Aramil annoiato dal giochetto, torno fuori da quel brutto posto e fumarsi un altra pipa carica di erba lothalas.
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Aramil annoiato dal giochetto, torno fuori da quel brutto posto e fumarsi un altra pipa carica di erba lothalas.
Le nocche,tanto erano stretti i suoi pugni,erano diventate bianche,la sua faccia rimase impassibile,ma il respiro tradiva l'ira e la rabbia che l'avevano invaso per aver perso 5 monete d'oro.
"Eppure la fortuna sembrava girare dalla mia parte,come ho fatto a perdere così miseramente..." pensò Sturm mentre si stava alzando dalla sedia e si rimetteva in spalla il voluminoso oggetto. Non sapeva dire come mai ma quel perenne sorriso sul volto del suo avversario lo irritava...certo non quanto il denaro perso...ma lo irritava. Ormai il danno era stato fatto e non si poteva tornare indietro,si ripromise di non cascare più nel gioco d'azzardo,soprattutto visti i risultati.
Mentre si dirigeva verso la porta controllò i suoi averi,con delusione vide che la sacca di monete era sempre più magra...forse era ora di darsi da fare. Arrivato alla porta si girò un attimo verso l'interno della locanda e cercò con lo sguardo Brom il locandiere,appena lo vide chiese ad alta voce sovrastando il continuo rumore degli astanti : "Ehi locandiere,sai dirmi se qualcuno qui in giro ha bisogno di una buona lama per qualche lavoretto ben retribuito?"
Finita la baldoria Van, non avendo più motivo di rimanere all'interno della locanda, decise di uscire a prendere una boccata d'aria.
Non appena varcato l'uscio, l'elsa della sua spada impigliò distrattamente un mantello grigiastro che sembrava provenire dalla figura ammantata di un individo appoggiato alle assi di legno della locanda, ed intento a sfumacchiare una pipa che esalava un profumo piacevole e sincero.
Van alzò lo sguardo per cercare il volto dell'uomo, e sopra ad una casacca rossa e dei pantaloni neri notò subito spuntare un paio di orecchie appuntite e due occhi che non potevano lasciare spazio all'immaginazione. Un'elfo.
Stupito, rivolse al viandante un inchino accompagnato da parole cortesi per scusarsi della sbadataggine. D'altro canto poteva essere l'occasione giusta per conoscere davvero un rappresentate di una razza che da sempre lo affascinava. Molte storie aveva letto sugli Elfi, ma mai aveva avuto l'occasione per verificare da sè tutto quanto. Attese con ansia che l'Elfo gli rivolgesse lo sguardo.
Aramil era un elfo socievole per i canoni della sua razza, abitando nella grossa città di Rahsid era abituato ad aver a che fare con tutte le razze presenti in Freis, conosceva la testardaggine dei nani, la laboriosità degli gnomi e la grossa dedizione che gli umani avevano in tutto ciò che facevano.
Appena venne urtato si girò di scatto pensando al solito ladruncolo, quando invece vide una figura piuttosto possente, con una bella cotta di maglia scintillante, porgere le sue scuse con un inchino.
Aramil stupito dalla buona educazione dell'inviduo, peraltro insolita per un maestro d'armi, rispose, controllando il mantello intatto:
"Buondì Messere, il mio nome è Aramil Bravestar, brutto posto questo eh? Devo però ammettere che il vino è buono"
era giorni che non intavolava discorsi con nessuno, e questo personaggio gli ispirava fiducia.
Nefion, ancora un po' deluso per l'insuccesso con il suo interlocutore, prese a voltarsi per cercare il secondo elfo, quello che all'inizio aveva dato impressione di voler partecipare al gioco; dopo la sconfitta del gigante però aveva ben pensato di andarsi a prendere una boccata d'aria. Nefion non l'aveva ancora visto riesntrare.
In quel momento si sentì piuttosto sconsolato, andò verso il bancone, si tolse il cappello dai capelli biondi, vide Muriel e le passò una moneta. Lei arrossì e ringraziò a mezzabocca, prima di fuggire sul retro con il chiaro obiettivo di non farsi vedere dall'oste.
Nefion si rivolse quindi all'oste stesso:
"Vorrei pagare il mio conto e chiederti un'informazione". Appena ebbe gli occhi dell'oste su di sè (sembrava quasi sorpreso di tutta questa intraprendenza nel pagare il conto) sussurrò "ho assoluto bisogno di rintracciare qualcuno che mi possa insegnare a controllare i miei poteri magici, non è che tra le sue conoscenze mi potrebbe dare una qualche indicazione?"
