E questo è quanto.
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E questo è quanto.
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Pover'omo era tanto che lo voleva...
Gli uomini non l'hanno ascoltato. Ci ha pensato qualcun altro, Dio, la Morte, il Destino, boh.
Siamo conciati così, nemmeno padroni di poter scegliere di morire.
Che merda.
Ma se solo ieri il tribunale dove il suo caso era in corso aveva decretato che non c'era accanimento terapetico su di lui , perche non era a rischio di morte imminente ?!? E oggi e' morto .
Meglio cosi' , lui voleva morire , e' morto ha finalmente trovato la sua pace.
Da quel che ho letto... lo hanno lasciato anestetizzare e poi gli hanno spento le macchine.
O sbaglio ?
Dovrebbe essere il primo caso di eutanasia in Italia.
hai letto male alka, in Italia queste cose non le faranno mai***, siamo divisi, abbiamo metà paese a favore e l'altra metà contro.
Col Vaticano fra i coglioni secondo te quali delle due metà avrà maggior peso?
Siamo ancora troppo bigotti e ristretti di mentalità per accettare, come paese, l'introduzione di leggi specifiche sulla materia.
Fra 50 anni, quando negli altri paesi avranno scoperto direttamente le cure per queste malattie, forse noi arriveremo ad ottenere questi diritti di eutanasia per i malati terminali. Bella merda.
***e se le fanno sarà perchè l'avranno fatto di nascosto
Era quello che desiderava ..
hanno staccato il respiratore da quanto hanno detto in conferenza stampa.
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a me fa ridere che una persona è libera di suicidarsi e non costituisce reato nel qual caso si salvasse, mentre per chiedere di morire sei passibile di omicidio... bho
mi dispiace solo per questa persona che ha vissuto 9 anni di strazi e tante altre son condannati a doverlo fare contro la propria volontà :(
siamo un paese libero dove non ti e' permesso di decidere quando morire (morire eh, non uccidere....)
non che sia d'accordo, ma lo stato ha il diritto di tutelare la vita dei cittadini, anche contro il suicidio.
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Forse volevi dire "dovere".
Articolo 32 della Costituzione Italiana:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
anche se "suicidio" e' giusto come termine, diciamo che quando uno e' in "quelle" da anni sarebbe opportuno accontentare il suo volere . Poi che lo stato abbia il diritto di tutelare la vita dei cittadini e' un altro discorso.
Io sono una di quelle persone che alla domanda "Si o no all'eutanasia" risponde "NI"....
Non ho intenzione di scatenare polemiche, ma mi pongo una domanda: nel caso in cui si decreti che il cittadino ha il "diritto di morire", chi decide quali sono le circostanze in cui si può esercitare questo diritto?
Perchè un Welby dovrebbe avere diritto di morire e un depresso no?
Si potrebbe affermare che ha il diritto di morire solo chi è in condizioni di malattia irrecuperabile e sia destinato a morte certa, ma, lasciati da parte argomenti apocalittico-popolar-cinematografici come "tutti sono destinati a morire e io voglio decidere come farlo per conto mio" (ovvero il rovesciamento del mito del self-made man), se si afferma che una persona può decidere quando morire, in base a quale principio non si dovrebbe estendere questo diritto a chiunque?
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...era ciò che voleva da moltissimo tempo.
son contento per lui, sarà stato felice
Leggi bene il post di ghs, ha menzionato la depressione. La depressione porta spesso al suicidio, è una malattia a tutti gli effetti e spesso è incurabile (allo stato attuale della medicina).
Perché quindi un malato di cancro si e un depresso no? Introdurresti l'eutanasia anche per la depressione cronica? Eppure sono simili: si soffre parecchio e non c'è cura.
L'eutanasia è un discorso delicato, parecchio, e lo si dovrebbe affrontare possibilmente scevri da falsi moralismi, ma la cosa è parecchio complicata sicuramente.
Beh non saro' di certo io a decidere quale patologia sara' da prendere in considerazione quando la lista degli aventi diritto a porre fine alla propria vita verra' scritta. Vi saranno dei metri di misura ma ,a mio avviso, quelli bloccati a letto che non hanno di sicuro la possibilita' di vivere degnamente e quindi mi auguro che vengano considerati come aventi diritto.
E come fai a distinguere la morte da cancro (le cellule impazzite ti portano alla morte) dalla morte da depressione (che ti porta alla morte in un altro modo, ma è pur sempre una morte causata dalla malattia)?
E' qui il vero problema dell'eutanasia, non di certo le vaccate del tipo "dio ti ha dato la vita e solo lui te la può levare". ;)
In effetti la depressione può portare al suicidio, ma non è qualcosa che contro il tuo volere ti distrugge il fisico senza possibilità di ripresa. CIoè un depresso può sempre trovare la scintilla per ripartire, anche se accade di rado, uno come welby non ha vie d'uscita se non la sofferenza prolungata e terribile o la dolce morte. Ci vorrebbe una legge che restringa il campo a casi come quello di welby, son contento per lui...ha smesso di vedere sempre le stesse 4 fottute pareti soffrendo come un cane mentalmente e fisicamente.
Diciamo che la morte da depressione puoi "fisicamente" impedirla (sorvegliando il paziente 24/7, somministrandogli antidepressivi, facendolo vivere in ambiente asettico e lontano da lame e quant'altro, etc), fermare l'espansione di cellule tumorali, ad un determinato stadio della malattia, non è possibile in data 21/12/2006.
quoto Drako.
EDIT: Cmq Caso Welby incurabile eh....Cancro eccc ecc qualcosina si puo' fare , a Welby o lo sedavano forevah o lo lasciavano sul letto a fissare il soffito . Non c'e' paragone.
Eh, ma forse non hai colto del tutto...
