http://www.tuttosport.com/calcio/ser...ne+a+Facchetti
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ma moggi in quanto amministratore è soggetto distinto dalla moggi spa, che è estranea ai fatti.
la reputazione di Facchetti :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl:
la reputazione della juve :rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:: rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
e rivelazioni di un investigatore che ascoltava le intercettazioni «Calciopoli: tutto quello che non sapete»
di EDMONDO PINNA (CorSport 23-12-2011)
Parla uno degli uomini di Calciopoli. Parla, racconta, descrive pagine
di un libro inedito, svelandoci le “sue” verità. L'idea è che le sue
rivelazioni non siano solo un sasso nello stagno ma uno stimolo al
dibattito. E su queste colonne chi vuole e vorrà rispondere troverà
uguale ospitalità. Intanto, il nostro interlocutore parla (ci dice)
per liberarsi da un peso, per sperare che la “sua” verità possa
diventare verità storica. Un appuntamento mancato nei dintorni di
Firenze, l’attesa attorno all’ora di pranzo, un hotel a fare da
coreografia. Viene o non viene? No, non verrà, un contrattempo,
all’ultimo momento, perché succede così anche nei film che fanno
botteghino. Ma è una parentesi, che si chiude qualche giorno dopo, nel
cuore di Roma, un ufficio con vista fra la cupola di San Pietro e il
Tevere, mentre intorno brillano le luci di Natale. Si comincia che il
sereno del cielo sta per farsi azzurro, si finisce che è notte ed il
freddo è tornato pungente. Parla, uno degli uomini di Calciopoli. Non
uno qualsiasi, però. Ma uno che, in quell’inchiesta, stava dall’altra
parte, dalla parte di chi, quelle indagini, le ha fatte. Un
investigatore. Ci qualifichiamo, i documenti sul tavolo, non per
mancanza di fiducia, ma per garanzia reciproca. Chiede che il suo nome
non venga svelato sul giornale. E poi racconta. . . .
Calciopoli, definito il più grande scandalo del calcio mondiale, nasce
da quale inchiesta?
«La cosa degli arbitri, l’inchiesta che stava a Napoli. Da lì poi parte un
supplemento di indagini, perchè a Torino avevano archiviato e mandato gli
atti. . . Da questo hanno preso spunto e da lì sono partite varie
intercettazioni, all'inizio erano due telefoni controllati, telefonino e
telefono di casa...»
Da due telefoni a oltre centosettantamila intercettazioni?
«Si allarga il giro con le telefonate: questo conosceva quello, quello
conosceva quell'altro e si iniziano a mettere tutti i telefoni sotto
controllo. In un momento uscivano venti numeri di telefono nuovi. Parlavano,
parlavano... Parlavano di stupidaggini alla fine, niente di che. . . Fino a
quando si è arrivati a Moggi. Anche se, quando senti il sonoro, quello scherza,
quell'altro fa il fenomeno...».
Lei ascoltava le telefonate?
«Si, sentivo le intercettazioni»
Quanti eravate?
«Dodici, ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, in via in Selci. Ma non
pensate alle bobine di una volta. Ci sono computer, entri con la password... e
ognuno seguiva una singola utenza.. Poi alla fine si faceva una riunione, io
ho seguito questo, ho seguito quell'altro e si faceva resoconto».
Ci spieghi una cosa: come mai le telefonate che riguardavano l’Inter
non sono entrate nell’inchiesta? Eppure il loro tenore non era diverso
da quelle che abbiamo letto, dal 2006 ad oggi. . .
«Noi facevamo i baffetti: dopo ogni telefonata usavamo il verde se le
conversazioni erano ininfluenti, l’arancione se c'era qualche cosettina. Col
rosso parlavano di calcio (nel senso, cose che potevano interessare
all’inchiesta, ndr). Noi facevamo un rapido riassunto, un brogliaccio. Ogni
telefonata aveva il suo brogliaccio, nome cognome e di cosa parlavano, se era
interessante.. C'era una cartellina con il nome».
Ha mai intercettato una telefonata dell’Inter? Le ha mai sentite?
Sapeva che c’erano?
«Che ci stavano sì, ma io personalmente no. Io facevo altro. . . »
Ma lei ha mai sentito Bergamo, ad esempio, che parlava con Facchetti.
