Questo centra qualcosa
LONDRA - Silvio Berlusconi è protagonista di un nuovo caso di
conflitto d'interessi, questa volta riguardo alla Libia, dopo
l'ingresso di una società libica in una compagnia di produzione
cinematografica controllata dalla Fininvest che ha recentemente
acquistato quote in una tivù privata a Tripoli. A rivelare la
"Gheddafi-Berlusconi connection" è il quotidiano Guardian di Londra,
che ritorna sulle polemiche per la recente visita in Libia del nostro
presidente del Consiglio ipotizzando che dietro l'amicizia politica
trai due leader ci siano anche comuni interessi d'affari.
Nel giugno scorso, scrive il corrispondente da Roma del Guardian, John
Hooper, una società libica, la Lafitrade, ha acquisito un 10 per cento
di azioni nella Quinta Communications, una compagnia di produzione
cinematografica fondata da un uomo d'affari tunisino che vive in
Francia, Tarak Ben Ammar. La Lafitrade è controllata dalla Lafico, il
fondo d'investimenti della famiglia Gheddafi, precisa l'articolo. Ma
una delle altre società proprietarie della Quinta Communications, con
una quota del 22 per cento, è una compagnia, registrata in
Lussemburgo, di proprietà della Fininvest di Berlusconi; che ha a sua
volta un legame con la Libia, perché Quinta e Mediaset, l'impero
televisivo del premier, possiedono un quarto per ciascuna di un nuovo
canale televisivo via satellite nel Magreb, chiamato Nessma Tv, tra i
cui mercati c'è appunto anche la Libia. In pratica, scrive Hooper,
facendo entrare Gheddafi nella Quinta Communications, Berlusconi "ha
dato al regime libico una porzione di proprietà" della nuova stazione
televisiva: "Sarà interessante vedere fino a che punto i giornalisti
della Nessma Tv si sentiranno liberi di criticare l'operato di
Gheddafi". L'ingresso della Libia nella compagnia di produzione
controllata da Berlusconi, conclude il Guardian, "sarebbe stata una
notizia di prima pagina in qualsiasi paese d'Europa, ma in Italia è
stato riportato brevemente solo da un paio di quotidiani nelle pagine
di notiziario finanziario". E quando Berlusconi ha visitato la Libia
il mese scorso, "ha visitato una stazione tv locale, chiacchierando
con la sua abituale disinvoltura con i giornalisti della redazione.
Quella tv era la Nessma".
Un ampio articolo su Berlusconi appare oggi anche sul Financial Times:
una recensione di due libri pubblicati di recente in Italia, "Il
sultanato" di Giovanni Sartori, e "Papi - uno scandalo politico", di
Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Travaglio. "When in Rome, do as the
Romans do", dice il proverbio inglese, quando sei a Roma, fai come i
romani, e alludendo a questo motto popolare il quotidiano finanziario
titola: "Quando sei a Roma, fai quello che dice Silvio Berlusconi". Il
recensore, John Lloyd, membro della direzione del FT (e collaboratore
di Repubblica), riassume così il senso dei due libri: "Il Sultano di
Roma, al di sopra della legge, insofferente alle limitazioni, senza
paura di alcuna opposizione, ha avuto una torrida primavera ed estate.
Quando comincia la nuova stagione politica, vedremo quanto è stato
danneggiato (da quanto è accaduto) e se sarà possibile che egli venga
rimpiazzato, o dalla sinistra o più probabilmente da uno o l'altro dei
suoi alleati di destra".
Sul caso Berlusconi ritorna anche il quotidiano spagnolo El Pais,
pubblicando una lunga intervista al direttore di Repubblica, Ezio
Mauro, nella quale Mauro afferma che il premier italiano aspira al
potere assoluto e "usa il suo impero mediatico per tappare la bocca ai
suoi nemici". Si tratta, osserva nell'intervista il direttore del
nostro giornale, "di una battaglia per la libertà. Esiste in Italia
una normale relazione tra la stampa e il potere? Si può criticare il
primo ministro o no?", e aggiunge che il presidente del Consiglio sta
"gravemente danneggiando l'immagine del paese". E in un altro articolo
sul tema, il quotidiano spagnolo parla anche delle voci di una
possibile vendita del Milan a Gheddafi, riportate anche dalla Voz de
Galicia e altri giornali.
In Francia, Le Monde continua a riferire di "imbarazzo" nella Chiesa
cattolica per il comportamento del primo ministro italiano, non solo
riguardo alla sua vita privata ma anche sui temi dell'immigrazione; e
un secondo articolo, sempre sul quotidiano francese, riferisce delle
secche risposte del presidente della Commissione Europea a Berlusconi
sulla Ue, dopo che il nostro premier avrebbe voluto "zittire"
commissari e portavoce sui problemi dell'immigrazione. La Tribune de
Geneve e l'Irish Times si occupano del documentario "Videocracy"
presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, notando che il film
"critica il pesante controllo di Berlusconi sui media" e il modo in
cui questo influenza il paese.
E la storia del caso Feltri-Boffo arriva fino in Australia, dove il
Sidney Morning Herald dedica un servizio allo "storico e
potenzialmente disastroso scisma tra la Chiesa e il governo" di centro-
destra italiano.