Visto che mi passano sotto casa se vuoi mi affaccio e dico "STO QUI PER BAKUNIN!!!" :)
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Se comanda la finanza non comanda il popolo attraverso le sue istituzioni democraticamente elette...
La parte riguardante il call center che lincenzia in Italia e assume in Albania per spendere meno, e' lo specchio del paese e di imprenditori che non sanno realmente fare gli imprenditori, non chiudono il cerchio dell'economia di un paese facendo soldi solo per loro.
Licenziano gente per SEI EURO all'ora per riassumere gente per la stessa cosa a TRE EURO all'ora.
Pena infinita, altro che protesta pacifica, sarebbe da bruciare in toto tutta la sede.
Il problema è molto più ampio di così. In realtà non fa una piega questo modus operandi.
Quando liberalizzi il mercato senza mettere vincoli non puoi aspettarti un risultato diverso da questo.
Se io impenditore spendo X per guadagnare Y la cosa più ovvia è cercare di ridurre la X il più possibile. Quindi per abbattere i costi di produzione cosa faccio?
Apro in romania, albania o salcazzo e pago la gente la metà per rispondere al telefono.
Il problema è che, io imprenditore senza scrupoli, non ho motivo per fare altrimenti, perchè il meccanismo è praticamente in loop.
I paesi in via di crescita economica propongono prezzi fuori mercato perchè non hanno i vincoli di produzione dei paesi già sviluppati del G8/G20, perchè se gli metti gli stessi vincoli gli alzi i costi di produzione e gli tagli le gambe. Il punto è che l'imprenditore non da nessun valore aggiunto, nè a me che pago il suo prodotto allo stesso prezzo di prima o di più, nè all'economia albanese che cresce attraverso un meccanismo di sfruttamento dove i poveracci faranno sempre la fame e produrranno sempre magliette a 2 euro l'una. Sapete perchè le magliette e un gran numero di articoli da vestiario vengono confezionate in vietnam ad esempio? Perchè in vietnam non esiste controllo di qualità e la tipologia di lavoro più diffusa è quella a cottimo, abolita del tutto nei paesi sviluppati.
Il libero mercato è un concetto ottimo e logico se venisse applicato con dei criteri di progressivo livellamento: io paese ricco cerco di proporre il mio prodotto in relazione ai miei costi di produzione, tu paese povero produci il mio prodotto a costi bassissimi in cambio del mio denaro che ti fa crescere. Ma allo stato attuale al paese povero del mio denaro resta l'1% e io mi intasco un surplus enorme, col risultato che tu non cresci e io mi arricchisco.
Ma arriva il CRACK del sistema globale, tranquilli. Alla fine nemmeno i cinesi possono lavorare gratis.
No bruci lui dentro la sua macchina e la sua sede.
:sneer:
Apparte gli scherzi, ho capito benissimo il tuo discorso purtroppo e' il sistema attuale Capitalistico che fa totalmente cagare e penso pure io, che ormai si e' arrivati totalmente al limite (essendo alla fine un economia come detto che non chiude un cerchio per rimettere in moto, ma crea un buco) e che fara' presto il botto.
vi sfugge che siamo anche in libera concorrenza, ovvero che se produci a costi fuori mercato (cioè in italia), non arrivi sul mercato con un prezzo competitivo quindi fallisci... e se fallisci licenzi pure la parte commerciale/amministrativa...
gli amministratori pagati 400x rispetto all'operaio sono una vergogna ma l'italia è fatta di PMI prima di tutto
Randolk ha sottolineato cose secondo me vere, ma purtroppo il discorso del libbbero mercato è davvero molto complesso, quello che scrivo lo noto nell import di materie prime e prodotti chimici per il settore alimentare che rivendo per l'80% in italia, e viceversa nell'export di nostri prodotti "forti" per i mercati emergenti. ( Vino e prodotti alimentari tipici, quindi prodotti abbastanza complessi, irriproducibili ma falsificabili )
L'ostacolo principale è il fattore tempo. In tempi relativamente brevi si è liberalizzato il mercato, e in tempi decisamente corti si è evoluto in un mercato libero e globale. Questo mutamento delle condizioni di mercato per le aziende non è stato supportato da una condizione paritaria di vincoli e costi di produzione, d'altra parte sarebbe stato impossibile, per quanto certi paesi crescano in modo impressionante i costi di produzione crescono a ritmi più lenti, accompagnati dalle conquiste delle varie classi sociali, il wellfare quindi non cresce di pari passo con gli aumenti dell'export di questi paesi.
