gallack
8th August 2005, 16:40
Le Poste portano a casa i testi. Fornitore unico: una società della
Mondadori di
Berlusconi I libri scolastici in conflitto d'interessi
Non è solo Berlusconi, il quale pattuglia appena può antiquari e
gioiellerie, a
fare regalini agli amici, come il prezioso orologio Longines impacchettato
per
tutti i deputati l'ultimo Natale. Càpita a volte che siano gli amici a fare
regalini a lui. Letizia Moratti e le Poste Italiane, ad esempio, per il
prossimo
compleanno che il Cavaliere festeggia in coincidenza con l'apertura delle
scuole, hanno deciso di donargli la possibilità di sbaragliare anche il
mercato
dei libri scolastici. Uno dei pochi settori, col commercio dei coleotteri o
la
produzione di mostarda mantovana, nel quale non si era ancora cimentato.
Cosa rappresentino i libri scolastici è presto detto: con 400 milioni di
euro
l'anno di fatturato, sono una fetta di un terzo circa dell'intero mercato
del
libro. Ma, ciò che più conta, sono la boccata di ossigeno che una volta
l'anno
permette alle piccole librerie sparse per la provincia italiana, dove si
vende
il 28% scarso di tutti i volumi, di tirare il fiato e non abbassare le
saracinesche vinte dalla sciatta indifferenza di un paese che legge poco
come il
nostro. Tanto per capirci: in molti casi, nelle cittadine del Nord come del
Mezzogiorno, l'incasso per i testi adottati dalle elementari alle medie
superiori può superare il 60% degli introiti annuali.
Il costo di questi libri imposti agli studenti, del resto, è spesso elevato
se
non, in certi casi, stratosferico. Basti dire che la «dote» di un ragazzino
di
prima media può costare oltre 300 euro, quella di un ragazzo delle
commerciali
intorno ai 350, di un liceale anche 500. Un peso che in questi anni di
vacche
magre può essere, per molte famiglie, esorbitante. Al punto di incidere, nei
casi più gravosi, perfino sulla scelta di molti studenti di abbandonare la
scuola. Per non dire delle code interminabili che ogni genitore si deve
sobbarcare ogni anno per rastrellare tutto il bagaglio editoriale necessario
ai
figli.
Va da sé che ogni iniziativa per alleviare questa soma sulle spalle delle
famiglie, magari tenendo conto anche delle esigenze delle piccole librerie
locali che sono un patrimonio preziosissimo (si pensi alla Calabria, alla
Basilicata o al Molise dove sono meno di una ogni 100 mila abitanti) è la
benvenuta. E così è andata, infatti, con l'iniziativa delle Poste Italiane
che,
tra cori di consensi, hanno distribuito 5 milioni di locandine e avvisi vari
per
segnalare agli istituti scolastici e alle famiglie italiane la possibilità
di
ordinare i testi, via internet o via telefono, per poi comodamente riceverli
a
casa portati dal postino.
Con l'optional di poter rateizzare il pagamento in 12 mesi al tasso del
7.5%.
Che non sarà basso, visto che il tetto massimo sarebbe il 7,77%, ma potrebbe
aiutare molte famiglie a sopportare meglio l'impatto della spesa
supplementare
autunnale. Fin qui, tutto ok.
Ma il bello deve ancora arrivare. A chi hanno deciso di affidare
l'operazione,
infatti, il ministero della Pubblica Istruzione e le Poste Italiane? Voi
direte:
avranno fatto una gara d'appalto. Macché.
