Ipnotik
1st February 2007, 23:15
Bello vedere Guzzanti tranquillamente seduto in Parlamento a gridare: "DIMISSIONI! DIMISSIONI!" (fatto vedere 100 volte da tg4 tg5 e studio aperto).
Dal suo frequentatissimo (?!??!) blog: (leggete perchè vi fa rotolare, soprattutto il testo di Travaglio :rotfl: :rotfl: ).
http://www.paologuzzanti.it/archives/354#more-354
MITROKHIN: GUZZANTI QUERELA ‘L’UNITA’ =
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - Il senatore di Forza Italia ed ex presidente della Commissione mitrokhin, Paolo guzzanti, rende noto di aver dato mandato ai suoi legali di procedere contro il quotidiano ‘L’Unita’, “a difesa della mia persona e della dignita’ del Parlamento della Repubblica”.
ECCO LA PARTE DELL’ARTICOLO DI FURIO COLOMBO CUI SI RIFERISCE LA MIA AZIONE LEGALE, E POI QUELLA DI MARCO TRAVAGLIO. HO IMPIEGATO UN PO’ DI TEMPO AD OTTENERE IL TESTO IN WORD PER POTERLO INSERIRE. LEGGETE CHE ROBA.
L’editoriale FURIO COLOMBO
….. Eppure tutto ciò in fondo è poco se confrontato a quello che è accaduto e sta accadendo con la vicenda Mitrokhin. Provate a immaginare la mobilitazione che si sarebbe scatenata se - per puro e sfortunato caso - fosse stato presente, nello stesso albergo e nella stessa stanza, uno sbadato passante in qualche modo legato all’Unione, mentre stavano avvelenando al polonio l’ex spia sovietica Litvinenko. È certo che ogni giorno, in ogni talk show, con ricostruzioni e modellini, quell’atroce delitto sarebbe sugli schermi pubblici e privati di tutte le reti italiane.
Invece mentre assassinavano Litvinenko era presente chissà come, chissà come mai, il prof. Scaramella. Che non è professore ma, di professione, spia personale della Commissione Mitrokhin, cioè spia retribuita dalla Repubblica italiana. Missione: svelare che Romano Prodi era stato «uomo del Kgb», ovvero preparare, in caso di perdita delle elezioni, una buona ragione per la rivolta di piazza di Bondi e la rivincita di Berlusconi sulle leggi criminali contro le sue aziende e le sentenze criminali contro la sua persona. Scaramella,a nome e per conto della commissione Mitrokhin e del Senato della Repubblica italiana, il suo lavoro l’ha fatto,
benché sia finito in prigione per calunnia e vi resti tuttora. Litvinenko è morto di una morte spaventosa avvelenato chissà da chi. Ma, guarda caso, ha lasciato una testimonianza. Prima di morire ha detto: «Prodi era un nostro uomo», le esatte parole commissionate a Scaramella dalla Commissione Mitrokhin (come risulta dalle intercettazioni pubblicate). Dopo morto non ha niente da dire. Il caso sconvolgerebbe qualunque Paese, anche fuori dalle tradizioni democratiche dell’Occidente. Infatti una commissione parlamentare con poteri giudiziari ha lavorato per anni e con abbondanti fondi dello Stato, assumendo consulenti che poi sono risultati «da galera», allo scopo dichiarato di eliminare il capo dell’opposizione. Se è «legge criminale» la mite legge Gentilo-ni perché tocca di striscio gli interessi privati di un uomo ricchissimo, che adesso è anche capo dell’opposizione, come definire la commissione Mitrokhin e i suoi scopi da colpo di Stato? Ma tutto questo ci dà modo di verificare la vasta conseguenza del quasi completo controllo mediatico nelle mani non di una sola coalizione o di un solo partito ma di una sola persona.