Sollevato dalla risposta cortese dell'elfo Van rispose: "E' un onore conoscervi Elfo Aramil, se mi è concesso chiamarvi. Da queste parti sarei conosciuto come Van, se qualcuno mi conoscesse. Vengo dal Principato di Blanh, in cerca di avventura si avvince. E' la prima volta che ho la fortuna di incontrare un'esponente della vostra nobile razza, oggi deve essere un giorno fortunato.
Quei nani chiassosi iniziavano a tediarmi, e anche se devo darvi ragione sulla qualità delle cibarie e del vino, ho preferito lasciarli ai loro rumorosi giochi e cosi' la fortuna ha voluto che incontrassi voi qui fuori. Da dove venite se è lecito? Quali affari vi portano qui? Anche voi in cerca di avventura? Sarebbe davvero un gran giorno in tal caso."
Van osservò impaziente l'elfo e attese una risposta, che in cuor suo sperava fosse positiva. Trovare un compagno di viaggio in quelle terre sconosciute sarebbe stato un'ottimo affare.
"Provengo dalla capitale elfica Rahsid. Dopo essermi diplomato alla scuola di magia ho deciso di intraprendere la via dell'avventuriero, come prima fecero i miei genitori e mio fratello, diciamo che è una tradizione di famiglia...
La mia ambizione, è diventare il mago più potente di Freis, e sono conscio del fatto che per raggiungere questo scopo dovrò affrontare mille avventure.
Mi piace il tuo carattere Van!!! Potresti essere un ottimo compagno di avventure, ho bisogno di un forte braccio armato di spada al mio fianco.
E laddove la spada non potesse servire, la mia magia sarà di aiuto"
-DESCRIZIONE INTEGRATIVA-
Aramil Bravestar è un elfo piuttosto magro dal viso scarno, alto poco meno di un metro e settanta, capelli di un castano dorato piuttosto corti, grossi occhi marroni tipici della sua razza.
Un viso armonioso e amichevole.
<<MARIEL>> sbraitò nuovamente Brom senza nemmeno degnare di una risposta le persone che gli chiedevano informazioni su magia ed avventurieri. Ne aveva fin sopra i capelli di quelle domande, la sua era una dannatissima locanda non il municipio di Bluedeep, e la sua già poca cortesia finiva nel momento in cui i suoi clienti finivano le loro birre.
<<MARIELLLL!!!!!!!!>> urlò ancora <<SE TI BECCOA POLTRIRE SALTI LA CENA ANCHE OGGI TI AVVISO>> gridò diventando anche paonazzo in volto. Si girò guardando verso le scale che davano al magazzino sotto la locanda, convinto di veder comparire il ciuffo biondo da un momento all'altro ma la porticina di legno rimase chiusa.
<<ORA VENGO GIU E VEDI>> minacciò con fare cattivo, anche se cattivo non lo era in fin dei conti, era solo un oste alle prese con una ragazzina di dodici anni nel pieno trambusto di un mezzogiorno normale. Scese i gradini, pulendosi le mani sul lurido grembiule e spalancò la porta.
Passarono solo pochi istanti in cui il suo viso divenne bianco, gli occhi spalancati e la bocca aperta. Dopodichè incapace di urlare, corse dentro al magazzino.
Nessuno degli avventori si accorse di nulla, troppo presi dalle carte, dalle discussioni o semplicemente dallo stomaco da riempire. Nessuno si accorse di nulla sino a quando Brom risalì le scale, piangendo e bestemmiando in tutte le lingue possibili, il grembiule macchiato di sangue e tra le braccia il corpicino senza vita della bambina,con un coltello arrugginito conficcato nel petto.
<<chi..chi..chi è stato..animali bastardi..la mia piccola..> mormorò piangendo, visibilmente scosso, iniziando a barcollare sulle scale, avanzando come un fantasma fino al bancone.
La locanda divenne immediatamente silenziosa, qualcuno si alzò ed usciì subito, meglio evitare guai, altri rimasero silenziosi ad osservare la scena incapaci di reagire in qualche modo
Zandolk sentì Brom urlare, poi vide il corpo straziato della piccola Mariel in grembo all'amico locandiere. L'atmosfera si fece incredibilmente pesante, come se tutt'intorno fosse scesa una invisibile ed opprimente aura maligna e crudele.
Mariel era sempre stata gentile con lui, era una ragazzina assennata e di bei modi, non meritava una fine simile. D'altra parte non era certo un assassinio a scopo di rapina, quell'orrenda lama conficcata nel petto di una bambina...
un momento...
Zandolk all'improvviso iniziò a ricordare qualcosa, una leggenda. Una storia orribile.
