Spidey
14th April 2012, 13:51
Ieri sera mentre tornavo a casa mi è successa una cosa che mi ha colpito profondamente e, non so neanche precisamente perché, sento di doverla condivide con voi.
Ero su una strada generalmente molto trafficata che porta alla mia città natale dove torno quasi ogni fine settimana, quando un motorino mi supera (sulla sinistra) e va a schiantarsi centrando in pieno un'altra macchina che si era inserita nel mezzo della carreggiata perandare nella corsia opposta. Da subito ho capito di essere di fronte ad una tragedia perché il casco del ragazzo è volato via, ma sopratutto perché lui è rimasto tra la macchina e il motorino, non potendo quindi "scaricare" la botta se non sul suo corpo. Mi vergogno a dire che per uscire di macchina ho dovuto aspettare una ventina di secondi, secondi che vi giuro sono sembrati minuti, ma superato questo momento iniziale sono uscito per vedere se potevo dare una mano in qualche modo (non ho mai fatto corsi di primo soccorso). Il ragazzo era con la faccia sull'asfalto con gli occhi chiusi, perdeva un pò di sangue dalla bocca o dal naso ma non si muoveva e non rispondeva a nessuno stimolo, e io lì mi sono sentito impotente come mai nella vita. Sono arrivate le ambulanze che ovviamente hanno provato a rianimarlo, senza successo, per un ora e mezzo prima che il dottore ne decretasse la morte tra la sconforto dei presenti e i malori dei genitori che abitano lì vicino.
Aldilà della dinamica dell'incidente che credo sia abbastanza comune e credo ne capitino molti ogni giorno, quello che mi ha colpito più profondamente e che difficilmente potrò dimenticarmi negli anni a venire sarà quella sensazione di impotenza che mi ha pervaso e che ancora adesso fatico a scrollarmi di dosso. Il ragazzo aveva vent'anni, cinque meno di me, e d'un tratto è finito lì, dieci metri davanti a me, senza che io potessi muovere un dito per aiutarlo. Subito dopo ho pensato a quante volte io stesso ho percorso quella strada in motorino dai 17 ai 21 anni, la mia ragazza di allora che è la mia convivente adesso abitava su quella stessa strada (la tosco-romagnola per chi fosse della zona), e subito ho pensato che quel ragazzo potevo essere io in una qualunque serata passata, ma anche futura, della mia vita.
Non capisco perché in questa terra un ragazzo debba spegnersi così sull'asfalto, come non capisco perché la vita a volte ti faccia essere attore non-protagonista di situazioni di questo genere. Resta il fatto che oggi non c'è più e questo, almeno per adesso ma forse è dovuto ad uno shock passeggero, mi sta facendo guardare tutto da un'altra prospettiva.
Ero su una strada generalmente molto trafficata che porta alla mia città natale dove torno quasi ogni fine settimana, quando un motorino mi supera (sulla sinistra) e va a schiantarsi centrando in pieno un'altra macchina che si era inserita nel mezzo della carreggiata perandare nella corsia opposta. Da subito ho capito di essere di fronte ad una tragedia perché il casco del ragazzo è volato via, ma sopratutto perché lui è rimasto tra la macchina e il motorino, non potendo quindi "scaricare" la botta se non sul suo corpo. Mi vergogno a dire che per uscire di macchina ho dovuto aspettare una ventina di secondi, secondi che vi giuro sono sembrati minuti, ma superato questo momento iniziale sono uscito per vedere se potevo dare una mano in qualche modo (non ho mai fatto corsi di primo soccorso). Il ragazzo era con la faccia sull'asfalto con gli occhi chiusi, perdeva un pò di sangue dalla bocca o dal naso ma non si muoveva e non rispondeva a nessuno stimolo, e io lì mi sono sentito impotente come mai nella vita. Sono arrivate le ambulanze che ovviamente hanno provato a rianimarlo, senza successo, per un ora e mezzo prima che il dottore ne decretasse la morte tra la sconforto dei presenti e i malori dei genitori che abitano lì vicino.
Aldilà della dinamica dell'incidente che credo sia abbastanza comune e credo ne capitino molti ogni giorno, quello che mi ha colpito più profondamente e che difficilmente potrò dimenticarmi negli anni a venire sarà quella sensazione di impotenza che mi ha pervaso e che ancora adesso fatico a scrollarmi di dosso. Il ragazzo aveva vent'anni, cinque meno di me, e d'un tratto è finito lì, dieci metri davanti a me, senza che io potessi muovere un dito per aiutarlo. Subito dopo ho pensato a quante volte io stesso ho percorso quella strada in motorino dai 17 ai 21 anni, la mia ragazza di allora che è la mia convivente adesso abitava su quella stessa strada (la tosco-romagnola per chi fosse della zona), e subito ho pensato che quel ragazzo potevo essere io in una qualunque serata passata, ma anche futura, della mia vita.
Non capisco perché in questa terra un ragazzo debba spegnersi così sull'asfalto, come non capisco perché la vita a volte ti faccia essere attore non-protagonista di situazioni di questo genere. Resta il fatto che oggi non c'è più e questo, almeno per adesso ma forse è dovuto ad uno shock passeggero, mi sta facendo guardare tutto da un'altra prospettiva.