E QUESTO IL PEZZO DI MARCO TRAVAGLIO
MARCO TRAVAGLIO
Totò terzo uomo
Dobbiamo delle scuse ai lettori per aver trascurato, nelle ultime settimane, le mirabolanti avventure di Mario Scaramella e del suo spirito guida Paolo Guzzanti. Ma ripariamo subito. Dunque, alla vigilia di Natale, i giudici di Roma arrestano, al suo rientro in Italia dopo una lunga e fosforescente tournée all’estero, il superconsulente della commissione Mitrokhin, quello che per 5 anni ha girato l’Europa a spese nostre mostrando a una legione di ex spie del Kgb in menopausa una foto di Prodi affinché confermassero il ruolo decisivo del Professore bolognese nei servizi sovietici e nel delitto Moro. Purtroppo non riuscì a cavarne un ragno dal buco. Fu allora che cominciò a mostrare la foto di Pecoraro Scanio (nomi in codice «Pekorovsky»), anche nella versione con colbacco e pelle di foca, nella speranza di incastrare almeno lui. Niente da fare. Ora giace nella cella 13 di Regina Coeli con l’accusa di aver calunniato un po’ di gente, depistato i lavori di una commissione parlamentare e inventato una carrettata di balle che nemmeno Igor Marini o Berlusconi.
Ma, mentre tutti fan finta di non conoscerlo, Guzzanti senior conduce una contro-inchiesta delle sue. Va a ripescare i vari spioni in menopausa, già molestati per anni da Scaramella («Mister Guzzanti, your friend Scaramella is a mental case!», gli scrisse il colonnello Oleg Gordievski], stremato, invocando la neuro). E scopre verità sconvolgenti. La più grossa, inspiegabilmente trascurata dalla grande stampa, è che esiste in circolazione un simil-Guzzanti, un sosia con tanto di barba e capelli rossi, che Scaramella era solito far incontrare a un’altra spia, Evgeni Limarev, il quale si convinse di aver incontrato il Guzzanti originale, mentre era solo una copia. L’avrebbe confidato lo stesso Limarev a Guzzanti, che l’ha incontrato in missione segreta in un hotel in Alta Savoia. Lo strepitoso scoop guzzantiano, degno delle commedie di Plauto e di «Totò terzo uomo», è apparso il 12 gennaio su Panorama e sul Giornale, in stereo: «Le rivelazioni dell’ex 007 russo: “Scaramella mi ingannò con un sosia di Guzzanti”». L’uomo si sarebbe presentato a Limarev «truccato in modo credibile, anche se con voce e accento diversi». Non bastasse dunque il Guzzanti doc, ne circola pure uno apocrifo. Probabilmente una comparsa del Bagaglino. E chissà quante volte s’è presentato al Senato o al Giornale spacciandosi per il modello-base.
Bisognerebbe saperne di più, scavare, investigare, onde evitare che il simpatico impostore séguiti a insidiare il buon nome del celebre giornalista-senatore. Invece niente, nessuno segue la pista, nemmeno il Giornale autore dello scoop, che l’indomani l’ha già dimenticato. Naturalmente il fatto che Scaramella si avvalesse di collaboratori tanto prestigiosi accresce a dismisura l’attendibilità della sua consulenza su Prodi, il Kgb e le Brigate rosse, documentati da una frase di Litvinenko che riferiva una frase del collega Trofimov (ovviamente morto) che raccontava di aver sentito dire da un terzo uomo (Paperinik? Ceppo? Tiramolla?) che «Prodi è uno dei nostri». Roba forte, da costruirci sopra una commissione parlamentare. Nello stesso colloquio Guzzanti-Limarev, il primo riferisce che il secondo gli avrebbe denunciato un «agguato» tesogli da due giornalisti di Repubblica per fargli dire cose mai dette.
Senonchè il 14 gennaio Limarev scrive a Repubblica: «Non ho mai pronunciato le frasi che mi vengono attribuite da Guzzanti» e «sono sconcertato dal modo in cui Guzzanti ha distorto ciò di cui abbiamo discusso». Ora, escludendo a priori che un senatore, giornalista ed ex presidente della Mitrokhin possa aver fatto tutto ciò, non restano che tre spiegazioni: il Guzzanti che incontrò Limarev e poi scrisse l’intervista non era quello vero, ma il sosia; era quello vero, ma incontrò un sosia di Limarev; un sosia di Guzzanti incontrò un sosia di Limarev all’insaputa di quelli autentici. Sia come sia, siamo in buone mani. Ieri, ultima puntata del vaudeville: il Giornale riporta un’intervista di Gordievskìj che dà del peracottaro a Limarev, il quale doveva «lavorarsi Scaramella e Guzzanti per conto del Kgb». In pratica: non Prodi, ma Scaramella e Guzzanti erano diventati
(inconsapevolmente) i burattini dei servizi russi. Guzzanti, anziché allarmarsi un pochino, esulta ed inneggia a Gordievskij. Ancora qualche giorno, e si arresterà da solo
Dal suo frequentatissimo (?!??!) blog: (leggete perchè vi fa rotolare, soprattutto il testo di Travaglio :rotfl: :rotfl: ).
