mi sembra naturale che ricerca in ambito umanistico sia diverso che in ambito scientifico, citando jurassik park (il libro

) lo scienza campa sui risultati dei tuoi predecessori, quello prima scopre una cosa, tu prendi il suo risultato e continui la ricerca e così via. In ambito umanistico non funziona così, centra creatività, arte, punti di vista, collegamenti... tutta roba che poi chiaramente non serve a un cazzo nella vita reale ma produce cultura. Già, leggere leopardi non serve a un cazzo, ma a me piace che ci sia qualcuno che continua a leggerlo e che, magari, me lo racconta.
L'attuale problema del campo umanistico è che non fa soldi, non fa soldi non perchè non san fare un cazzo ma perchè non fa mercato, inoltre molti frequentatori sono poco convinti. Chi fa informatica a scazzo comunque acquista una tecnica, non serve personalità per una tecnica, non diventerà un innovatore ne un capo team ne un manager ma qualcosa da fare lo trova. In una facoltà umanistica la persona, come carattere e personalità, fa il 50%. Se ti laurei in lettere e ti piace puoi diventare qualcuno, ma se sei un mediocre che puoi fare?
Morale? Non c'è una morale se non rendere quelle facoltà più selettive e collegarle col mondo reale, contestualizzarle non a livello scientifico ma sociale, cioè filosofia: a filosofia non hai un piano di studi, vai e segui qualche lezione e ogni tot puoi, magari, dare un esame. La trasformi in una cazzo di università normale e fai fare stage-lavori nel mondo della pubblicazione o insegnamento o teatro eccetera. Ci sono moltissimi campi, nel mondo dell'informazione soprattutto, che trarrebbero vantaggio nell'avere un po' di gente con una cazzo di cultura classica/artistica/umanistica.
Poi ovviamente chiuderei tutte le "scienze della", le accorperei in una unica triennale "scienze della fuffa" con cap di 500 persone e me la risolverei così...