No, in realtà farei di molto peggio: comincerei citando Tucidide. Anche perchè, a dire il vero, a me non piace citare filosofi. Di solito, lo faccio per comodità, perchè sono pigro e non mi va di spiegare tutto, così uno si informa da solo, se vuole. Ma potrei citare altro, eh, non è che tenga così tanto alla filosofia...
Tornando al referendum, ripeto, non ho alcuna voglia di discuterne qui, perchè da discutere c'è poco, perchè in estate (o simili) mi scoccia fare ricostruzioni tecniche, perchè la discussione non lascia intravedere uno sviluppo apprezzabile e perchè, in fondo, ho proprio poco tempo in questi giorni.
Mi limito a dire che è nel nostro mondo contemporaneo, dell'informazione e dell'accesso rapido e diffuso alla conoscenza spicciola, che il problema della qualità dell'informazione fa capolino. Non è roba vecchia, è l'attualità ed è un elemento che le istituzioni dovrebbero cominciare a considerare con più interesse, nella prospettiva di una riforma della partecipazione democratica.
Ma, nello specifico, ribadisco che è il governo a dover decidere sulla guerra, semplicemente perchè i cittadini non sono in grado di farlo seriamente (anche qui: tanti motivi che non spiegherò) e perchè l'indirizzo politico è competenza e mestiere del parlamento eletto.