C'è chi pensava di esserselo tolto dalle palle ALMENO da ministro della giustizia? Non ci sperate troppo
post di Corrias dal blog Voglio Scendere!
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Ho un amico al Quirinale. Avvampa ancora quando mi racconta della visita di Clemente Mastella al Colle venerdì 26 gennaio, per le consultazioni del dopo crisi. Clemente arriva con volto acceso dagli esili di Ceppaloni, dove la signora Leonardi, ancora imprigionata dalla sbirraglia borbonica, guarda i tramonti sul beneventano e sospira. Al Colle lo accompagna una coppia notevole, che corrisponde al cinquanta per cento dell’intero Udeur. Uno è Tommaso Barbato, capogruppo al Senato, eroe del Senato, quello che ha sputato in faccia al suo socio di partito Nuccio Cusumano, e ne va talmente fiero che l’Udeur lo ha premiato espellendo Cusumano per indegnità. L’altro si chiama Mauro Fabris, ha notevoli capelli bianchi, ma nessuna preoccupazione che lo tormenti sebbene sia stato eletto con i voti non dell’Udeur, ma dell’Ulivo. E anche lui ne va fiero.
Clemente, con Napolitano, va per le spicce, dice: “Siamo per le elezioni anticipate”. Chiaro. Ma siamo anche per qualcos’altro: “Mi aspetto - dice Clemente, lampeggiando gli occhi - di essere di nuovo il ministro della Giustizia, nel prossimo governo. Me lo aspetto come risarcimento”. Se lo aspetta perché ha tanto sofferto. E soffrendo ha tradito. E tradendo ha diritto al suo compenso.
Di compensi non parlò quando il 16 gennaio in Aula annunciò le sue dimissioni. Parlò di Fedro, il favolista latino dei tempi di Caligola. Disse: “Tra il potere e gli affetti scelgo i secondi. Questo potente Mastella sceglie i secondi! – ribadì con l’esclamativo e poi aggiunse - Me ne vado anche perché, come diceva Fedro, gli umili soffrono quando i potenti si combattono”. Vannino Chiti, seduto al suo fianco tra i banchi del governo, lo guardava dal basso e riusciva a non ridere.