ti vai a vedere qlk allenamento di prima categoria e ci stan ragazzi che ti fanno tutti i giochetti che vuoi, un altro discorso è farli in partita con l'avversario sul culo e compagni/allenatore/presidente/pubblico pronto a insultarti se fai la cappella.
frega 0 se la mia squadra ha gli scarpari in campo ma ha il bilancio in pari onestamente, io pago l'abbonamento per vedere una bella squadra giocare a calcio, non per fappare sul bilancio in pari.
In mancanza di regole è così è inutile girarci intorno, chi lo fa è solo perchè non vince un cazzo e deve attaccarsi a qualcosa..![]()
mado i tricks,se li facevi quando giocavi a bassi livelli(be manco bassissimi)l'allenatore ti staccava la capoccia,in partita li potevi fare solo quando aveva fatto le 3 sostituzioni se no erano cazzi![]()
Ma a parte il gol ha giocato bene.. ha un bel tocco di palla e un'ottima visione di gioco.
Cioè per essere una seconda punta a me ha impressionato.. speriamo
edit:
il gol di ieri:
Più che altro, chi era quello travestito da bonera che ha fatto sto cross?
C'è da dire che ieri pure gilardino ha giocato bene.. che si una cattivo presagio?![]()
Last edited by Axet; 7th September 2007 at 12:46.
I'm no hero. Never was. Never will be.
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Soul of the mind, key to life's ether
Soul of the lost, withdrawn from its vessel
May strength be granted so the world might be mended...
So the world might be mended...
ed intanto esce la MEGA(hhhhhhh) intervista a Bronzetti, sulla Roma MA parla molto anche del milan.....e degli sms dolci che si scambiano Galliani con Rosella Sensi ( coppia da brivido, quasi quanto kuroko con samara di the ring)
Tonino Cagnucci
«Questa Roma è nata con la cessione di Samuel al Real Madrid e insieme con la partenza di Capello. Quella è stata la pietra miliare. Cinquanta miliardi veri, versati cash in un momento in cui la società stava sull'orlo del fallimento. Così è nata la mia amicizia con la famiglia Sensi e più in generale con la famiglia della Roma: Rosella, Pradè, Bruno Conti, la Mazzoleni sono qualcosa di simile. Le difficoltà, anche personali, profonde, di quei momenti hanno trasformato uno staff di lavoro in un gruppo. Lo hanno fatto per il bene di una famiglia. Se c'è un segreto non sono certo io, Ernesto Bronzetti, ma quei momenti superati grazie a un attaccamento particolare che si chiama Roma».
E che Ernesto Bronzetti, mediatore di professione e mediatore per sempre, adesso è pure diventato romanista?
«No. Simpatizzo per il Milan sin da bambino, però a Roma ci vivo. Quando vado al supermercato sotto casa di mia figlia e la gente mi ringrazia per Giuly e Cicinho mi fa effetto. La stessa cosa l'ha capita Giuly. Qualche giorno fa stavamo a cena insieme e m'ha detto: "Questo è un posto unico, mi sembra di esserci stato: sembra casa mia". L'avete visto a Fiumicino che è successo? A me fa piacere quando mi ringraziano, ma rispondo: "Ringraziate la famiglia Sensi"».
La famiglia Sensi nel giorno della festa degli 80 anni all'Olimpico ha ringraziato Bronzetti.
«La signora Maria mi ha chiamato in tribuna autorità, s'è rivolta al marito: "Franco, c'è Bronzetti. Rosella ha detto che ci sta dando una grossa mano". Il presidente mi ha riconosciuto, mi ha detto sorridendo: "Grazie per quello che ha fatto per noi e per Rosella". Sono cose che restano, non ci stanno solo i soldi. Al presidente ho detto che stava veramente in buone mani, perché Rosella c'ha le palle, tiene les pelotas . Gli ho detto proprio così».
Gli attributi ce li ha sempre avuti Franco Sensi.
«Ho sessant'anni, so come va il mondo, come e quanto sia fondamentale l'esempio che dà il genitore: Rosella è come il padre. Rosella ha preso tutto il meglio dal padre. Tanti si scordano che è una ragazza ed è entrata in un mondo strano come il calcio. Questa è un'azienda dove 2+2 può anche non fare 4. Ha dimostrato qualità, la più grande è quella di lasciar campo libero ai collaboratori che ha scelto: Spalletti, la Mazzoleni, Daniele Pradè, Bruno Conti. Io ci sono quando mi chiamano».
La prima volta fu un equivoco.
«Erano i tempi di Zeman: aveva indicato come acquisto un difensore del Tenerife che finiva con la zeta. Perinetti chiamò Casiraghi che per sbaglio gli fece il nome di Cesar Gomez, invece era Paz. Comunque per questa storia della zeta ebbi modo di conoscere la famiglia Sensi. Poi è nata l'amicizia».
Quell'estate del duemilaquattro, potrebbe essere l'inizio di un romanzo...