O con Moratti.
«Tu non è che fai sempre gli stessi... Se capita che non ci sei, c'è un altro
che ascolta».
Una giornata a sentire le intercettazioni, a mettere i baffetti e
scrivere i brogliacci. E poi?
«Tutte le sere si facevano le riunioni a fine servizio. Attorno ad un
tavolo».
Ha mai avuto la sensazione di “tagli”?
«No. Che poi c'erano Auricchio (il tenente colonnello del Nucleo
Investigativo dei Carabinieri, ndr) e Di Laroni (maresciallo capo dei
Carabinieri) che decidevano cosa mettere o non mettere nell'informativa è un
altro discorso. Ma durante le riunioni no»
Però alcune intercettazioni non sono finite nell’inchiesta, nelle
indagini. Un’anomalia?
«C’erano perché ci sono le registrazioni. La cosa un po’ anomala è il server
delle intercettazioni. E’ in Procura, a Roma, a Piazzale Clodio. Quando c’era
qualche problema, e capitava spesso, telefonavamo a chi era in Procura:
“Guarda, la postazione 15 qui non funziona, che è successo?” “Vabbé adesso
controllo....”. Dopo un po’ richiamavano da Piazzale Clodio: “Ti ho ridato la
linea, vedi un po’”. Andavi a controllare, magari avevi finito alla telefonata
250 e ti ritrovavi alla telefonata 280. E le altre 30? “Me le so perse. . . ”».
Chi contattava il responsabile del server a Piazzale Clodio?
«Non ci parlavamo solo noi, c’era anche il responsabile della sala. Ci
parlava Auricchio, ci parlava Di Laroni...».
E’ tecnicamente possibile non intercettare un’utenza sotto controllo
per un determinato periodo di tempo?
«Tranquillamente. Tu stacchi il server e la cosa si perde».
Torniamo alle telefonate alle quali avevate messo i baffetti rossi:
non sono finite nell’inchiesta.
«Evidentemente non ci dovevano andare, che devo dire.... Non lo so questo. So
soltanto che quello che veniva fatto, veniva fatto per costruire. Poi io ti
porto il materiale, t’ho portato il mattone ma se tu non ce lo metti, sto
mattone..».
Vi hanno detto che l’indagine doveva essere fatta su Moggi, Bergamo,
Pairetto, eccetera?
«No, no. Noi eravamo liberi».
Quindi il lavoro di scrematura veniva fatto dopo?
«Sì, nella seconda fase».
Avete mai intercettato le sim estere? Quelle del gestore svizzero, per
capirci.
«Quando vai ad intercettare una scheda straniera, in questo caso Svizzera,
devi chiedere l’autorizzazione. E loro che cosa hanno fatto? L’hanno chiesta
ma, nello stesso tempo, hanno già attaccato il telefono. Ma a quel telefono
non parlavano. In quindici giorni, questa scheda, non ha fatto niente».
Di chi era la scheda?
«Di Luciano Moggi»
Non la usava?
«Non faceva niente, telefono muto. E’ come se tu metti sotto (controllo, ndr)
questo telefono (e indica il suo, ndr) e poi questo è spento per un mese.
Zero. E quindi questa cosa delle schede è stata un po’ accantonata perché poi
l’autorizzazione non te la dava nessuno».
Si parlava di anomalie.
«Nel corso di questa indagine sono nate delle cose che inizialmente non
c’erano, mentre cose che inizialmente c’erano, non ci stanno più».
Cioè?
«Un esempio di quello che non c’era e si è materializzato nel giro di poco
tempo: Martino Manfredi (ex segretario della Can A-B, ndr). Quando l’abbiamo
portato in ufficio era morto, era un cadavere, tremava, aveva paura... Diceva:
“io non so niente, non ‘è successo niente, ma quando mai... “. E piangeva sul
fatto del posto di lavoro... “come faccio... non posso lavorare più, mi devo
sposare...”. Dopo un po’ di tempo, sto Martino un giorno è andato a lavorare
in Federcalcio.... quando lui ha cominciato ad essere interrogato. . . .
improvvisamente è uscita la storia delle palline. Quella è la cosa che io
dico: è lecito e capibile da parte sua, un po’ meno da. . . . »
Si può definire un pentito?
