Originally Posted by ghs
La questione è più filologica che filosofica.
Il gossip filosofico può dubitare tanto della fedeltà delle trascrizioni, quanto dell'effettiva mano di Platone o Aristotele (o tutti gli altri antichi) dietro le opere a loro ascritte. Ma la Filologia e la comparazione scientifica ci vengono in aiuto nell'affermare con certezza che la totalità delle opere oggi riconosciute ai due maggiori filosofi dell'epoca sia effettivamente loro e conforme in grande parte agli originali.
A parte le coniderazioni sul rispetto dei testi in epoca romana e medievale, ci sono dettagli tecnici: l'Etica Nicomachea fa parte delle opere esoteriche, che sono le uniche che abbiamo in forma integrale.
Le opere esoteriche non sono altro che raccolte di appunti di Aristotele in preparazione alle sue lezioni orali e hanno alcune caratteristice costanti e peculiari: per esempio, sono tutte piene di ripetizioni, ritrattazioni di argomenti, salti, qualche disomogeneità. Insomma, non hanno una stesura organica.
Questo elemento, in particolare, è evidente nell'Etica Nicomachea.
Poi ci sono altre due questioni.
La prima riguarda le altre due "Etiche" dello stesso Aristotele: i 3 "libri comuni", a noi non pervenuti, dell'Etica Eudemia (i libri IV-V-VI) corrispondono ai tre libri (che abbiamo) V-VI-VII della Nicomachea. Lo sappiamo tramite gli stessi manoscritti della Eudemia. Il trittico di Etiche finisce con la Grande Etica, in cui si ritrovano ancora alcuni temi già presenti nelle altre due.
La seconda riguarda la tradizione: si vuole che sia stato Nicomaco, il figlio di Aristotele, a organizzare e pubblicare l'Etica circa 20 anni dopo la morte del padre.
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