Avranno sentito gli editori? No, tranne uno: indovinate quale. Avranno
consultato i librai? Neppure: «Manco una telefonata», spiega furente Rodrigo
Diaz, presidente dell'Ali, l'Associazione librai italiani, «abbiamo saputo
tutto
a cose fatte e tutti i telegrammi mandati alla Moratti o a Letta non hanno
avuto
risposta. E' stata una cosa sporca». Avranno sondato il mercato per vedere
chi è
il più forte nel commercio di libri on-line? «Assolutamente no», risponde
Mauro
Zerbini, amministratore delegato di Ibs, gruppo Longanesi, «il nostro è il
sito
di questo tipo più visitato d'Italia, a giugno abbiamo avuto 991 mila
contatti e
nel 2004 abbiamo fatturato 13,2 milioni di euro. Ma non abbiamo avuto dal
ministero o dalle poste neppure una telefonata. Neppure una. Abbiamo saputo
tutto a cose fatte».
Ma allora, come è stato scelto il fornitore di tutto quel bendidio di libri?
E'
quello che chiede in una interrogazione, tra gli altri, il senatore Stefano
Passigli. Il quale, oltre ad accusare la Moratti poiché «il suddetto
servizio
postula che Poste Italiane abbiano ottenuto dal ministero la lista delle
adozioni dei testi con largo anticipo su tutte le librerie», ha anche
presentato
un esposto ad Antonio Catricalà, l'ex segretario generale di Palazzo Chigi
nominato presidente dell'Autorità per la concorrenza e il mercato. Il
fortunato
fornitore prescelto per il businness è infatti «Bol». Una società di vendita
di
libri on-line che fattura meno della metà di Ibs (5,5 milioni contro 13,2),
ha
meno della metà dei contatti internet (a giugno 434 mila contro 991 mila)
ma,
per pura coincidenza, appartiene alla Mondadori. Cioè alla casa editrice di
proprietà del «principale» di Letizia Moratti, il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi.
Che le Poste Italiane vogliano bene al capo del governo non è un mistero.
Prima
di questo piacerino, per dire, avevano già fatto un accordo per mettere a
disposizione di Mediolanum, la banca del premier, i loro 14 mila sportelli
col
risultato di trasformare una banca virtuale, quale era fino ad allora quella
presieduta da Ennio Doris, nell'istituto di credito con la maggiore
copertura
territoriale.
Mondadori di
Berlusconi I libri scolastici in conflitto d'interessi
Non è solo Berlusconi, il quale pattuglia appena può antiquari e
gioiellerie, a
fare regalini agli amici, come il prezioso orologio Longines impacchettato
per
tutti i deputati l'ultimo Natale. Càpita a volte che siano gli amici a fare
regalini a lui. Letizia Moratti e le Poste Italiane, ad esempio, per il
prossimo
compleanno che il Cavaliere festeggia in coincidenza con l'apertura delle
scuole, hanno deciso di donargli la possibilità di sbaragliare anche il
mercato
dei libri scolastici. Uno dei pochi settori, col commercio dei coleotteri o
la
produzione di mostarda mantovana, nel quale non si era ancora cimentato.
Cosa rappresentino i libri scolastici è presto detto: con 400 milioni di
euro
l'anno di fatturato, sono una fetta di un terzo circa dell'intero mercato
del
libro. Ma, ciò che più conta, sono la boccata di ossigeno che una volta
l'anno
permette alle piccole librerie sparse per la provincia italiana, dove si
vende
il 28% scarso di tutti i volumi, di tirare il fiato e non abbassare le
saracinesche vinte dalla sciatta indifferenza di un paese che legge poco
come il
nostro. Tanto per capirci: in molti casi, nelle cittadine del Nord come del
Mezzogiorno, l'incasso per i testi adottati dalle elementari alle medie
superiori può superare il 60% degli introiti annuali.
Il costo di questi libri imposti agli studenti, del resto, è spesso elevato
se
non, in certi casi, stratosferico. Basti dire che la «dote» di un ragazzino
di
prima media può costare oltre 300 euro, quella di un ragazzo delle
commerciali
intorno ai 350, di un liceale anche 500. Un peso che in questi anni di
vacche
magre può essere, per molte famiglie, esorbitante. Al punto di incidere, nei
casi più gravosi, perfino sulla scelta di molti studenti di abbandonare la
scuola. Per non dire delle code interminabili che ogni genitore si deve
sobbarcare ogni anno per rastrellare tutto il bagaglio editoriale necessario
ai
figli.
