:D che ci vuoi fare sono un pò "precisina" lo ammetto; speriamo con gli anni di migliorare :rolleyes:
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marlborojack quando si affrontano argomenti di questo spessore, ci si ritrova a dover necessariamente condensare in poche righe un pensiero più articolato e sicuramente più complesso di quello che alla fine risulta e che forse meriterebbe ben diversa trattazione.
Sono propensa ad affermare che il problema vada affrontato su più piani che devono procedere paralleli.
Per prima cosa la persona che approffitta di questi soggetti fragili, deboli psicologicamente al punto da non saper più rispondere in maniera adeguata a questi maltrattamenti merita di subire le conseguenze giuridiche che l'ordinamento prevede interrompendo così il rapporto vittima-carnefice.
Capisco anche che proprio perchè la vittima è in uno stato di vessazione e soggezione (spesso non riconosciuto dalla vittima stessa) uscire allo scoperto e denunciare è molto difficile.
C'è paura di non essere creduti, timore delle reazioni della persona che infligge il maltrattamento, e soprattutto tanta vergogna, la convinzione, in fondo, di essere causa di quei comportamenti.
Però mi sento di ribadire che si deve denunciare perchè le tutele esistono e già questo rappresenta una prima vittoria.
Allo stesso tempo è necessario che chi subisce prenda consapevolezza della necessità di farsi aiutare e supportare qui subentra la fase sicuramente più difficile in cui un peso lo ha anche chi ti sta vicino, perchè bisogna voler reagire allo stato di prostrazione psicologica cui si è soggetti: serve determinazione e forza perchè va intrapreso un percorso sicuramente molto doloroso
Elisewin, perdonami ma credo che su questa board, scrivendo così la maggior parte degli utenti legga e faccia un espressione di questo tipo :dumbnod:.
Sembri un libro di Kafka!
Tornando al prete, gravissimo il fatto di usare la sua posizione per raggirare le sue vittime, e in un mondo ideale dovrebbe semplicemente essere allontanato dalle istituzioni della chiesa e processato per molestie come un uomo normale.
Anche se probabilmente verrà trasferito, nessuno saprà più niente e vivremo tutti con uno strano senso di deja-vu.
La cosa più agghiacciante dei video però è la cieca difesa degli abitanti del paese.
siamo d'accordo, nella misura in cui la vittima prende coscienza della propria situazione chiede aiuto alle persone vicine o alle autorità competenti. Solo che quando entrano in gioco le autorità, l'incendio ha già bruciato la casa. La situazione, più insidiosa, alla quale mi riferivo, è la situazione nella quale la vittima non si rende conto. E' quel momento in cui, per poter spezzare il legame tra il parassita e l'ospite, bisogna mettersi in gioco in prima persona. La catena di eventi che ha distrutto (se mai c'è stato) il raziocinio della vittima è già in moto da un po', e per recidere il legame con il farabutto si può solamente sostituirlo in qualche modo. Io non sono sicuro che la cosa migliore sia agire secondo compassione, mi viene da soppesare prima la reale capacità di sopravvivenza dell'ospite senza il parassita. In altre parole, posso tutelarlo dai danni, ma non dallo stato mentale in cui si trova e la ricerca di un supporto psicologico adeguato va di pari passo con il rischio di trovare altri parassiti pronti a rimpiazzare il precedente. Purtroppo, ho paura che non sempre sia possibile che la casa non vada a fuoco. Certe volte anzi è lo shock della perdita economica o affettiva che pone la vittima in condizione di essere aiutata, condizione che non avrebbe raggiunto se avessimo reciso il legame prima che esso diventasse pernicioso.