http://www.paologuzzanti.it/archives/354#more-354
MITROKHIN: GUZZANTI QUERELA ‘L’UNITA’ =
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - Il senatore di Forza Italia ed ex presidente della Commissione mitrokhin, Paolo guzzanti, rende noto di aver dato mandato ai suoi legali di procedere contro il quotidiano ‘L’Unita’, “a difesa della mia persona e della dignita’ del Parlamento della Repubblica”.
ECCO LA PARTE DELL’ARTICOLO DI FURIO COLOMBO CUI SI RIFERISCE LA MIA AZIONE LEGALE, E POI QUELLA DI MARCO TRAVAGLIO. HO IMPIEGATO UN PO’ DI TEMPO AD OTTENERE IL TESTO IN WORD PER POTERLO INSERIRE. LEGGETE CHE ROBA.
L’editoriale FURIO COLOMBO
….. Eppure tutto ciò in fondo è poco se confrontato a quello che è accaduto e sta accadendo con la vicenda Mitrokhin. Provate a immaginare la mobilitazione che si sarebbe scatenata se - per puro e sfortunato caso - fosse stato presente, nello stesso albergo e nella stessa stanza, uno sbadato passante in qualche modo legato all’Unione, mentre stavano avvelenando al polonio l’ex spia sovietica Litvinenko. È certo che ogni giorno, in ogni talk show, con ricostruzioni e modellini, quell’atroce delitto sarebbe sugli schermi pubblici e privati di tutte le reti italiane.
Invece mentre assassinavano Litvinenko era presente chissà come, chissà come mai, il prof. Scaramella. Che non è professore ma, di professione, spia personale della Commissione Mitrokhin, cioè spia retribuita dalla Repubblica italiana. Missione: svelare che Romano Prodi era stato «uomo del Kgb», ovvero preparare, in caso di perdita delle elezioni, una buona ragione per la rivolta di piazza di Bondi e la rivincita di Berlusconi sulle leggi criminali contro le sue aziende e le sentenze criminali contro la sua persona. Scaramella,a nome e per conto della commissione Mitrokhin e del Senato della Repubblica italiana, il suo lavoro l’ha fatto,
benché sia finito in prigione per calunnia e vi resti tuttora. Litvinenko è morto di una morte spaventosa avvelenato chissà da chi. Ma, guarda caso, ha lasciato una testimonianza. Prima di morire ha detto: «Prodi era un nostro uomo», le esatte parole commissionate a Scaramella dalla Commissione Mitrokhin (come risulta dalle intercettazioni pubblicate). Dopo morto non ha niente da dire. Il caso sconvolgerebbe qualunque Paese, anche fuori dalle tradizioni democratiche dell’Occidente. Infatti una commissione parlamentare con poteri giudiziari ha lavorato per anni e con abbondanti fondi dello Stato, assumendo consulenti che poi sono risultati «da galera», allo scopo dichiarato di eliminare il capo dell’opposizione. Se è «legge criminale» la mite legge Gentilo-ni perché tocca di striscio gli interessi privati di un uomo ricchissimo, che adesso è anche capo dell’opposizione, come definire la commissione Mitrokhin e i suoi scopi da colpo di Stato? Ma tutto questo ci dà modo di verificare la vasta conseguenza del quasi completo controllo mediatico nelle mani non di una sola coalizione o di un solo partito ma di una sola persona.
E QUESTO IL PEZZO DI MARCO TRAVAGLIO
MARCO TRAVAGLIO
Totò terzo uomo
Dobbiamo delle scuse ai lettori per aver trascurato, nelle ultime settimane, le mirabolanti avventure di Mario Scaramella e del suo spirito guida Paolo Guzzanti. Ma ripariamo subito. Dunque, alla vigilia di Natale, i giudici di Roma arrestano, al suo rientro in Italia dopo una lunga e fosforescente tournée all’estero, il superconsulente della commissione Mitrokhin, quello che per 5 anni ha girato l’Europa a spese nostre mostrando a una legione di ex spie del Kgb in menopausa una foto di Prodi affinché confermassero il ruolo decisivo del Professore bolognese nei servizi sovietici e nel delitto Moro. Purtroppo non riuscì a cavarne un ragno dal buco. Fu allora che cominciò a mostrare la foto di Pecoraro Scanio (nomi in codice «Pekorovsky»), anche nella versione con colbacco e pelle di foca, nella speranza di incastrare almeno lui. Niente da fare. Ora giace nella cella 13 di Regina Coeli con l’accusa di aver calunniato un po’ di gente, depistato i lavori di una commissione parlamentare e inventato una carrettata di balle che nemmeno Igor Marini o Berlusconi.