Va da sé che ogni iniziativa per alleviare questa soma sulle spalle delle
famiglie, magari tenendo conto anche delle esigenze delle piccole librerie
locali che sono un patrimonio preziosissimo (si pensi alla Calabria, alla
Basilicata o al Molise dove sono meno di una ogni 100 mila abitanti) è la
benvenuta. E così è andata, infatti, con l'iniziativa delle Poste Italiane
che,
tra cori di consensi, hanno distribuito 5 milioni di locandine e avvisi vari
per
segnalare agli istituti scolastici e alle famiglie italiane la possibilità
di
ordinare i testi, via internet o via telefono, per poi comodamente riceverli
a
casa portati dal postino.
Con l'optional di poter rateizzare il pagamento in 12 mesi al tasso del
7.5%.
Che non sarà basso, visto che il tetto massimo sarebbe il 7,77%, ma potrebbe
aiutare molte famiglie a sopportare meglio l'impatto della spesa
supplementare
autunnale. Fin qui, tutto ok.
Ma il bello deve ancora arrivare. A chi hanno deciso di affidare
l'operazione,
infatti, il ministero della Pubblica Istruzione e le Poste Italiane? Voi
direte:
avranno fatto una gara d'appalto. Macché.
Avranno sentito gli editori? No, tranne uno: indovinate quale. Avranno
consultato i librai? Neppure: «Manco una telefonata», spiega furente Rodrigo
Diaz, presidente dell'Ali, l'Associazione librai italiani, «abbiamo saputo
tutto
a cose fatte e tutti i telegrammi mandati alla Moratti o a Letta non hanno
avuto
risposta. E' stata una cosa sporca». Avranno sondato il mercato per vedere
chi è
il più forte nel commercio di libri on-line? «Assolutamente no», risponde
Mauro
Zerbini, amministratore delegato di Ibs, gruppo Longanesi, «il nostro è il
sito
di questo tipo più visitato d'Italia, a giugno abbiamo avuto 991 mila
contatti e
nel 2004 abbiamo fatturato 13,2 milioni di euro. Ma non abbiamo avuto dal
ministero o dalle poste neppure una telefonata. Neppure una. Abbiamo saputo
tutto a cose fatte».
Ma allora, come è stato scelto il fornitore di tutto quel bendidio di libri?
E'
quello che chiede in una interrogazione, tra gli altri, il senatore Stefano
Passigli. Il quale, oltre ad accusare la Moratti poiché «il suddetto
servizio
postula che Poste Italiane abbiano ottenuto dal ministero la lista delle
adozioni dei testi con largo anticipo su tutte le librerie», ha anche
presentato
un esposto ad Antonio Catricalà, l'ex segretario generale di Palazzo Chigi
nominato presidente dell'Autorità per la concorrenza e il mercato. Il
fortunato
fornitore prescelto per il businness è infatti «Bol». Una società di vendita
di
libri on-line che fattura meno della metà di Ibs (5,5 milioni contro 13,2),
ha
meno della metà dei contatti internet (a giugno 434 mila contro 991 mila)
ma,
per pura coincidenza, appartiene alla Mondadori. Cioè alla casa editrice di
proprietà del «principale» di Letizia Moratti, il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi.
Che le Poste Italiane vogliano bene al capo del governo non è un mistero.
Prima
di questo piacerino, per dire, avevano già fatto un accordo per mettere a
disposizione di Mediolanum, la banca del premier, i loro 14 mila sportelli
col
risultato di trasformare una banca virtuale, quale era fino ad allora quella
presieduta da Ennio Doris, nell'istituto di credito con la maggiore
copertura
territoriale.