
Originally Posted by
ghs
Non sono affatto convinto che la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Russa siano state positive. Certo, hanno segnato i tempi, ma sono state inutili. Nessuna delle due ha prodotto ciò che aveva promesso e, anzi, l'ha presto rinnegato nei fatti, trasformando il senso delle istanze rivoluzionarie in strumento di controllo politico e di esercizio del potere dall'alto. L'unica rivoluzione che abbia avuto un esito significativo rispetto ai suoi intenti fu quella americana, ma era di carattere radicalmente diverso e non proprio popolare. Ed è anche anteriore alla Rivoluzione Francese (e posteriore a quella inglese, che invece ebbe esiti strani, molto "inglesi").
Ti ho chiesto a quale passato ti riferissi proprio per questo. Date certe condizioni favorevoli e vista la storia, una cosa è paventare una rivoluzione, un'altra è auspicarla.
Per il resto, facciamo ordine.
La Rivoluzione Francese fonda la modernità solo sui sussidiari delle scuole medie e nella percezione mitologica della storia che ne deriva. E' una data utile per ricordarsi di un periodo precedente e di un periodo successivo, visto che è un evento eclatante, ma la storia non procede a strappi. Prima di portare uguaglianza, fratellanza e libertà, la Rivoluzione porta milioni di morti e guerra in tutta Europa. Ha gli aspetti tipici del sacrificio barbaro (uccidiamo il re, decapitiamo lo stato per sostituirlo col più forte fra noi), più che della conquista della ragione.
La Rivoluzione Russa fu un errore. Lo sarebbe stato anche per Marx, che aveva individuato le condizioni per un'ipotetica rivoluzione operaia nel crollo del capitalismo, non certo nella Russia contadina e feudale di allora. Nei sessanta anni Prima della Rivoluzione Russa, il problema del lavoro nella società industriale era già sotto gli occhi di tutti. Le ipotesi di rinnovamento socio-economico circolavano. Era davvero necessaria l'istituzione dell'URSS per aprire gli occhi alle masse (e richiuderglieli immediatamente dopo)? E' davvero utile, in generale, il coinvolgimento delle masse, cioè del mero, cieco e ottuso numero? Cosa ci porta a pensare che una massa sia da "risvegliare"? In base a cosa dovremmo considerarci noi i "già svegli"?
In che modo queste due rivoluzioni, le due rivoluzioni capitali della storia europea, i due cardini del pensiero sinistro, non devono essere considerate illusorie?
Prima che noi potessimo inventarci la favola della Rivoluzione inevitabilmente progressista, hanno entrambe agito in modo terribile nei confronti del mondo scientifico e della conoscenza. Gli scienziati, i filosofi e gli artisti dissidenti (cioè non accordati al pensiero unico rivoluzionario) venivano giustiziati o esiliati, tanto in Francia quanto in Unione Sovietica. Lavoisier fu passato alla ghigliottina, nonostante fosse il maggior scienziato francese dell'epoca.
Entrambe negavano le libertà religiose e di stampa.
Come è possibile pensare che si sia trattato di momenti positivi della storia dell'umanità? Inevitabili, forse, a posteriori, ma positivi no.
L'Illuminismo. Quello che oggi intendiamo come "Illuminismo" è stato un passaggio fondamentale del pensiero occidentale, ma ha a che fare solo di striscio con le rivoluzioni. Illuminismo non coincide con Francia. Kant non era certo un francese; Locke è del secolo precedente ed è solo un vago ispiratore dell'Illuminismo francese: sul piano politico, era, prima di tutto, un pensatore liberale. Ciò che non erano i rivoluzionari.
Mettere insieme Illuminismo e Rivoluzione Francese per il solo elemento comune dell'abolizione della monarchia assoluta (teorizzata e liberale per l'illuminista, violenta e persecutoria per il rivoluzionario) è confondere le cose.
Quanto a Sartre, fu indubbiamente uno scrittore di fama e talento. Ma fu responsabile di errori gravi, sia sul piano filosofico, sia su quello politico. Mi chiedo, per esempio, perchè la memoria di Heidegger debba essere dannata per l'eternità dalla sua adesione ideale al nazismo e, invece, quella di Sartre debba essere glorificata, nonostante il suo più volte dichiarato sostegno allo stalinismo.
Sull'esistenzialismo, poi, è bene fare distinzioni e parlare di "esistenzialismo francese". Heidegger, per esempio, non volle mai incontrare Sartre, nonostante la sua insistenza, perchè riteneva che mistificasse il significato di "esistenzialismo" e lo riducesse a una teoria del vivere senza scopo.
Sartre, quindi, fu uno degli esistenzialisti francese. Forse nemmeno il maggiore.