Quote:
Mino Raiola a pochi giorni dal closing, si è detto in attesa di conoscere i piani della futura proprietà cinese del Milan a proposito della squadra e del portiere rossonero che, fresco diciottenne, può ora firmare il suo primo contratto da professionista.
“Non ho alcun elemento per parlare del nuovo Milan – ha raccontato Raiola la scorsa notte, a margine della festa per i diciotto anni di Donnarumma -. Vuole restare? Il ragazzo fa il suo, io faccio il mio, questi sono i patti chiari. Io devo vedere il suo futuro, quali sono le sue possibilità. Poi le scelte le fanno i giocatori. E’ doveroso da parte mia vedere che Milan sarà. Si stanno tutti concentrando sul rinnovo di Donnarumma, ma la domanda più importante è ‘che Milan sarà?’. Io non lo so dire, e non credo neanche il Milan che sta uscendo, se esce. Come si dice, pagare e vedere cammello. Io finché non vedo la nuova proprietà e non comincio a parlare non posso farmi le idee chiare”.
Donnarumma merita un grande Milan? “No, Gigio si merita una grande squadra”, la risposta secca dell’agente.
evidentemente non ha cambiato opinione da febbraio ad ora.
Quote:
Rimandato a ottobre. Il Milan super attivo sul mercato, che al 10 giugno ha già piazzato tre colpi (Musacchio, Kessie, Rodriguez) e tanti altri ne ha in cantiere (Biglia, Conti, più un attaccante a ora di difficile definizione) mostrando di poter contare su un budget consistente, deve rinviare la soluzione del problema del fair play finanziario.
Come si sa, il club aveva fatto richiesta all’Uefa per accedere al voluntary agreement (uno strumento mai utilizzato, che prevede una specie di «condono» sul deficit passato e la definizione di un piano, molto dettagliato, di rientro), e l’Uefa aveva chiesto nelle scorse settimane una serie di chiarimenti. Era una specie di esame, perché l’Uefa doveva stabilire se il piano (ambizioso) di sviluppo presentato dal club era, a suo dire, sostenibile. In parole povere, se il modo in cui il Milan intende aumentare i ricavi e ridurre il debito sta in piedi. La risposta non è stata una bocciatura completa, ma neanche un’approvazione, piuttosto un’apertura di credito per il futuro.
Venerdì, infatti, il Milan, come si legge in una nota, «non sussistendo i tempi tecnici necessari per addivenire a un’utile intesa» ha ritirato la richiesta iniziale (che risale al dicembre 2016) e ne ha presentata una nuova, come consente il regolamento in caso di cambio di proprietà. La nuova richiesta (con qualche aggiustamento) sarà esaminata a partire da ottobre. In sostanza l’Uefa concede al Milan più tempo per far partire il piano di rilancio, visto che la nuova proprietà si è insediata solo due mesi fa. Il Milan si dice soddisfatto perché non ha dovuto modificare l’intero impianto del suo business plan, ma ha il tempo di farlo partire. L’Uefa non sarebbe stata del tutto convinta delle potenzialità di alcune iniziative che per il Milan devono produrre profitti, come per esempio la nuova società Milan China (si occuperà di licensing, scuole calcio, sponsor), che per ottobre dovrebbe essere già avviata. Inoltre, per allora, altre entrate da possibili dovrebbero diventare certe (come gli incassi dell’Europa League, se il Milan supererà i preliminari).
Dal regolamento Uefa, per accedere al voluntary agreement serve «un business plan di lungo periodo, su previsioni ragionevoli e prudenti». Quelle del Milan sarebbero state troppo ottimiste secondo l’Uefa che vuole anche nuove informazioni sulla proprietà. Se a ottobre non dovesse arrivare l’ok, si passerà al settlement agreement e, a seconda della gravità del rosso, saranno decise le sanzioni da applicarsi alla stagione 2018-2019.