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View Full Version : Lettera anonima, Università di Bologna



Faramjr
20th March 2006, 17:15
La settimana del 20 febbraio ho trovato una lettera anonima scritta a mano affissa alla porta del mio studio. Riporto qui il testo della lettera anonima, seguita dalla mia risposta.

Dear Silvya [sic]
Vorrei ricordarti che il tuo style Americano non è adatto alla nostra vita Universitaria, alla nostra visione dell’Università, all’idea generale di raggiungimento di conoscenze primarie Universali.
Cara Silvia non puoi pretendere che seguiamo le tue lezioni, non puoi pretendere che compriamo i tuoi libri, non puoi farci partire svantaggiati come figli illeggittimi [sic] del tuo esame.
Ricordatelo x le prossime volte forse altri lavorano, o amano stare al parco o svolgono altre attività pensaci, ricordati che qui non stiamo al “collegge [sic]” bensì all’Università dove la frequenza non è obbligatoria. Perché non ci consideri tutti uguali? = Perché?


Gentile studente,

Nei miei trent’anni di insegnamento universitario fortunatamente non ho mai ricevuto lettere astiose, cosa che mi fa molto piacere, considerato che ho avuto a che fare letteralmente con migliaia di studenti; certo, di quando in quando ho trovato qualche parola offensiva scritta dove l’avrei letta, ma ho sempre considerato questi “commenti” come il modo di alcuni studenti per sfogare la rabbia di non essere riusciti a superare un esame. La sua lettera, tuttavia, mi ha colpita perché più che una critica al mio lavoro presenta un’inequivocabile sfumatura xenofoba. Di conseguenza, come membro della comunità di stranieri in Italia, e come insegnante, mi sento in dovere di risponderle, nella speranza che lei, autore di tale lettera, abbia modo di leggere quello che ho da dire e rivedere la sua opinione.
Lei parla del mio “style Americano [sic]” e mi domando cosa intenda esattamente. Se intende che mi comporto da americana, be’, come potrei fare diversamente? Io sono americana, e anche se ho vissuto a Bologna, in Italia, per più di metà della mia vita, il fatto che io sia americana sarà sempre evidente in quello che faccio. Se lei si trovasse a lavorare in qualsiasi altro paese, incluso il mio, probabilmente porterebbe con sé la sua “italianità”, e con fierezza.
Lei parla dell’Università di Bologna come “la nostra università” ma forse la sorprenderà sapere che questa è anche la “mia università”, dato che vi lavoro da trent’anni, probabilmente da prima che lei fosse nato. E questa università, la sua e la mia, mi chiede di insegnare, fare ricerca e valutare gli studenti nella mia materia, che è, come lei sa, la lingua inglese. Questo non è solo il mio lavoro, ma è il lavoro che mi piace fare e che penso di fare bene. So perfettamente che in Italia gli studenti possono decidere di non frequentare mai nessun corso e conseguire comunque la laurea. Molti studenti che hanno studiato inglese a scuola scelgono di non frequentare le mie lezioni; e infatti la maggior parte dei miei studenti li vedo per la prima volta il giorno dell’esame. Forse la sorprenderà sapere che alcuni di questi non frequentanti sono stati i miei migliori studenti, perché hanno preparato l’esame da soli e con grande impegno, un impegno che è stato ben visibile quando si sono presentati all’esame. Non ho mai considerato gli studenti che non vengono a lezione “svantaggiati” o “figli illegittimi” come lei afferma nella sua lettera. Al contrario, li ammiro per essere riusciti a lavorare tanto e così bene senza la guida di nessuno; alcuni di questi studenti oltre all’università hanno anche un lavoro, e ci vuole un’enorme bravura per riuscire a bilanciare entrambe le cose.
Alcuni studenti non possono venire a lezione, alcuni scelgono di non venire, e altri ancora, come dice lei nella sua lettera, scelgono di andare al parco. Vorrei che lei prestasse particolare attenzione alla parola scegliere, perché è di scelte che stiamo parlando, la scelta di andare all’università, la scelta di fare i pendolari, la scelta di studiare inglese piuttosto che un’altra lingua, la scelta di frequentare le lezioni, di studiare, di non studiare.
Per quanto riguarda il suo utilizzo della parola “collegge [sic]” forse lei non sa che la parola “college” (è così che si scrive) in inglese significa “università”, ed è “un’istituzione indipendente di istruzione superiore che offre un corso di studi generali che portano a un bachelor’s degree”. Forse lei si riferisce all’uso italiano della parola “college” per indicare un collegio privato, istituzione di cui non so assolutamente nulla, non avendone mai frequentato né visitato uno.
Lei dice che costringo gli studenti a comprare i miei libri – niente di più falso. Se lei venisse una sola volta a lezione, o parlasse con qualcuno che vi viene, scoprirebbe che ogni giorno porto agli studenti tutto il materiale necessario, perché voglio che abbiano l’occorrente per imparare e migliorare il loro inglese. È vero che io e il mio collega abbiamo scritto un libro di esercizi per gli studenti che non hanno la possibilità di venire a lezione, ma non c’è nessun obbligo di comprare tale libro. Gli studenti possono tranquillamente scegliere di comprarlo o di fare l’esame senza mai usarlo. È una loro scelta. È una sua scelta, proprio come è una sua scelta includere la lingua inglese (anziché francese, tedesco o spagnolo) nel suo piano di studi.
Un’ultima parola sull’anonimato: se lei desidera davvero fare una differenza, dovrebbe imparare a firmare quello che ha da dire. Secondo me una persona che non ha il coraggio di firmare le proprie parole è un codardo. Lui o lei è come la persona che assiste a un incidente e non si ferma a prestare soccorso, o come la persona che vede un’ingiustizia e pensa solo a mettersi al sicuro. Finché lei non trova il coraggio di esporsi in prima persona per le cose in cui crede, non sarà di nessun beneficio né alla sua generazione né alla comunità globale.

Prof. Sylvia Xxxxxx

Hador
20th March 2006, 17:20
mhn, e sticazzi? :nod:

Nazgul Tirith
20th March 2006, 17:21
Eh dove sta la parte Fun? :confused:


(sicuro che non volevi postarlo in sezione news?)

Faramjr
20th March 2006, 18:11
La parte fun sarebbero i vocaboli inglesi sbagliati nella lettera anonima, e il fatto che era scritta sulla carta igienica e appiccicata con una gomma da masticare alla porta dell'ufficio :)

Va$h
20th March 2006, 18:42
La parte fun sarebbero i vocaboli inglesi sbagliati nella lettera anonima, e il fatto che era scritta sulla carta igienica e appiccicata con una gomma da masticare alla porta dell'ufficio :)
mhh era anche marrone la carta igenica? :confused:

gilda
20th March 2006, 18:45
La parte fun sarebbero i vocaboli inglesi sbagliati nella lettera anonima, e il fatto che era scritta sulla carta igienica e appiccicata con una gomma da masticare alla porta dell'ufficio :)
ahhhhhh capito....:scratch: cmq ho pensato se lei nn obbliga a comprare i suoi libri ma poi magari all esame chiede di cosa parla il suo libro in fondo obbliga gli studenti a comprarlo....:scratch:

Valdo
20th March 2006, 20:03
owned

Sturm
20th March 2006, 20:32
Ma Farmir te chiami Sylvia?:shocked:

E dire che te facevo omo:scratch:


:sneer: