Ho visto ora la la prima ora del dibattito, più o meno. E' un confronto improponibile per modi, tempi, taglio e questioni. Renzi si è preparato molto bene e ha preparato il dibattito da politico feroce: abbastanza imbarazzante il momento in cui ha tirato fuori una dichiarazione di Z. del 2013 in cui si contraddice con la lettera firmataria dei costituzionalisti e Z. risponde sbalordito e impacciato che manco si ricorda in che contesto fosse e che pensava fosse un dibattito nel merito piuttosto che una disfida all'americana. Oltre che tempi diversi, è proprio complicato creare un habitat favorevole ad entrambi per la profonda differenza di campo d'azione, è come invitare a cena un vegano e una persona normale (:sneer:) e cucinargli un ratatouille. Il primo lo mangerà, ne descriverà le proprietà organolettiche e i prodigiosi effetti benevoli sull'organismo nonchè criminalizzerà l'onnivoro perchè si ciba anche di carne e pesce, la persona normale dirà sì è buono ma personalmente preferisco la porchetta, con tutto il rispetto per i porci.
Ad ogni modo, sulla questione fondamentale credo abbiano trovato un terreno di scambio sul quale hanno espresso la loro profonda diversità concettuale, ed è il punto su cui io mi trovo in accordo con R. e in disaccordo con Z. e più in generale con la corrente del no: per Z. il problema è stabilire il vincitore nella notte delle elezioni. Da costituzionalista, non può che essere fondato su questo la sua difesa della democrazia, che nella sua forma più alta è un confronto continuo tra le parti, fino al raggiungimento di un accordo che soddisfi non solo la maggioranza, ma che legittimi in parte anche la voce delle minoranze e che non definisca in modo così netto un "vincitore". Da qui la sua giustissima osservazione sull'analisi del contesto, per cui il referendum va per forza di cose analizzato INSIEME al meccanismo che porta all'elezione, cioè la legge elettorale.
Per R. è invece importante stabilire un vincitore "netto" in modo da garantire la governabilità. Ecco, qui io pecco probabilmente di non visione a lungo termine, ma io sono assolutamente a favore di un governo in grado di governare e legiferare in maniera efficace, dove per efficace non intendo autoritaria ed esclusiva, ma di poter lavorare efficacemente, puntualmentee soprattutto *responsabilmente*. Per farlo serve la certezza di governo, il vituperato 55% post ballottaggio, per il quale R. si sta prodigando comunque da qualche tempo a dichiararsi disponibile a rivedere la legge elettorale.
Capisco certamente le obiezioni romantiche, passatemi il termine, però vorrei farvi notare come funziona, nel mondo reale italiano, la famosa voce delle minoranze con un esempio pratico: durante il bailamme politico sulla legge sulle unioni civili, lo scoglio insormontabile è stata la famosa stepchild adoption che alla fine ha fatto da ago della bilancia e il PD ha dovuto cedere su quel punto. Senza andare nel merito della questione, a conti fatti è romanticamente un successo democraticamente parlando, poichè i negoziati politici hanno alla fine prodotto una legge che soddisfi le parti in causa al netto del loro peso elettorale.
1. Il peso elettorale. L'ago della bilancia è stato un partito che arriva a fatica al 3%. Il peso politico numerico del 3% è assolutamente spropositato rispetto al peso politico reale, mi sembra chiaro che c'è qualcosa che non funzioni. Un'obiezione qui potrebbe essere che in fin dei conti il problema non era certo Alfano, ma le spaccature all'interno del PD. Ok. Ma veniamo al punto 2.
2. E' passata la legge senza stepchild adoption. Vittoria. Alfano ha portato a casa il risultato, Renzi a metà ma pure, tutti contenti. Venendo all'applicazione reale, la stepchild adoption viene COMUNQUE adottata perchè la giurisprudenza nel merito si esprime con un chiaro favore verso l'adozione. Quindi è un risultato fasullo, prodotto soltanto per un bieco meccanismo politico, Alfano può dare la colpa alle storture del sistema e rimanere fedele al suo elettorato bigotto, tutti contenti tranne i cittadini che devono sobbarcarsi lungaggini burocratiche esasperanti, che si sarebbero potute evitare facendo più politica reale che immaginata, e magistratura sobbarcata da extra lavoro di cui aveva tanto bisogno.
E' solo un esempio, ma per me è il selling point per cui votare sì (oltre al titolo V, personalmente) E auspicare una riforma elettorale che decreti in modo chiaro, netto, responsabile un vincitore non sia una deriva autarchica, ma un affidamento di responsabilità verso un governo.