C'è quindi un gap temporale a cui non ci siamo prepeparati.
Randolk giustamente parla di valorizzazione del prodotto, e sebbene in certi casi sia possibile, il più delle volte questo desiderio non è permesso dal mercato, vediamo ad esempio il guru Steve Jobs, che nonostante abbia valorizzato al massimo i suoi prodotti ha comunque delocalizzato la produzione, e sappiamo bene a quanto vengono venduti i prodotti apple e quanti utili ha comunque prodotto l'azienda.
Questo cosa mi porta a pensare?
Che il problema non è nella delocalizzazione, ma nella redistribuzione delle ricchezze.
Io sono dell'idea che in un mercato globale ormai sia obsoleto parlare di protezionismo, perchè sebbene sotto mille punti di vista tornerei ad un mercato più protetto sappiamo benissimo che questo processo non si può bloccare e tantomeno invertire.
Quindi guardo avanti proiettandomi nell'immediato futuro e mi domando quali possano essere le scelte giuste.
Io non sono un produttore, commercio prodotti da un paese all'altro cercando di generare un profitto che mi serve come sostentamento.
Ad una prima analisi il mio sostentamento ( e quello di un paio di collaboratori ) arricchiva alcuni paesi esteri produttori, ed impoveriva il mio, ma analizzando meglio, se queste aziende una volta finito il prodotto lo rivendono sul mercato estero ecco che il mio operato ha contribuito ad arricchire il mio paese.
Così un anno fa ho deciso di aiutare e creare profitto nell'esportazione dei prodotti finiti verso quei mercati da cui normalmente copro materie prime.
Jobs è da condannare per la delocalizzazione? NO! la Apple pensa e progetta un prodotto, lo fa produrre in Cina, lo riporta negli USA, lo lancia sul mercato globale sostenendolo con un marketing da serie A, e lo rivende a prezzo standardizzato agli stessi cinesi, creando ricchezza per il proprio paese, allargandosi non nella produzione materiale ma in tutte le altre necessarie fasi dello sviluppo e lancio del prodotto, e creando nel consumatore cinese il desiderio di potersi comprare il loro prodotto, qualcuno già può permetterselo, qualcuno lotta per arrivarci e a piccoli passi arriverà.
Quindi condanno la delocalizzazione ? NO! Condanno la speculazione che ne può derivare se non si redistribuisce in modo oculato la ricchezza generata.
Cosa penso possa fare un governo illuminato? credo debbano sostenere il più possibile l'export dei prodotti di alto livello che abbiamo in Italia, sostenere chi sta facendo ricerca per lo sviluppo di nuove tecnologie che domani diventeranno fondamentali per la produzione di altri nuovi prodotti.
Il come nella prossima puntata :sneer:
Un governo "illuminato" tanto per cominciare potrebbe abassare i costi del lavoro, altrimenti si è davvero costretti a delocalizzare :P
sta diventando un discorso molto economico e tali argomenti per me sono parecchio lontani dalla mia formazione, una domanda però mi sorge: voi avete giustamente detto che con questo sistema il cerchio non si chiude, c'è chi si arricchisce e chi resta sempre all'età della pietra, col discorso dello sfruttamento del lavoro in zone povere dove non esistono tutti quei controlli e diritti che noi invece applichiamo.