Il problema di fondo è: uno stato che decide che un cittadino, per motivi suoi, può decidere lucidamente (come Welby ha fatto) quando e come morire, quello stato può negare lo stesso diritto a un altro cittadino che, per motivi differenti ma sempre personali, voglia decidere lucidamente la stessa cosa?
Poi ci sono altre questioni: lo stato tutela la vita del cittadino; deve tutelare anche la morte? Difendere la salute di una persona significa anche farla morire?
Un anziano che (per fare un esempio bizzarro), non potendo più procreare, ritiene la sua vita indegna, può decidere di morire? Qual è la soglia?
Se uno stato stabilisce che a decidere non già della sua vita, ma della sua morte, sia il cittadino, abolendo il principio etico che si basa sul valore in sè della vita e non sul valore del tipo di vita vissuta, perchè lo stato deve essere così arrogante da stabilire anche quale valore privato è meglio dell'altro?
Insomma: in base a cosa si dice che è un buon desiderio quello di welby e un cattivo desiderio quello del depresso o dell'anziano?
La domanda sorge perchè lo stato, qualsiasi scelta faccia, si trova a prendere una decisione etica, non tecnica. E, proprio perchè è una decisione etica, qualsiasi parte si arrivi a prendere, avrà conseguenze inevitabili.
guarda che secondo me l'eutanasia non è un SUICIDIO LEGALIZZATO.. è semplicemente un modo per evitare inutili sofferenze "fisiche" di un malato terminale...
cioè secondo il tuo ragionamento, in un ipotetica legalità dell'eutanasia, se un ragazzo ha avuto una delusione amorosa e cade in depressione può suicidarsi...non ha senso :\
L'eutanasia non è un suicidio legale eh...
ovviamente tutto questo imho...
eh ma non si stava parlando della legalizzazione dell'eutanasia? Welby chiedeva quello...
Il parallelismo "cancro-depressione" non regge imho, basta una semplice considerazione per far saltare fuori la differenza: "un malato grave di cancro immobilizzato e nutrito per endovena muore, un malato grave di depressione no" (non sto chiaramente dicendo che i malati andrebbero legati al letto eh...).
Non vedo problemi ad applicare l'eutanasia a malati in fase terminale consenzienti, proprio perchè la definizione di "stadio terminale" è ben definibile da un punto di vista medico/legale e quindi con buona probabilità è esente da interpretazioni improprie.
Cmq sono contento per Welby, anche se tutta la vicenda lascia l'amaro in bocca.
Sinceramente non saprei definirti il limite. Qualunque valore tu prenda ci sarà sempre qualcuno che obietterà, è troppo restrittivo oppure è troppo selvaggio, in base alla etica di ognuno di noi.
Potremmo procedere per casi, ovvero una commissione di medici (come è presente in alcuni Paesi EU, in italia non ancora) che analizza caso per caso, per dare parere positivo o negativo a una richiesta di eutanasia...
Una persona in stato vegetativo permanente perchè la devi tenere in vita ? Oppure una persona come Welby (*) in una lenta e dolorosa agonia ?
No, il caso non è propriamente un caso di eutanasia. I radicali hanno sfruttato Welby per parlare di eutanasia, ma qui si trattava, più che altro, di interruzione delle cure. Di accanimento terapeutico, insomma.
Detto che su questo, cioè sull'accanimento terapeutico e sul considerare o meno accanimento terapeutico le cure che tenevano in vita (e lucido, a quanto pare) Welby, i giudici si sono espressi in maniera confusa e anche i medici si sono divisi, qui si trattava di decidere se un uomo lucido avesse il diritto di decidere di morire, cioè di essere assistito nel suicidio, vista la sua menomazione.
Tempo fa, citai, appunto, Jack Kevorkian come possibile deriva di certe convinzioni.
beh interruzione delle cure o eutanasia non portano mica alla stessa cosa?
A sto punto preferirei che si utilizzasse l'eutanasia, che almeno porta alla morte senza "sofferenze" ulteriori, piuttosto che l'interruzione delle cure che porterebbe alla morte ugualmente, lasciando però morire un malato terminale per insufficienze respiratorie/cardiache o quel che l'è, con dolori e sofferenze ulteriori...
Sì, certo che portano alla stessa cosa, ma, soprattutto dal punto di vista del medico e della sua professione, sono cose diverse.
Per farla molto cruda e forse un po' esagerata (ma giusto per capirsi), Welby chiedeva di essere ucciso, mentre alcuni medici erano disposti a concedergli un suicidio privandolo delle cure che lo tenevano in vita.
I giudici, poi, hanno stabilito che l'accanimento terapeutico non c'era, perché la cura non era eccessiva rispetto alla malattia e, anzi, era necessaria per tenere in vita (e lucida) la persona, rispettando il senso stesso della professione medica.
Ecco, avevo perso per strada questo, che mi sembra un passaggio importante e che mi dà l'occasione di introdurre un punto sull'eutanasia, che magari non interesserà a tutti, ma io ci provo lo stesso.
Per noi è molto naturale, parlando di eutanasia, tradurla in "dolce morte". Le parole sono spesso indici di un clima culturale.
In realtà, il significato di "eutanasia" è "buona morte", "giusta morte". La differenza è che all'originale senso di "eu" come "buono", che era profondamente etico ("eutanasia" era la meritata morte che arrivava alla fine di una vita condotta "bene", da uomini di valore), noi sostituiamo il senso di "eu" come "dolce", che è, invece, puramente estetico (la morte indolore).
Lo spostamento dall'etica all'estetica (in parole povere, dal fare una cosa "bene" al farla "bene per me") è uno dei caratteri della condizione occidentale contemporanea (si pensi all'arte, per esempio).