«Non lo so. Prima non sapeva niente, poi sapeva tutto, sapeva di questo, di
quell’altro, di Pairetto, della Fazi...».
Lei ha detto: cose che inizialmente c’erano, non ci stanno più. Cioè?
«La storia dell’intercettazione ambientale a Villa La Massa, vicino Firenze»
E’ il pranzo che secondo l’accusa rappresenta l’architrave del patto
per salvare la Fiorentina. Andrea e Diego Della Valle da una parte,
Mazzini e Bergamo dall’altra. Bene, e cosa non c’è più?
«Di questo incontro si è saputo nell’arco di 4, 5 giorni, attraverso le
intercettazioni. Il servizio era organizzato con telecamera e microfono
direzionale. Se la cosa fosse stata fatta in un locale dove c’era gente e
avendolo saputo un po’ prima, si potevano mettere microspie dappertutto.
Invece così, in pochissimo tempo, e non a Roma ma a Firenze, era difficoltoso.
Con il microfono direzionale, a cinquanta, cento metri, senti quello che uno
dice. E lo filmi con la telecamera. Però sta voce non s’è mai sentita.. . . Io
so che l’hanno sentita... Questa cosa è importante perché là io so che non
hanno parlato di niente. Questi qui hanno parlato ma non hanno detto niente
di.... Magari pensi che Della Valle abbia detto a Mazzini: “Dai, famme vince,
mandami quest’arbitro”, che sarebbe stata una cosa penalmente rilevante.
Invece, non hanno detto niente. Ci sono le immagini, Diego e Andrea che
scendono dal furgoncino, che si sono incontrati con Bergamo. Hanno dato più
rilevanza a questo che non facendo sentire l’audio».
Secondo lei, quindi, l’audio c’è?
«Non secondo me. L’audio c’è».
Sicuro?
«Sicuro»
La difesa della Fiorentina, durante il processo, ha puntato proprio
sulla presunta esistenza di quest’audio....
«La Fiorentina evidentemente qualcosa ha saputo. . . E’ come il fatto del
“Libro nero” (dell’Espresso, ndr), cioè, sto libro nero da là è uscito, non è
un foglio, è tutta l’informativa e qualcuno l’ha data all’Espresso. Quindi i
buchi ci stanno. Della Valle qualcosa sa».
Come funziona un’intercettazione ambientale con il microfono
direzionale?
«E’ una valigetta, c’è un microfono che somiglia ad una specie di pistola con
una parabola. La punti verso il soggetto....Ma da quel giorno non s’è saputo
più nulla di questa cosa qua...».
Ricorda altre situazioni poco chiare?
«No, a queste ho sempre pensato. E mi dico: perché uno deve passare i guai,
per che cosa? E quell’altro, perché deve andare dentro? Moralmente ti pesa,
dopo un po’ ti dici: mamma mia».
Tra quelli che sono stati condannati in primo grado, quali sono quelli
che pagano troppo o ingiustamente?
«Io dico la verità, la maggior parte. Cioè, è una cosa fatta, forzata un po’,
ci stava la telefonata, però se vai a vedere effettivamente le partite,
partite veramente truccate, dove l’arbitro è stato veramente coinvolto. Non ci
sono. Non c’è la partita dove si dice: adesso li abbiamo beccati. Si era
parlato di questo è Lecce-Parma, di De Santis, quella di “mi sono messo in
mezzo”. E’ una spacconeria, quello voleva fare il fenomeno».
Sì, ma sono state condannate tante persone. Lei, invece, parla di
spacconate: qualcosa non torna....
«Secondo me, di veramente importante, che uno deve prendere cinque anni, sei
anni, non ci sta niente. Poi magari pensi all’eccessivo modo spavaldo di Moggi
che può dare anche fastidio, questo ci può stare, quello è il periodo in cui
era prepotente, arrogante. Ma da lì ad arrivare a.... Bisognava dimostrare che
c’era un’associazione. Lui, solo lui (Moggi, ndr) fa l’associazione? Così è
un’altra cosa. . . E’ una questione di prestigio, di carriera».