Ora io mi domando, ma tutti i soldi che l'imprenditore sanguisuga di turno accumula per effetto di questo sistema, non finiscono poi per consentire all'economia locale del tal imprenditore di continuare a girare? Siete proprio sicuri che il cerchio non si chiuda? Indubbiamente gli albanesi o i musi gialli che producono magliette continueranno a vivere (almeno fino alla prossima rivoluzione) sempre nello stesso sistema, ma l'imprenditore invece accumulerà del denaro che poi utilizzerà per comprarsi la macchina di lusso, la barca, la quattordicesima casa a Courmayeur e via dicendo. Insomma, reinvestirà quei soldi creando una domanda e consentendo ad altri di lavorare.
Dove sta la magagna?
Io come detto di economia ci capisco una fava, ma penso che un principio fondamentale dell'universo si possa in qualche modo applicare anche alle teorie economiche ed è il principio dell'equilibrio. SE ipoteticamente tutto il mondo godesse del medesimo status di ricchezza e benessere, non vi sarebbe stimolo a movimentare flussi di denaro e di beni consentendo a taluni di arricchirsi e ad altri di lavorare, guadagnare e via così in loop. Quello che voglio dire è che ritengo sia fondamentale e necessario che laddove vi siano dei ricchi e benestanti esistano anche dei poveri per consentire all'economia di girare sempre.
Dove sta quindi il problema?
La magagna sta nel fatto che l'imprenditore che ha margini enormi non reinveste nelle infrastrutture, nella qualità, nell'ambiente, nelle politiche di conservazione dell'energia, ma apre semplicemente nuovi centri di produzione alle stesse condizioni e con gli stessi costi e contribuisce a creare ancora maggiore dislivellamento economico. Questo perchè, semplicemente, PUO' farlo perchè le politiche di libero mercato glielo consentono. La scelta di reinvestire senza speculare è del tutto arbitraria, non c'è un sistema che ti impone, a fronte di grossi e grassi guadagni, di contribuire alla crescita economica e sociale, di accrescere il wellfare.
Se si compra la macchina di lusso o il quattodicesimo yacht non sta facendo crescere un cazzo se non il proprio ego e il proprio portafogli. I soldi vanno dove ce ne sono già troppi, le briciole dove la gente bada soprattutto a sopravvivere. E bada che le briciole sono anche per tutte quelle piccole imprese che cercano di sopravvivere.
Non ci devono essere limiti a quanto uno puo' essere ricco, ma ci dovrebbero essere un sacco di limiti in piu' a quanto una azienda puo' crescere o diventare una multinazionale e via dicendo. E quindi il concetto di libero mercato, cosi' come inteso adesso, non dovrebbe esistere.
Neck, trovi parte della risposta nel mio reply.
Dici il giusto quando parli di equilibrio, ma ci vorrà molto tempo perchè questo avvenga, ed io infatti ti parlo di redistribuzione dei profitti. Il manager che delocalizza(cito jobs nel reply) deve reinvestire il profitto generato per riesportare il prodotto a sua volta. Oggi le aziende (tranne rari e particolari casi) non possono sopravvivere in un mercato globale senza esportare.
Come dice Randolk (nonostante sia di una vecchiezza incredibile concentrata in pochi centimetri) la ricchezza prodozza non viene riutilizzata per "l'equilibrio".
L'imprenditore che produce abbigliamento e che ha da poco delocalizzato gran parte della sua produzione in paesi emergenti lo fa probabilmente perchè il mercato lo impone, delocalizzando dovrebbe aver maggiori utili e questi dovrebbero essere investiti, almeno in parte per rafforzare la progettaizone e la ricerca di nuove soluzioni, per il marketing e commercio dei suoi prodotti anche negli stessi paesi in cui lui e altri come lui hanno delocalizzato.
Tutto questo finchè piano piano questi paesi saranno meno aggressivi quando si parla di costi di produzione, e in quel momento la qualità e la ricerca faranno la differenza.
Vi ninvito ancora a pensare al caso Apple... Apple vale 360 miliardi e i 4 top manager hanno in media uno stipendio di 530mila euro + 560 di bonus (possono sembrare tanti ma sono pochissimi se pensiamo ai nostri casi, tipo al trota che percepisce 160mila euro netti all'anno). il resto del denaro lo ricavano con le azioni quindi in base ai risultati. Apple ha totalizzato un utile di 14 miliardi.
