci ho provato tante volte, ma ogni volta che mi ribellavo venivo brutalmente picchiata.Fatto sta che ai miei occhi accadde qualcosa, non so ancora se mi ammalai di qualcosa o se semplicemente diventai insofferente alle fonti di luce per l'abitudine al buio in cui mi ero chiusa. Ho parlato del mio ventinovesimo compleanno, un compleanno che non dimenticherò mai, l'ultimo.

    Quella sera avrei dovuto scendere nella sala principale del palazzo, vestita di un abito fatto su misura per me dalle sarte personali di mia madre. Avrei dovuto sfoggiare ancora un sorriso di circostanza davanti a tutti gli invitati facendo finta che tutto stesse andando bene, era quello che mi era stato chiesto di fare. Non so ancora chi o cosa mi diede la forza di scappare da palazzo pochi minuti prima della mia discesa ufficiale dalle scale, ma lo feci. Corsi per centinaia di metri per la pianura, arrivata al bosco almeno avrei potuto nascondermi, anche se non so che cosa avrei fatto da quel momento in poi. Ricordo ancora il rumore dell'abito lungo che sferzava in corsa l'erba della pianura, ricordo le gambe doloranti e il sempre più veloce respiro. Poi degli zoccoli di cavallo dietro di me fecero tremare tutta me stessa. Mio padre mi aveva raggiunta, stava scendendo in fretta da cavallo, Dio... posso vedere ancora i suoi occhi folli guardarmi come quel giorno se soltanto ci penso. Iniziai ad urlare, mi fu addosso subito ed arrivarono le prime percosse, forti, spietate. Non appena avvertii il sapore del sangue che usciva dal mio labbro inferiore iniziai a piangere sommessamente. Sarei tornata di nuovo a palazzo, le violenze sarebbero continuate e probabilmente avrei subito un trattamento ancora peggiore per colpa di quella mia fuga. Volevo morire, strano a dirsi ma in quel momento speravo quasi che mio padre non si fermasse più fino ad uccidermi, mi sarei liberata di tutto quello. Si fermò, non capii perchè sul momento e dopo pochi secondi aprii gli occhi per capire cosa l'avesse fermato, il suo buon senso? impossibile, la sua stanchezza? no, i suoi ultimi pugni erano troppo vigorosi per pensarlo.

    Buio, non vedevo niente, potevo solo sentire il respiro affannato di mio padre, poi un suono secco, come di qualcosa che si spezza. L'oscurità che mi offuscava ogni cosa inizio' a diradarsi, la luna iniziava a filtrare di nuovo illuminando il mio corpo pieno di contusioni. In piedi davanti a me si ergeva un uomo, ben vestito e all'apparenza circa della mia eta' o poco più. Accanto a lui giaceva a terra mio padre con la testa girata in modo innaturale, era morto. Non so dire ancora che cosa provai di preciso in quel momento, mi sentivo libera, ma nonostante tutto l'orrore che quell'uomo mi aveva fatto passare, mi era difficile giore davvero per questo destino, era mio padre, se solo non fosse stato cosi. Piansi ancora, o meglio, fu quell'uomo a dirmi in seguito che in quel momento versai delle lacrime, io non lo ricordo. Non sentivo più niente, non riuscivo a muovermi, si fece strada dentro di me la paura mentre quell'uomo continuava a fissarmi in silenzio. Forse stavo morendo, un emorragia interna o qualcosa di importante irrimediabilmente rotto. Fu in quel momento che l'uomo si chinò sul mio corpo, avvicino' il suo viso al mio e con aria quasi annoiata mi disse :"Morirai, posso sentire il tuo sangue scorrere irregolarmente dentro di te, stai perdendo sangue al tuo interno, sei spacciata ragazza..." Come poteva essere cosi crudele? quest'uomo mi aveva salvata da mio padre e poi sembrava prendersi beffe di una persona in fin di vita, e come faceva a sapere che stavo morendo?. Non ebbi la lucidità mentale per rispondermi da sola, persi i sensi.

    Aprii gli occhi, buio. Riuscivo a muovermi ma solo di pochi centimentri verso destra e sinistra. C'era uno strano odore di terriccio e di legno, provai ad alzarmi ma sbattei la mia testa su qualcosa di rigido, legno. Una bara! mi trovavo dentro una vera e propria bara a chissà quanti metri sottoterra, perchè?. Fui presa dal panico ed iniziai ad urlare aiuto, cominciai a battere le mani sul coperchio nella speranza che qualcuno potesse sentirmi, ma non successe niente. Dopo pochi attimi mi resi conto di qualcosa di strano, avrei dovuto avere il cuore in gola, i battiti alterati all'inverosimile, il respiro veloce, non stavo manifestando niente di tutto questo, anzi. Il mio cuore sembrava fermo, eppure avevo paura, respiravo eppure il mio torace aveva perso il suo movimento naturale.

