ROMA - Non si arresta la corsa del petrolio e della benzina. Il greggio sui circuiti elettronici ha segnato un nuovo record storico a 65,30 dollari al barile, dopo aver raggiunto un precedente picco di 65,24 dollari. Il tetto dei 65 dollari era già stato toccato ieri in chiusura delle contrattazioni sulla piazza americana. Petrolio alle stelle anche sul mercato asiatico dove oggi ha raggiunto i 65,19 dollari al barile, 24 centesimi in più rispetto al riferimento precedente.
La benzina. Nuovo record anche per il prezzo della
benzina: nei distributori dell'Agip il prezzo aumenta di 3 centesimi e sale a 1,289 euro al litro. Massimo storico, in base ai dati del monitoraggio del ministero delle Attività produttive, anche per il gasolio che sulla stessa catena è arrivato a 1,173 euro al litro.
I motivi. Tra i motivi che hanno spinto in alto i prezzi, la riduzione delle riserve statunitensi (secondo il dipartimento dell'Energia americano, nella scorsa settimana le riserve sono calate di 2,1 milioni a 320,8 milioni di barili), nuovi incidenti nelle raffinerie Usa, in Texas, e i timori sulla situazione mediorientale, principalmente a causa dei rischi di nuovi attentati in Arabia Saudita, il maggior produttore mondiale di greggio e della ripresa del programma nucleare in Iran.
Allarme della Bce. La Banca centrale europea lancia l'allarme: l'aumento del greggio pesa sulla crescita economica dell'area dell'euro e alimenta l'inflazione. Nel bollettino mensile di agosto la Bce sottolinea che il rincaro del petrolio continua a esercitare pressioni al rialzo sui prezzi mentre "non vi sono evidenze significative dell'accumularsi di pressioni inflazionistiche di fondo interne all'area euro", alla luce del fatto che "la dinamica delle retribuzioni si mantiene moderata" "sebbene la tendenza discendente della crescita salariale sembra essersi arrestata". Occorre quindi, raccomanda Francoforte, rimanere vigili per mantenere le aspettative di inflazione su livelli coerenti con la stabilità dei prezzi.