Apple cresce di anno in anno e nonostante delocalizzi ed esternalizzi produce grande ricchezza aumentando il personale e le attività di supporto alla produzione, attività legate allo sviluppo e marketing.
la delocalizzazione non è un fenomeno recente.
le attività che possono essere svolte da non specializzati sono anni che vengono delocalizzate.
Agli albori di sto straccio d'europa tutti i Paesi dell'est hanno stimolato lo spostamento, non solo con minori costi di produzione ma mettendoci il carico da 11 in agevolazioni fischIali.
poi sono arrivati india, cina e compagnia cantante.
la pressione a delocalizzare non è però data solo dall'avidità di uncle scrooge altrimenti identificato come quell'essere nefando che è l'imprenditore. La concorrenza ci mette del suo.
la nostra impresa è nata per lo più dando martellate a qualcosa in un garage oppure cucendo abbigliamento.
oggi uno che fa quell'attività ha costi del lavoro elevati oltre a norme su sicurezza, controllo qualità che tendono a costicchiare pure loro.
il concorrente straniero tutto ciò non lo ha e ti butta semplicemente fuori mercato.
ci si difende quando si è creata qualche genere di barriera all'entrata, tipo investendo sul marchio.
La nike quanti secoli sono che produce fuori USA? praticamente ogni paese industrializzato ha delocalizzato le attività non specializzate.
dove sta l'inghippo? che la delocalizzazione non è un male in sè. lo diventa quando non crea valore. e non lo crea quando non ci sono investimenti, non c'è tecnologia, non c'è una normativa fiscale decente ecc ecc
poi, siamo tutti bravi europei e andiamo tutti insieme verso il medesimo obiettivo. tipo quando a uno dei paesi appartenenti a questo gruppo comune si permette di detassare in misura pesante diverse attività spostandole da un paese all'altro, in piena concorrenza fiscale. ma non sia mai che si notino queste cose! in fondo è tutta gente che lo fa per noi:sneer:
comunque nei paesi in via di sviluppo i costi di produzione salgono con il tempo, uno dei pochi vantaggi dell'occidente è che dovrebbero salire anche i consumi in questi paesi. e se si riesce a mantenere un livello di prodotti e servizi avanzato, diciamo che dovrebbe esserci un mercato. questa era un tesi che andava per la maggiore, adesso quando la ripetono ha sempre più l'aria di una speranza......
In realtà sono fattori strettamente correlati fra di loro.
Nel senso che, se ho 10 imprenditori che producono localmente in regime di concorrenza (come è normale che sia), e 1 di questi fa la furbata per primo di delocalizzare, abbatte i suoi costi e, praticamente sempre, abbassa di un pochino i suoi prezzi al pubblico in modo tale da rubare parte del mercato agli altri aumentando nel contempo i suoi profitti.
L'effetto scatta a questo punto: gli altri 9 o falliscono col passare del tempo, o si inventano qualcosa di nuovo pur mantenendo la produzione in loco (ma in molti ambiti questo è fisicamente impossibile, se produci tomaie per scarpe nn è che puoi inventarti chissà cosa), oppure delocalizzi anche tu per poter ricominciare a fare concorrenza al primo e restare vivo. A quel punto lo fanno anche gli altri, ed ecco che l'effetto finale è bello che servito, tutti delocalizzano, i prezzi in teoria dovrebbero scendere (anche se di poco), ma nel contempo hai un tot di lavoratori che ora sono a spasso e che di conseguenza non potranno comprare più, neanche al prezzo nuovo ribassato.
E questo porta al rischio che si sta rivelando vero come hai fatto notare a fine post, e cioé che i mercati man mano "shrinkano" sempre di più, *tranne* (per ora) quelli legati, guardacaso, ai beni di extralusso. Ma anche quelli, alla lunga e con questo andazzo, si ritroveranno nella merda.
