Io in una situazione simile al 90% se il tizio scappa sparerei un colpo in aria per far fuggire l'altro, chiuderei la porta di casa a tripla mandata e chiamerei polizia carabbinieri marines e tutto quello che ti pare.... Per un motivo molto semplice, perché avrei paura che possa avere un'altra pistola e che possa riprovare a far male a me o a alla mia famiglia...
Quello che voglio dire tuttavia ha poco a che fare con quella che suppongo sarebbe la mia reazione (e bada bene probabilmente io non mi sarei neanche liberato, gli avrei lasciato prendere quello che gli pareva proprio per minimizzare il rischio), quello di cui stiamo aprlando, alla fine, e se esista o meno, e nel caso quale sia, il limite della leggittima difesa.
E questo non ha nulla a che vedere con la condanna morale dell'azione della persona, ha a che vedere con i principi della legge, che è il dispositivo che regolamenta la convivenza civile.
La lege non può ammettere che si uccida un uomo se non in una situazione estrema. Questa situazione estrema è giustamente, a mio parere, identificata nel rischio "oggettivo" reale, presente, di essere vittima di violenza fisica.
Nel momento in cui questo rischio non è più attuale, ma è "passato" perché la persona fugge, cessa la leggittima difesa.
Non può che essere così, perché se no rischieresti di ampliare a dismisura questo unico caso "limite" secondo il quale per la legge è leggittimo che tu uccida (o ferisca) un altra persona.
Ti ripeto che questo non vuol dire che poi nella valutazione in sede processuale non sia sacrosanto valutare tutte le attenuanti e che chi uccide in una circostanza del genere non sia essenzialmente diverso da chi lo fa commetendo una rapina.