Uhm. La realta' clericale la conosco solo di sfuggita, in realta': i miei sono in quel 5%, io non sono battezzato, e neanche i Testimoni di Geova considerano casa mia
Scherzi a parte. L'esperienza personale mi fa vedere che la critica: "non mi sposo perche' non sono religioso" non ha senso: non c'e' nessun gesto che lo stato faccia per rendere difficile un matrimonio civile e favorirne uno concordatario. Per cui la religione non la considero un buon motivo. rimangono i casi come il tuo, di chi sa che potrebbe sposarsi senza presentarsi di fronte a Dio, ma sceglie di non farlo.
Permettimi di fare un confronto, un po' rischioso perche' non conosco l'argomento, proprio con un sacramento: il battesimo.
Bisogna distinguere causa ed effetto. L'ingresso nella comunita' cristiana non e' l'effetto del battesimo, ma viceversa. E' a causa del proprio ingresso nella CC che uno decide di battezzarsi: ha "trovato" Dio nella sua vita, e decide di rendere l'evento pubblico.
Riattacchiamoci al matrimonio (civile): non e' che siccome ti sposi, la tua unione diventa importante.
Ma siccome c'e' un'unione importante fra voi due, hai diritto che venga riconosciuta. Con un gesto simbolico ed effettivo, rendi tale unione pubblica, ti fai carico di doveri che senti comunque tuoi e dimostri a un esterno (che non si puo' fidare del tuo romanticismo!) che vi meritate dei diritti per cio' che siete.
Nessuno mette dunque in discussione questo :
"ma fossi un inguaribile romantico che crede che basti la propria parola ed il proprio sentimento a sancire un Unione"
Il fatto e' che uno stato, per forza di cose (e giustamente, visto che il male alberga nell'uomo!

) e' fatto _anche_ di contratti.
Dalle tue parole suppongo che anche tu ammetti che la famiglia sia un valore importante per la societa'. Ora: quando tu convivi, puoi farlo in due modi, che mi vengano in mente:
- Non sono pronto per un impegno definitivo: convivo per scoprire.
- Non credo nel foglio di carta: convivo e convivero' per sempre. (quello che pensi tu, no?)
Io stato, io potere, non posso "fidarmi" della tua parola, che mi dici che la vostra unione e' un valore valido su cui posso costruire la mia salute, non quando tu sei capace da un giorno a un altro di dirmi: ehm. scusa. ci eravamo sbagliati. Vabeh. Ci si vede, eh?

(scherzino)
Il matrimonio civile _NON RIGUARDA_ quello che c'e' fra due compagni, ma quello che c'e' fra loro e il mondo.
In effetti si puo' affermare che il tuo apporto per la societa' sia minore, e che il tuo impegno nei confronti del compagno altrettanto, perche' chi si sposa, per avere i diritti, ha accettato dei _doveri_ : sostentamento, rispetto (maggiore di quello che porti a un normale concittadino).. e altre cose. Questi sono valori su cui lo stato in certi frangenti vorrebbe investire...e nel tuo caso sono solo promesse verbali.
Se sei un inguaribile romantico, non hai bisogno di un contratto per prometterti a una persona in eterno. E' molto bello, ma proprio perche' riguarda voi due, non puoi pretendere che sia un criterio di decisione per esterni.
Di nuovo, io stato, che devo confrontarvi con una coppia _identica_, ma sposata: loro mi hanno detto (me lo hanno firmato, sono "dolcemente costretti" dalla legge, si potrebbe dire) che non si abbandoneranno. Che per quanto male andranno le cose, si aiuteranno comunque nel bisogno, (anche dopo il divorzio), che nella difficolta' non molleranno tutto all'improvviso (con la separazione).
Tu invece me lo hai solo detto... e io posso aver paura che ti pigli lo schiribizzo, parti per l'Argentina e chi ti vede piu'?
Non credo che stiamo andando OT. Se lo pensi, posta un nuovo thread, lo chiami: valore contrattuale del matrimonio civile
e diventiamo IT
Simone