Un po' come se in natura si eliminassero del TUTTO le prede: i predatori si estinguerebbero anch'essi. La natura però ha la capacità di riuscire, in generale, a tenere le cose in equilibrio. Il capitalismo sfrenato del "vinca il più forte" invece no, tende all'annichilimento del sistema prima o poi.
si e no. noi siamo un paese di esportatori storicamente. il problema non è tanto la concorrenza interna quanto quella esterna. se devo competere con il vicino di casa, al massimo lo imito e me la cavo. se competo con quello che produce a 1 dollaro l'ora, sono fottuto, mi resta di andare a produrre a 1,5 dollari e schiaffarci sopra del marketing per differenziarmi in qualche modo.
comunque se si toglie la spinta ad arricchirsi sparisce l'imprenditoria. perchè uno dovrebbe rischiare capitali e tempo per prendere la stessa cifra di un impiegato? a quel punto fa l'impiegato e si tiene il fegato sano, o lo danneggia in modi più creativi e divertenti.
dovrebbe essere il sistema di controllo che mette dei freni all'arricchimento, quando questa pulsione provoca danni invece che benefici. ma ci stiamo già spostando nel mondo delle fate.....
In un sistema capitalistico ibrido come il nostro che oltre la libertà di impresa ha anche una quota seria di stato sociale (sicurezza, scuola, sanità) basterebbe comunque che si pagassero le tasse già le cose funzionerebbero meglio, purtroppo l'Italia è una nazione che va a due velocità da una parte c'è chi sfrutta il sistema e non reimmette niente dall'altra c'è chi fa sacrifici per rimanere a galla pagando per tutti, il sistema di suo è uno dei migliori perchè come ibrido è abbastanza libero ma permette anche una redistribuzione ed un assistenza nei confronti delle fasce deboli, la nostra macchina si è bloccata dopo Craxi per non ripartire ed adesso nel mezzo di una crisi economica siamo con l'acqua alla gola, la cosa che mi fa incazzare è che il governo sta pensando ad un condono fiscale per farla fare franca ancora una volta a chi si è mosso nell'illegalità...
Capisco le considerazioni sul capitalismo e su cosa ha fallito, argomenti affascinanti quanto inutili di fronte ad una nazione con poca credibilità, dove l'evasione è quasi al 50%, dove fai strada se hai amici e mafie, dove una casta di mezzi uomini magna alle nostre spalle lontana dei problemi della gente, dove si legifera sulla riforma della giustizia invece di salvare il salvabile. Il problema rimane il qui ed ora per la nostra nazione ormai non servono più segnali forti, perchè è dimostrato che se ne sbattono il cazzo, di scioperi, manifestazioni o gente incazzata, purtroppo andrebbe fatta saltare qualche testa magari qualcuno si sveglia...
Nessuno vieta ad un imprenditore di arricchirsi, ma che paghi il dovuto alla società è sacrosanto e se non è in grado è bene che fallisca il rischio di impresa deve esistere, non come avviene di solito da noi che uno fallisce si intasca i soldi li passa al cognato e siccome è magicamente nullatenente non gli fanno un cazzo o quasi, ci deve essere un controllo e trasparenza, almeno fin quando il problema non viene risolto.
purtroppo è il mondo delle fate, perchè presuppone un sistema di controllo gestito da gente che sa che cosa fa, dove vuole andare e soprattutto, che non ci lucra a sua volta.
piaga che in modo più o meno marcato affligge tutti i paesi. in alcuni è più trasparente e quindi controllabile, ma sotto i tappeti è pieno comunque di polvere dappertutto.
capite però che in un mercato globalizzato i limiti bisogna concordarli tutti insieme, diversamente si gioca impari.
Io da microscopico imprenditore di me stesso certi giorni sono un po' affranto, perchè vedo grandi potenzialità in questa nazione, ma sono conscio dei mille problemi che impediscono il rilancio, partendo da quello che dice Bortas riguardo il nostro governo, il sistema politico generale, che se da una parte permette un'evasione pazzesca (non pensiamo solo ai grandi imprenditori ma anche al lavoro nero e agli esercenti che tirano su due spicci senza scontrinare) dall'altra li premia pure con un condono. e mentre permette questo non cerca neppure di agevolare una ripresa economica per aiutare la pmi onesta e cazzuta e per diretta conseguenza tutti quelli che ci lavorano.
