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Incoma
Saranno almeno 60 anni che non si usano vaccini vivi, che sono gli unici per i quali il vaccinato contrae l'infezione.
Tra i vaccini attualmente in uso l'unico che richiede una minima precauzione è l'antivaricella, per il quale per il principio di massima prudenza si chiede ai vaccinati di evitare per almeno 6 settimane dopo la vaccinazione, fin dove possibile, uno stretto contatto con i seguenti individui: - individui con una ridotta resistenza alle malattie, - donne in gravidanza che non hanno avuto la varicella o che non sono state vaccinate contro la varicella. - neonati da madri che non hanno avuto la varicella o che non sono state vaccinate contro la varicella, visto che in 30 anni di utilizzo sono stati rilevati 9 casi (!!!) di contagio da vaccinato a non vaccinato (il virus è di tipo vivo attenuato, quindi nel remoto caso in cui il vaccinato sviluppi una para-infezione in forma sintomatica lieve, con formazione di papule, se si viene a contatto con il siero di queste ultime potenzialmente ci si può contagiare.
Come detto, per questi vaccini non vi è alcuna possibilità tecnica di contagio, quindi rischio 0 assoluto.
I vaccinati risulteranno negativi al tempone (non vengono inoculati nemmeno frammenti proteici del virus, e di certo non raggiungerebbero faringe e naso), e saranno ovviamente positivi al sierologico (dal momento che sviluppano gli anticorpi specifici anti sars-cov2), ma chissene...
I problemi vaccino correlati sono ben altri, e sono principalmente 2:
non sappiamo quanto durerà l'immunizzazione
il 5-10% dei vaccinati si può contagiare lo stesso se esposto al covid
per il primo punto tocca sperare che sia la più lunga possibile, almeno annuale come per l'antinfluenzale, per il secondo sarebbe sufficiente l'effetto gregge, ovvero una quota di vaccianati talmente alta da non far più circolare il virus. Il condizionale è d'obbligo perchè i primi dati in EU che ho visto sulla propensione alla vaccinazione sono preoccupanti (Francia - il 40% dice che non se lo farebbe)