"Ho taciuto per vergogna e per spirito di appartenenza. Non volevo recare discredito all'amministrazione rivelando comportamenti così gravi. Sono un poliziotto figlio di poliziotti, sono nato in caserma. E ho portato da solo questa croce per sei anni". A parlare è Michelangelo Fournier, stimato e rispettato funzionario di polizia, che all'epoca dei fatti di Genova era Comandante del VII nucleo sperimentale della Mobile di Roma. Parla Fournier, e le sue parole pesano come macigni, non tanto a livello penale (il grosso del processo riguarda le molotov "scomparse" e la catena di comando che gestì l'irruzione) ma perchè la deposizione di Fournier risuona come un'ammissione di colpa, di responsabilità pesante, verso un'intera categoria. "Non volevo arrecare ulteriore danno e non tirare fango (...) eccessi del personale pubblico sono sempre esistiti, è compito del funzionario arginare, denunciare i propri uomini non è semplice". Parole pronunciate con tono "calmo e riflessivo", parole rinchiuse da sei anni coperte da una sorta di omertà mafiosa, i panni sporchi, solitamente, si lavano in casa in polizia. E invece no. Incalzato dai Pm Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona, Fournier racconta tutto: "Ho visto due agenti in divisa e due in borghese manganellare una ragazza che sembrava moribonda

(...) mi sono tolto il casco e ho urlato "Basta! Basta!", non hanno smesso subito. Uno ho dovuto spintonarlo." "C'era un poliziotto corpulento, in borghese, che davanti ad una manifestante mimava un coito, un comportamento indegno". Un pò di luce quindi, sulla tonnara della Diaz, (63 feriti su 93 manifestanti arrestati, 29 poliziotti indagati) probabilmente inutile al fine di accertare responsabilità penali, ma fondamentale a livello politico e sociale. Non è assolutamente marginale che dichiarazioni così pesanti vengano "dall'interno". Anche se con ritardo, Fournier ha rotto un silenzio che sembrava corazzato, rafforzato dalla distruzione "per errore" delle molotov che dovevano essere usate per giustificare l'irruzione dei poliziotti alla Diaz.

Uomini come Fournier ridanno fiducia ad un apparato dello Stato che troppo spesso ha agito ignorando chi rappresenta. Il pensiero va a Federico Aldrovandi, che ha subito all'estremo l'irresponsabilità di gente che ha semplicemente sbagliato mestiere. Ogni gruppo, ogni associazione, ogni partito politico, ogni agglomerato di persone include di sè elementi "non degni". Anche la chiesa o movimenti contro il capitalismo liberista. Nella maggior parte dei casi, per fortuna, questi elementi rappresentano una minoranza, ed è compito di tutti gli altri isolare, denunciare, allontanare. La polizia ha il compito doveroso di non avere tra i suoi uomini persone che simulano un atto sessuale rispetto ad una ragazza morente a terra. E' un loro dovere denunciare e allontanare queste persone, ne va del loro prestigio e della loro credibilità come Istituzione. Ben venga allora una commissione parlamentare d'inchiesta, invocata ormai anche da elementi della Margherita oltre ai consueti RIfondazione, Verdi e Comunisti Italiani. Se ne parli, alla luce del sole, si abbia il coraggio di mettere in discussione anche la polizia, il ministero dell'interno, solo così riusciremo ad evitare altre "macellerie messicane".
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E poi si incazzano se qui a Livorno i corpi di polizia durante le manifestazioni vengono fischiati porelli

All cops are bastards, punto e basta.
Io ero un black bloc e fa ridere come la polizia se ci vai incontro ti eviti, poi arriva il passante di turno e lo cartellano. patetici