Quando Marcegaglia dice: "gli imprenditori sono lasciati soli" dice la verità. Visto che io non posso aspettare che uno stato colabrodo trovi le soluzioni, mi muovo da solo cercando di migliorare giorno dopo giorno la mia posizione. Negli ultimi due anni abbiamo aumqntato considerevolmente le quote export extra EU, abbiamo investito tantissimo su di un progetto per l'export in oriente, ma le complicazioni vanno spesso oltre le nostre reali possibilità, e i tempi per raggiungere il punto di pareggio si allungano, ma teniamo duro e ci inventiamo quotidianamente qualche acrobazia.
Ho tanti progetti nella mia mente che vorrei realizzare ma non ho i mezzi, e quando li avrò sarà tardi, il costo del denaro è pazzesco e ammesso che le banche finanzino senza problemi(cosa che noi noi è capitato, sono cresciuto anche grazie al supporto delle stesse, a caro prezzo ma era l'unico modo) non c'è il tempo tecnico per aspettare i frutti dell'investimento fatto.
Questo paese va riformato, ma purtroppo sono troppe le cose da cambiare che sinceramente la vedo quasi come una mission impossible per chiunque.
Da cosa partirei?
da una vera e severa lotta all'evasione fiscale, ma non verso quelle persone che dovevano scegliere se finire in una strada, chiudere bottega o pagare equitalia, partirei dalle cifre enormi e speculative, incssando di più abbasserei in diretta proporzione l'irpef per permettere alle pmi una riduzione di costi e ridistribuire quel risparmio in investimenti per l'azienda e aumenti per i dipendenti.
Al secondo step aggredirei la seconda fascia di evasori, gli esercenti medi, che se ne approfittano esagerando, dichiarano da soglia minima e poi si mettono in tasca 40 50 k di euro all'anno.
in proporzione il denaro recuperato mi deve servire a detassare almeno una parte degli utili che vengono reinvestiti nelle aziende, favorendo lo sviluppo delle pmi ( che ricordiamo è l'unica vera ricchezza dell'italia)
In contemporanea vorrei una voce tagli algi sprechi pazzeschi, non posso addentrarmi fin da subito nei meandri dei piccoli comuni, province e cazzi e mazzi, ma quelle grosse enormi cifre stanziate per sborate epiche. Quei soldi devono finire dritti come un chiodo cazzo alla ricerca seria, ed ai ricercatori seri. E le aziende devono potersi appoggiare a condizioni vantaggiose alle università.
Insomma ci sono un miliardo di cose che scriverei per 3 giorni di seguito.
E quando raggiungo un bilancio in attivo faccio il controculo all'europa, pretendendo assetti fiscali uniformati e creo davvero l'europa, non questa carrozza del cazzo che è adesso, di cui noi siamo solo una zavorra.
Ma guarda Wolfo che qui si torna sempre alle solite, serve iniziare a recuperare l'evasione, che non puoi fare se prima non fai una seria riforma fiscale, la quale non verra' mai fatta perche' 'sti dementi al governo non sono minimamente interessati.
Alla fine si parla per parlare, ma non c'e' un raggruppamento che sia uno che abbia idee specifiche in merito, se guardi ormai chiunque fa politica spicciola e popolare.
e qua si ritorna al discorso dello svecchiare la politica ed in generale le poltrone dirigenziali....oltre a non fregargliene molto (probabilmente perchè hanno le mani nella marmellata) non hanno un briciolo di mentalità verso il rinnovamento. Andiamo avanti con politiche vecchie ed inadeguate.
uuuu questo è un tasto particolare...
prima di tutto scindere azienda e persona , io pago delle tasse in base al mio reddito e la mia azienda ne paga delle altre.