    Pensai ad un incubo, pensai di essere davvero morta, ma era questo che c'era dopo la morte? non avevo sofferto abbastanza in vita per potermi permettere un eternità diversa da quella di rimanere chiusa in una bara per sempre?. Colta dalla disperazione iniziai a graffiare il legno, poi iniziai a prenderlo a pugni e con mia sorpresa riuscii a penetrare la tavola di legno. Una grande quantita' di terra mi finì sul petto e sulla faccia, chiusi gli occhi e la bocca e continuai a colpire con forza. Da dove veniva questa forza? cosa avrei trovato fuori di qui? mi sarei svegliata da sonno? o ero morta? non sapevo niente, continuavo solo a colpire, colpire, colpire. L'aria, ne presi in quantità una volta uscita fuori, per poi accorgermi che non mi donava nessun tipo di sollievo, era solo un riflesso dell'abitudine. In piedi davanti alla fossa c'era sempre lui, quell'uomo. Mi stava guardando sfoggiando uno strano sorriso, mi si avvicinò e quasi sorridendo disse : "Ce l'hai fatta mia cara..., sei una di noi adesso". Il Conte Von Stainer, questo era il suo nome, Austriaco di nascita, era un Vampiro ed ora, "grazie" a lui, lo ero anche io. Un Lasombra militante nelle fila del Sabbat, la "prova" cui ero stata sottoposta serviva per farmi degna di tale status. Vampiri? quale ridicolezza era mai quella? Ci misi un po per capire come stavano le cose una volta fuori da quella tomba.

    Il mio Sire si preoccupò di spiegarmi ogni cosa riguardo la sua e la nostra posizione, mi fu subito chiaro che doveva essere un tipo molto frivolo e quasi annoiato dalla sua non vita visto quel che faceva anche e soprattutto in mia presenza, come se volesse insegnarmi qualcosa. Che cosa faceva? uccideva, lo faceva anche quando non aveva particolare sete, l'ho fatto anche io e negli anni credo di aver perso gran parte della mia naturale umanità. Credo ci sia poco ad oggi che possa impressionarmi davvero, e devo ammettere che a volte, nonostante la mia iniziale riluttanza, alcune azioni mi davano un estasi, un emozione che non avevo mai provato. Mi disse che mi risparmiò donandomi la non vita solo perchè si era già dissetato col sangue di mio padre, altrimenti avrei fatto anche io la sua stessa fine.

    Forse ebbe un barlume di pietà, per quanto creare un Vampiro possa essere considerato questo, o più probabilmente fu un capriccio. Ero diventata quasi come lui, la sua infante era adesso una sua alleata di caccia, poi accadde qualcosa mi lasciò andare per la mia strada. Non so perchè, non lo vidi più. Mi decisi a lasciare la Francia mentre i Tedeschi arrivavano una volta rimasta sola, non ho mai saputo che fine ha fatto quel che restava della mia famiglia e non l'ho mai voluto sapere. Andai in America, li incontrai qualcuno, vuoi sapere chi? Se solo non avessi questa incredibile sete ti avrei raccontato l'ultima parte della mia storia, avrei resistito ancora un po, ma il tuo sangue odora terribilmente di buono. Non temere non ti offrirò la mia maledizione, ti lascero' libero di morire.
    Last edited by Sturm Brightblade; 17th August 2006 at 19:54.
    Quote Originally Posted by Il Palla
    Ricordo Claudio, ricordo...
    Ne approfitto per ricordare come può essere più bello vedere il volto espressivo di una bella ragazza che il corpo nudo di una ragazza che non ha niente da dire. Può sembrare un'affermazione stupida, ma è dannatamente vera.
    Meditate ragazzi, meditate...

  2. #2
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    ottimo bg, approvato e bollato. Conoscevo l'immagine che hai messo, direi che è molto azzeccata.
    Segnati 5 PE per l'ottimo BG... la prossima settimana si riparte!

  3. #3
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    piccoli aggiornamenti....

    togli 2 punti in generazione e mettili in alleati... che poi sarebbero :

    Aramil, lo tzimisce


    e Damiel... il lasombra


    ho riletto la cosa della luce solare, non è esagrato come dico io... anche la luce lunare diretta ti puo' far male!

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