Attorno a quel barbaro infanticidio c'era qualcosa di molto più orrendo e spaventoso di quanto già non fosse il cadavere straziato di una ragazzina inerme.
Nefion rimase esterefatto dallo svolgersi degli eventi; pochi minuti prima aveva visto Mariel sorridere con la sua preziosa moneta, ed ora la vide tornare su, tra le braccia dell'oste, esanime, con un coltellaccio arruginito che le usciva dal petto. Una grossa macchia di sangue circondava la ferita e paradossalmente dava un po' di colore a quel corpicino grigio..
Senza parole si guardò intorno, voleva correre fuori per respirare una boccata d'aria, ma sapeva che sarebbe stato un comportamento sospetto. Si appoggiò alla colonna in mezzo alla sala ed abbassò gli occhi..
appena Aramil finì la frase venne subito colpito dall'improvviso silenzio spettrale all'interno della locanda, e dalle parole di Brom.
"Vieni Van, credo che sia successo qualcosa"
Appena entrò nella locanda vide il povero oste con in mano la piccola bimba trafitta da un pugnale, subito un flash lo colpì, era come in un deja vù, quel pugnale...
"Van credo sia il caso di bloccare la porta che ne dici? nessuno deve uscire di qui"
Van aveva appena intavolato una producente conversazione con l'elfo quando sentì delle urla provenire dalla locanda. Senza curarsi di ciò che gli stava dicendo, istintivamente spalancò la porta della locanda ed improvvisamente si parò d'innanzi a lui una scena straziante. La ragazzina giaceva immobile nelle mani dell'oste, pallida, solo una chiazza rossastra compariva dal corpicino da cui spuntava una lama arrugginita. Quella visione gli provocò un senso di nausea mista a rabbia che salì immediatamente nella sua testa e senza dargli tempo di ragionare le sue mani si mossero da sole. Un'istante dopo si ritrovò in mezzo alla folla giratasi verso di lui, la spada sguainata e pronta a colpire. Resosi conto di quello che Aramil stava dicendogli rinsavì per quei pochi secondi che bastarono per bloccare la porta come suggerito e mettersi a difesa dell'uscita.
"Razza di ciccione incapace...nemmeno le informazioni sai dare" pensò Sturm notando che il locandiere non lo degnava di attenzione. Continuava a urlare il nome di quella ragazzina...un pò gli ricordò i suoi primi anni nei campi di battaglia,quando veniva sballottato da una mansione all'altra...un piccolo sorriso si aprì sul suo volto ripensando a quei lontani giorni.
L'oste si stava dirigendo giu per le scale e Sturm decise che era il momento di lasciare quella locanda,fece giusto qualche passo prima di sentire il pianto dell'oste. Si girò di scatto e vide Brom portare la bambina in braccio...un rozzo coltellaccio arruginitospuntava dal suo petto...un moto di rabbia si gonfiò nel suo petto,l'ingiustizia nell'aver stroncato una giovane innocente così crudelmente lo rese rabbioso come non lo era stato da molto tempo a questa parte. Corse dentro spostando i vari avventori,inutile parlare con l'oste,era troppo scioccato per poter rispondere a delle domande,Sturm si diresse direttamente nella cantina,appena entrato cominciò ad osservare la cantina,la spada lunga sguainata,i sensi attenti ad eventuali pericoli...
Ma quest'odore..
Zandolk cercò di tranquillizzare Brom, scosso da singhiozzi e spasmi, ma non ascoltava.
Singhiozzava ininterrottamente "la mia bambiihhna, la mia piccolaaa..."
Musica. Cantilena.
Zandolk cercò di esaminare attentamente la situazione. Provò a non farsi distrarre dagli occhi sbarrati della ragazzina esangue e dedicò la sua attenzione al pugnale, passando dalla lama all'elsa e cercando nel contempo di consolare l'inconsolabile Brom.
Finalmente qualcuno si era mosso;
l'entrata dell'elfo e del guerriero e l'avvicinarsi del baro all'oste aveva per lo meno spezzato quella terribile immobilità.
Nefion si avvicinò al gruppetto, aiutò Zandolk (così l'oste aveva chiamato l'uomo al suo ingresso) a staccare la bimba dalle mani dell'oste ed ad adagiarla sul bancone e si chinò per esaminare la ferita. Vide che lo squarcio era netto, la lama era stata conficcata con una certa potenza ed una grande velocità; la ragazzina probabilmente era morta in un attimo. Guardando il baro gli fece un cenno come per dire "forza, andiamo di sotto a dare un'occhiata"!