«Capello che va via, la Roma che deve risanare. Io lavoro col Real e Florentino Perez mi dice: "Comprami un difensore forte". Dissi subito: "Samuel". C'era pure Valdano, argentino, che benedì l'operazione. Subito 25 milioni di euro alla Roma. Così nacque la stima tra Florentino e tutta la famiglia Sensi. Il giorno in cui il Real giocò all'Olimpico in Champions, mi sembra quello delle porte chiuse, Florentino fu ospite a casa Sensi. Ogni volta che gli nominavi la Roma al presidente del Real Madrid s'illuminavano gli occhi. Anche per questo prese Antonio Cassano».
Bronzetti gliel'aveva consigliato?
«No, fu Capello a dirgli di comprare Cassano. Io feci la trattativa ed ero pronto a scommettere ogni cosa su Antonio, invece... Mi ricordo una volta a Trigoria parlai a Spalletti di Cassano, mi disse: "Guarda, è in grado di fare cose che neanche lui sa come fa, però poi..." Però poi».
Infatti poi Cassano non ha fatto niente con Capello.
«La Roma come società ha cominciato a prendere il là quando Capello è andato via. Capello ha vinto uno scudetto però lo ha fatto con Batistuta, Emerson, Nakata, Samuel, e poi ha fatto comprare Cassano a 55 miliardi. Lui è uno bravo a far costruire la squadra, a fare la lista della spesa... Da quando è andato via, la Roma ha cominciato a essere qualcosa di diverso, a pensarsi e a sentirsi come un gruppo, a cominciare da Rosella, e poi Pradè, la Mazzoleni, Bruno Conti: sono loro che hanno scelto Spalletti e la filosofia dell'insieme. A me questa Roma ricorda il Milan che si organizza scegliendo i milanisti. Pradè è romanista come pochi e anche più bravo di Braida».
Complimentone.
«Quest'estate l'ho visto litigare con la Mazzoleni, li ho visti discutere ad alta voce per quanto spendere, per come risparmiare, per far quadrare i conti, per rinforzare la squadra, li ho visti urlare e insieme riabbracciarsi per la Roma. La Mazzoleni lavora anche 15-16 ore al giorno, a Daniele non so quante formazioni, quante rose scritte sui fogli di carta ho visto fare, e insieme i conti per stare dentro il budget . Lui non lo sfora mai, e ha sempre pronte le alternative. Se non arrivava Cicinho veniva Placente. Avevamo preso anche Sylvinho prima che il Barça ci ripensasse per colpa di un infortunio. Pradè conosce tutti i giocatori del mondo, passa giorni intere a guardare filmati, e poi sempre quei block notes sull'aereo: "24 giocatori, 8 milioni più 2 che rientrano così...". Una volta gliel'ho chiesto: "Ma che stai a fa?". M'ha guardato: "Devo fa così sennò la Mazzoleni m'ammazza"».
Una volta invece, la notte della firma di Cicinho, era Pradè che a Madrid stava per...
«Il Real stava facendo pressioni per dare Cicinho al Liverpool, a quel punto Daniele sbottò, cominciò a urlare. "O torno a Roma col giocatore o non me ne vado da qui. Cicinho va alla Roma sennò ribalto tutto". Avrà fatto 40 chilometri avanti e indietro su quel corridoio, io glielo dicevo: "Calma Daniele, che Cicinho va solo alla Roma". A quel punto mi disse. "Allora diglielo a Rosella". La chiamai, anche lei era arrabbiata, ma in quel momento è arrivato Cicinho, gli ho dato il telefono e lui le ha detto: "PRESIDENTA TRANQUILA, HO DATO MI PAROLA A ERNESTO E A DONI, IO VENGO SOLO ALLA ROMA". Me lo ricordo ancora, testuale: "PRESIDENTA..."».
Qual era l'asso nella manica se il Real avesse continuato a fare resistenza?
«Il giocatore, Cicinho. Si sarebbe presentato in sede a fare casino, cosa che al Real non ha mai fatto nessuno. Io l'ho portato dal Brasile in Europa, mi vede un po' come un secondo padre. Questa con la Roma è una trattativa pensata da prima del suo infortunio visto che è sempre piaciuto a Spalletti. Si trattava solo di aspettare per far calare il prezzo e di convincere il Real a cedere un giocatore che inizialmente voleva tenere. Quando ho saputo che Sergio Ramos avrebbe giocato a destra, e che, soprattutto, Salgado non si sarebbe mai mosso visto che così Raul aveva deciso dentro lo spogliatoio, è iniziato lo sprint. Al giocatore ho detto che Roma è la città più bella del mondo, che c'è il Papa e pure il mare, una squadra che gioca il miglior calcio d'Europa, un grande allenatore, una società seria, dei campioni, i brasiliani e tanti amici. Cicinho è stato il testimone di nozze di Doni che in questa trattativa è stato fondamentale. Lui mi ha detto: "Ernesto ti giuro su mia figlia che vengo alla Roma". Non ho mai avuto dubbi su come sarebbe finita».
E Giuly? Quand'è iniziata?