Ma l’hanno fatta tutti, la carriera?
«Mica tanto: Auricchio e Arcangioli stanno alle scuole.... non è che so stati
proprio premiati....Uno alla scuola Ufficiali, uno alla scuola Allievi. . . »
Non ricorda niente altro di particolare. Non necessariamente di
anomalo. Magari anche solo di curioso.
«Mi hanno raccontato di alcune cenette: Auricchio, Arcangioli, Narducci,
anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli. In
qualche caso, mi sono chiesto che importanza poteva avere andare a mangiare
con Narducci. Sono andati a cena a Napoli, di fronte al Vesuvio, a Castel
dell’Ovo. . . da Zi’ Teresa. E non c’erano solo gli investigatori».
Ha detto che non c’era nulla di penalmente rilevante: c’è stato
qualcuno che, ad un certo punto, ha avuto dubbi sul peso dell’indagine,
sulla necessità di continuare ad andare avanti?
«Sì, Arcangioli. Disse: basta. E lì è nato lo scontro con Auricchio,
arrivarono ai ferri corti».
Quindi voleva stoppare l’indagine perché debole?
«Sì, Arcangioli sì. Erano impegnate quindici, venti persone per questa cosa
qua. E l’autista; e quello che deve andare di continuo a Napoli. Non era
cosa... In una sezione di sessanta persone, ne levi quindici, le altre fanno
tutto il lavoro».
Qualche pentito c’è stato?
«No».
In via in Selci (è la sede del Nucleo Investigativo dei Carabinieri),
dove si sono svolti gli interrogatori, sarebbero successe due cose:
una che Moggi si mise a piangere e l’altra che l’ex arbitro Paparesta
accusò un malore: verità o leggenda?
«Non è vero».
ora Moggi si compra pure gli investigatori, pfff
mai letta una concentrAZIOne tale di cazzate, vogliamo dire inesattezze, in un articolo
la parte sui server a piazzale clodio poi è ESILARANTE, si dà il caso che io abbia lavorato per diversi anni per quella attività le il tipo non ha minimamente IDEA di come funzioni :rotfl:
Quindi dietro calciopoli ci sta Bakaras??
Si spiega perchè non ci so intercettazioni della Roma brutta merda
però... tutte queste persone, dichiarazioni, intercettazioni, vengono SEMPRE fuori da giornali e mai prese negli atti???
io questa cosa ancora non la capisco...boh
gomblotto contr la juve :afraid:
barakas spegneva i server a piazzale clodio :afraid:
barakas è facchetti
vuoi le mie smentite? vuoi lo schema del flusso delle fonie dal provider che deve inoltrarti tutto il traffico dell'utenza, traffico preso in carico da un "hardware" della Urmet che smista le fonie e gli sms delle utenze ai vari server dove RISIEDONO FISICAMENTE i file, sia quelli ascoltati in live che quelli non ascoltati, e dove accedono i terminali sotto autenticazione vincolata da usr pwd e tesserino magnetico di riconoscimento da passare nel lettore integrato nella tastiera?
potrei , anche se non esattamente professionale, ma poi vi romperei il giocattolo di questo splendido topic dove ho letto cose che non stanno ne in cielo ne in terra, tipo che sarebbe stata la telecom di Tronchetti provera a fare le intercettazioni :rotfl:
Ah per inciso, quelli ai terminali che ascoltano le fonie NON sono investigatori, sono operatori, tanto per esporre la prima delle cazzate atte a dare cassa di risonanza all'articolo.
Io ti credo per carità...
Ma siccome non mi risulta che tu sia ne un caramba ne un poliziotto ne un PM in qualità di CITTADINO vorrei delle risposte esaurienti e sopratutto date da persone che hanno UFFICIALMENTE titolo per dare risposte e vorreiche qualcuno mi spiegasse su che base sono state discriminate le chiamate.
quando si farà chairezza su questo mi sentirò molto piu sicuro come cittadino e potenziale oggetto di intercettazione telefonica.
si però cosi hai inibito kratos a crivere un altro post...era gia carico secondo me e tu me lo stoppi cosi..
dopo il facepalm delle sentenze su moggi è sparito, non ha avuto piu motivo di esistere, ha pure abbandonato la formazione QQ