Ma, mentre tutti fan finta di non conoscerlo, Guzzanti senior conduce una contro-inchiesta delle sue. Va a ripescare i vari spioni in menopausa, già molestati per anni da Scaramella («Mister Guzzanti, your friend Scaramella is a mental case!», gli scrisse il colonnello Oleg Gordievski], stremato, invocando la neuro). E scopre verità sconvolgenti. La più grossa, inspiegabilmente trascurata dalla grande stampa, è che esiste in circolazione un simil-Guzzanti, un sosia con tanto di barba e capelli rossi, che Scaramella era solito far incontrare a un’altra spia, Evgeni Limarev, il quale si convinse di aver incontrato il Guzzanti originale, mentre era solo una copia. L’avrebbe confidato lo stesso Limarev a Guzzanti, che l’ha incontrato in missione segreta in un hotel in Alta Savoia. Lo strepitoso scoop guzzantiano, degno delle commedie di Plauto e di «Totò terzo uomo», è apparso il 12 gennaio su Panorama e sul Giornale, in stereo: «Le rivelazioni dell’ex 007 russo: “Scaramella mi ingannò con un sosia di Guzzanti”». L’uomo si sarebbe presentato a Limarev «truccato in modo credibile, anche se con voce e accento diversi». Non bastasse dunque il Guzzanti doc, ne circola pure uno apocrifo. Probabilmente una comparsa del Bagaglino. E chissà quante volte s’è presentato al Senato o al Giornale spacciandosi per il modello-base.
Bisognerebbe saperne di più, scavare, investigare, onde evitare che il simpatico impostore séguiti a insidiare il buon nome del celebre giornalista-senatore. Invece niente, nessuno segue la pista, nemmeno il Giornale autore dello scoop, che l’indomani l’ha già dimenticato. Naturalmente il fatto che Scaramella si avvalesse di collaboratori tanto prestigiosi accresce a dismisura l’attendibilità della sua consulenza su Prodi, il Kgb e le Brigate rosse, documentati da una frase di Litvinenko che riferiva una frase del collega Trofimov (ovviamente morto) che raccontava di aver sentito dire da un terzo uomo (Paperinik? Ceppo? Tiramolla?) che «Prodi è uno dei nostri». Roba forte, da costruirci sopra una commissione parlamentare. Nello stesso colloquio Guzzanti-Limarev, il primo riferisce che il secondo gli avrebbe denunciato un «agguato» tesogli da due giornalisti di Repubblica per fargli dire cose mai dette.
Senonchè il 14 gennaio Limarev scrive a Repubblica: «Non ho mai pronunciato le frasi che mi vengono attribuite da Guzzanti» e «sono sconcertato dal modo in cui Guzzanti ha distorto ciò di cui abbiamo discusso». Ora, escludendo a priori che un senatore, giornalista ed ex presidente della Mitrokhin possa aver fatto tutto ciò, non restano che tre spiegazioni: il Guzzanti che incontrò Limarev e poi scrisse l’intervista non era quello vero, ma il sosia; era quello vero, ma incontrò un sosia di Limarev; un sosia di Guzzanti incontrò un sosia di Limarev all’insaputa di quelli autentici. Sia come sia, siamo in buone mani. Ieri, ultima puntata del vaudeville: il Giornale riporta un’intervista di Gordievskìj che dà del peracottaro a Limarev, il quale doveva «lavorarsi Scaramella e Guzzanti per conto del Kgb». In pratica: non Prodi, ma Scaramella e Guzzanti erano diventati
(inconsapevolmente) i burattini dei servizi russi. Guzzanti, anziché allarmarsi un pochino, esulta ed inneggia a Gordievskij. Ancora qualche giorno, e si arresterà da solo