PRESO DA UN ARTICOLO DI SMAU.IT
Forse non è il caso di scomodare termini forti come sfruttamento dei Paesi meno abbienti da parte di quelli più ricchi o come opulente speculazioni di lavoro a basso costo. Ma certo le antenne degli amanti della giustizia e dell’uguaglianza si drizzano quando persino nel mondo del gaming, nella fattispecie di quello online, inizia a prendere piede l’abitudine di utilizzare il lavoro dei Paesi più poveri per ottenere guadagni facili.
La nuova incredibile mania del Web nasce proprio dai giochi multiplayer online, in particolare da quelli che si chiamano “giochi di ruolo” come Ultima Online, e dalla possibilità offerta da essi di realizzare denaro “vero” vendendo ad altri giocatori i beni virtuali conquistati durante il gioco, o gli stessi personaggi.
Il meccanismo è semplice: un imprenditore occidentale di nuova visione incarica una serie di gamer online di Paesi più poveri di giocare assiduamente al videogame multiplayer allo scopo di produrre beni virtuali, necessari all’interno del gioco per far diventare il proprio personaggio sempre più potente e importante. Dopodiché, a fronte di un pagamento a basso costo, l’imprenditore raccoglie questi beni e li vende ad aziende come la IGE (Internet Gaming Entertaiment), che a sua volta li mette in vendita ad altri giocatori interessati all’acquisto. Il guadagno per l’imprenditore, ovviamente, deriva proprio dalla disparità di costi tra lo stipendio mensile garantito al “lavoratore” cinese o russo, e il prezzo di vendita dei beni virtuali.
Si tratta di un business a tutti gli effetti, che sta iniziando ad assumere dimensioni importanti. Basti pensare che un “lavoratore” dei Paesi poveri può arrivare a guadagnare fino a 500 dollari a settimana, mentre recentemente uno scrittore americano ha guadagnato in un solo mese 3,917 dollari semplicemente acquistando e rivendendo beni virtuali in Ultima Online. Il fatto poi che la compravendita abbia conquistato anche siti come eBay, fa capire bene quanto velocemente il fenomeno si stia espandendo nel mondo della Rete.
Non mancano certo le polemiche, e già lo spirito libero di Internet ha iniziato a coagularsi attorno a iniziative guasconesche. Prima fra tutti l’organizzazione, all’interno del gioco, di vere e proprie spedizioni composte da più giocatori, e finalizzate a individuare e impedire ai personaggi dei “lavoratori” di produrre i beni virtuali. Una lotta sena quartiere fatta di soldi e sgambetti, dunque, in perfetto stile “umano”.