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Della BBC, il Tg1 ha tutto tranne una cosa. Gli ascolti. Ha perso un milione di telespettatori in tre mesi, ha lo share in picchiata, eppure spende e spande. Promozioni, nomine, bonus e premi. Le conseguenze dei suoi (in)successi. E la tv pubblica paga: in dieci anni, come minimo un milione di euro. Merito delle qualifiche che a viale Mazzini piovono come fosse periodo di vacche grasse. Guarda caso, solo a vantaggio di quelli che hanno firmato il documento in difesa del direttore, scritto dopo quell’“assoluzione” usata dal Tg1 per spiegare com’era andato a finire il caso Mills. Perde ascolti, il telegiornale ammiraglia della Rai, ma ha cinque redattori centrali. Tra poco, con l’arrivo di Monica Maggioni, diventeranno sei. Per intenderci, Tg2 e Tg3, ne hanno uno a testa. Tra i fortunati sei, anche Enrico Castelli, finito a capo della redazione milanese del tg – aperta apposta da Minzolini, dicono gli avversari, su richiesta della Lega – e Mario Prignano, arrivato da Libero e direttamente vicecaporedattore prima, e caporedattore poi. I vicedirettori, invece, sono a quota quattro: e dopo l’ingresso di Susanna Petruni, tra poco saliranno a cinque, con l’arrivo di Alessio Rocchi.
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