
Originally Posted by
ghs
Faccio un discorso generale, ché leggo molte cose insensate e non mi va di stare a puntualizzare su tutto.
Chi di voi conosce un po' di storia dell'Iran, almeno degli ultimi 40 anni?
Se c'è qualcuno che la conosce, sarà d'accordo con me quando dico che difficilmente gli USA muoveranno guerra all'Iran come crediamo noi. Perchè l'Iran (a differenza dell'Iraq del 2003, che veniva da un decennio di embargo e bombardamenti inglesi e americani) è una potenza regionale, ha una storia nazionale profonda, una struttura sociale più ramificata (e, in qualche senso, più democratica) della maggior parte dei paesi dell'area ed è forte di relazioni internazionali in gran parte non ancora compromesse. Per esempio, con l'Europa. Oltretutto, in Iran, lo dimostrano le ultime elezioni, c'è un forte dissenso, c'è qualcosa di molto simile alla nostra borghesia (che è storicamente il motore della spinta liberale) e, da quasi un decennio, le posizioni moderniste stanno conquistando una parte sempre maggiore dell'opinione pubblica. Avete presente l'evoluzione delle condizioni delle donne in Iran negli ultimi dieci anni? In modo molto lento, in Iran si stanno affermando progressivamente una cultura laica originale e un movimento per le libertà. I giovani iraniani di oggi non sono quelli di 20 anni fa.
Un altro motivo per cui gli USA non faranno facilmente guerra all'Iran è l'assenza di credito internazionale delle motivazioni della "guerra preventiva" o della "difesa nazionale". E' molto probabile che gli stati alleati spingerebbero verso un'intensificazione dei rapporti diplomatici, più che verso l'invasione. A dimostrazione di questo c'è la dichiarazione di molti stati europei, che, subito dopo l'elezione di Ahmadinejad, si sono affrettati a dichiarare la piena disponibilità alla collaborazione col nuovo governo, a condizione del rispetto dei trattati internazionali e dei diritti umani. C'è una certa differenza rispetto alle dichiarazioni di Rumsfeld.
Le ultime elezioni sono state strane. Nessuno si aspettava la vittoria di Ahmadinejad, un laico di idee oltranziste sostenuto dal clero. Io sospetto che ci siano stati brogli e irregolarità, ma credo che gli USA abbiano perso una buona occasione di far valere la loro forza. Invece di dichiararsi nemici del nuovo governo, avrebbero potuto sostenere con più convinzione il riformismo moderato, anche se fosse stato quello di Rafsanjani. Ingerenza per ingerenza, meglio quello che rischiare uno scontro frontale armato.
Così, nell'area, ora abbiamo un Iraq in stato di guerriglia e di democrazia apparente, probabilmente vincolato per il prossimo secolo alle decisioni degli Stati Uniti; una Siria che si sta lentamente redimendo e, fra tutte le difficoltà di immagine del governo che questo comporta, cerca di abbandonare la linea estremista; ma un Iran (lo stato nazionale più forte e l'unica vera teocrazia avversa in primis agli USA, non a tutto l'Occidente) dichiaratamente e forzatamente schierato per l'isolazionismo, la contrapposizione e l'autarchia.
Per ora, non è un buon risultato della politica occidentale.