«Quando il Milan mi ha detto di andare a comprare o Ronaldinho o Eto'o e invece mi sono ritrovato a cercare di comprare Chivu e nella prima offerta del Barça alla Roma c'era almeno un giocatore fra Belletti, Sylvinho, Motta e Giuly, era quello il nome giusto».
E' stato lo snodo di questi 100 giorni di mercato romanista, com'è successo?
«Galliani mi aveva dato il mandato per prendere uno di quei due, sono andato da Soriano e da Beguiristan che mi hanno detto: "No, non ti facciamo nemmeno il prezzo, anzi piuttosto ci serve un difensore centrale". Pensai a Chivu, chiamai Giovanni Becali che mi disse immediatamente: "No, no, guarda Ernesto che Cristian va all'Inter e basta". Non ho mai avuto dubbi che finisse così, ho sempre saputo al 110% che Chivu sarebbe diventato nerazzurro, me lo aveva detto anche Branca due settimane prima che finisse la Liga, ma sapevo pure che l'accordo con la Roma non c'era. A quel punto io, Pradè e Rosella, abbiamo resistito, siamo riusciti a creare un'asta, a vendere un giocatore in scadenza a 36 miliardi».
Non c'è stato mai un momento in cui qualcuno stava per cedere troppo presto all'Inter?
«No, l'ho detto: Rosella è come il padre, e Pradè è stato bravo anche a trattare con il Real, il vero terzo incomodo della situazione. Io ero certo che alla fine sarebbero stati i Becali a portare Moratti a dama. Ho passato giornate al telefono con Daniele, ci facevamo 20 telefonate al giorno, ho speso 12.000 euro di telefonino negli ultimi due mesi, 5.000 a luglio, 7.000 ad agosto, parlavo con tutti».
E Giuly?
«Una volta scelto bisognava far calare le richieste. All'inizio il Barcellona aveva chiesto 6 milioni di euro. Il problema sono state le offerte inglesi, il Newcastle e soprattutto il Manchester City sembravano stafavorite, allora ho parlato con Migliaccio, il procuratore e gli ho fatto cambiare idea. Con lui c'è un rapporto vero dai tempi di Zidane».
Cosa gli ha detto?
«Quello che avevo detto a Cicinho su Roma. Poi mi ha aiutato anche Jorge Valdano».
Valdano?
«Adesso fa l'opinionista, ed è una figura molto seguita. In quei giorni disse che la Roma giocava il calcio migliore del mondo, certe cose contano anche più del soldo. A volte. Poi la Roma è la Roma. C'è anche Totti, e Totti in quei giorni era a Barcellona....».
E che ha fatto Totti a Barcellona?
«Ha girato uno spot e cenato in un ristorante... Io gliel'ho prenotato per 6 persone, Francesco mi ha detto soltanto: "Prendilo che è fortissimo quello là". Adesso Ludovic e Francesco sono amici e il francese s'è innamorato di Roma».
E questa Roma come società è all'altezza di colossi come Barcellona, Milan, Real?
«Questa società ha gli uomini giusti al posto giusto. Prendi per esempio Bruno Conti. Lui è l'anello di congiunzione perfetto fra società e squadra, "attappa" tante cose, tiene l'equilibrio dentro Trigoria. S'inzazza pure, lo fa quando capita a Pradè: "Devi sta' calmo" gli dice».
Qualche difetto esiste?
«Ci sono differenze. Per me il Milan resta la prima società al mondo a livello organizzativo, la Roma è, come dire, ancora più artigianale ma da questo punto di vista perfetta. E poi ci sono i caratteri. Un esempio: Galliani va a Madrid a comprare Emerson, cena con me e Mijatovic, sempre con quel suo sorriso a 48 denti: chiudiamo l'affare a 6 milioni di euro, poi arriva la telefonata di Calderon a Predrag che, sbiancato, ci dice: "Il presidente lo vende solo a 11 milioni". A quel punto Galliani con lo stesso sorriso dice: "E che problema c'è? Abbiamo mangiato bene e passato una bella serata fra amici, vuol dire che non lo compreremo". Pradè invece era pronto a rivoltare il mondo quando il Real cercava di far saltare l'affare. Ma alla fine Emerson è andato al Milan, Cicinho alla Roma, e a me resta un'altra grande soddisfazione».
Quale?
«Il rapporto che si è creato in questi tempi fra Rosella Sensi e Adriano Galliani. Ho visto di persona mandarsi dei messaggi bellissimi. Guardate che non è così scontato che Ancelotti sia venuto alla festa degli 80 anni della società: quando Carlo ha chiesto il permesso, Galliani immediatamente gli ha risposto: "Vai quella è la tua seconda casa". Ancelotti e Bruno Conti sono fratelli, Ancelotti e Spalletti hanno un rapporto d'amicizia. Insomma, simpatizzo per il Milan, ma adesso non posso non considerare la Roma come una società diversa dalle altre, se non altro per la gente che mi ferma per strada a ringraziarmi. Ma io glielo dico: "Ringraziate la famiglia Sensi, il presidente della Roma e sua figlia che è come lui".».
Appunto, la presidenta.