La pressione fiscale per le persone è di per se uguale per tutti a seconda degli scaglioni, fatico un po' a capire la tua domanda, per certo tua mamma esagera quando parla di percentuali, i problemi della pressione fiscale per le pmi e i piccoli imprenditori come persone fisiche sono di diversa natura, se vuoi poi approfondiamo in pm . EDIT: il problema non è tanto sulla pressione fiscale per la persona, è uguale per tutti, ma sulle aziende...se la tua domanda era rivolta alle attività allora tua mamma non si stacca tanto dalla realtà.
Ma fosse il male delle politiche vecchie... e' che in realta' andiamo avanti senza politiche, poiche' il maggior problema dell'assenza di controllo sulle finanze e' che c'e' un sistema elefentiaco e non controllabile che nessuno sa realmente come funzioni. Per dire una cazzata, ma sulla benzina in Italia paghi ancora l'accisa per la guerra in Abissinia, c'era il Duce per dio quando fu introdotta.
Dipende dal tipo di imprenditore/impresa.
Una srl sconta un aliquota fissa del 27,5% a cui sommarci l'IRAP.
Se società di persone pagano solo l'IRAP, mentre l'IRPEF ricade sui singoli soci in quote proporzionali.
Le persone fisiche pagano fino ad oltre il 40% di IRPEF (a memoria, perdonatemi sono le 7 di mattina) mi pare l'aliquota più alta sia del 43%.
A tutto ciò va sommata la previdenza (valida ovviamente solo per le persone fisiche) che incide in quota proporzionale al reddito oltre che in quota fissa che si aggira attorno ai 2900-3000 euro annui.
Se vogliamo farla spicciola, un grosso imprenditore in Italia, se somma tasse + acconti + previdenza probabilmente lo raggiunge il 60-65% del proprio UTILE (attenzione UTILE non LORDO) come soglia di tassazione.
Ma ti posso garantire che praticamente TUTTE le srl seguite da un commercialista in grado di intendere e di volere, tanto per fare un esempio, dichiarano un reddito prossimo allo zero, quantificabile in qualche migliaio di euro e campano col nero.
Nel caso di grosse imprese ad esempio edilizie, assistiamo alla nascita non di una sola srl, ma di un nugolo di società fittizie che sharano i guadagni e si incrociano millemila spese che alla fine le portano tutte o quasi in pari.
I soldi volendo ci sono, sia per gli imprenditori che per lo stato. Basta cercarli e non fare sti condoni di merda.
Metti un'imposta del 25% circa fissa e ARRESTA per 30anni gli evasori ai quali sequestri TUTTO fino all'ultimo centesimo... così sarebbero tutti invogliati a pagarle ste caxx di tasse, le quali sarebbero sufficientemente basse da non stozzare la pmi.
Oh wait.... poi chi ci mettiamo in parlamento a governare? con la mia proposta autoescludo ogni parlamentare-uomo politico random della nostra epoca.... :look:
:thumbup:
Questo tasto è molto particolare e va associato ad ogni caso specifico... ci sono settori dove si fa un nero pazzesco, altri dove non si fa, e poi ci sono gli allucinanti studi di settore... insomma troppi fattori per fare un discorso generale. Quello che dice Sylent nella parte quotata non è sbagliato, e come dicevo sopra bisognerebbe cifre alla mano vedere realisticamente di quanta liquidità si può rientrare gradualmente colpendo l'evasione fiscale (partendo dai grossi evasori e man mano scendendo nella catena) e ridurre in proporzione le aliquote e piazzando alcuni accorgimenti riguardo gli utili reinvestiti in azienda e non divisi.
Aggiungo il fatto che tenere dietro a questa contabilità del cazzo costa pure una cifra in termini di ore e denaro.
ci sono i manifesti in giro per roma che invitano a portare le tende per accamparsi domani
pare vi siano incendi e saccheggi qua e là... insomma, non un esempio di manifestazione civile... o quantomeno vari gruppi organizzati di coglioni la stan facendo da padrone attirando tutte le attenzioni del caso.
Bella merda.
Olio bollente Abby , Olio bollenteehhhh!!! :banana:
Io esco in motorino va :sneer: