Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da uno sviluppo
importante e inaspettato dell’intero mondo del “non profit”
italiano nelle sue diverse articolazioni: crescita
numerica dei volontari, delle associazioni, della cooperazione
sociale che ha contribuito ad una profonda trasformazione
culturale della società civile italiana di
questi ultimi quindici anni. Queste organizzazioni sono
divenute un potente fattore di partecipazione dimostrando
al paese di saper dare un contributo nel creare solidarietà,
democrazia, risposte ai bisogni della gente,
sviluppo economico,
incremento occupazionale. La moltiplicazione
degli enti ha avviato un vero e proprio processo
di costituzionalizzazione della società civile:
non solo singole organizzazioni, ma anche reti di rappresentanza,
consorzi, federazioni, network per la tutela
dei diritti, volontariati, imprese sociali.Altrettanto significativo è il protagonismo delle organizzazioni
del non profit nei processi di innovazione del
welfare: le
cooperative di inserimento lavorativo delle
categorie sociali più deboli,
le case famiglia, le comunità
di accoglienza,(
Cattoliche) le politiche verso l’infanzia e i
centri giovanili. Tutto ciò ha portato anche ad un cambiamento
culturale e sociale: è stato messo al centro il
tema della solidarietà sociale, dei diritti e della giustizia
anche sul piano internazionale.
Ma il tratto più decisivo è la riemersione del principio
costituzionale di sussidiarietà che, con la riforma del
titolo V, ha spostato l'accento sul dualismo società
civile-privato sociale, rompendo lo schema della gerarchia
stato-regione-comune-formazioni sociali.
La precedente legislatura di centro sinistra aveva aperto
una stagione costituente per il terzo settore italiano:
sono state approvate le leggi di regolazione degli
aspetti fiscali delle organizzazioni non profit (onlus),
la legge sull’infanzia e l’adolescenza, quella sull’associazionismo
di promozione sociale. È stato inoltre
riconosciuto il Forum del Terzo settore come parte sociale.
Un percorso che si è interrotto con il governo
Berlusconi, un percorso che deve essere ripreso con il
nuovo governo.
Tra i nostri obiettivi vi è innanzitutto una riforma del
Codice Civile con riguardo alla disciplina degli enti col-
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Lavoro, diritti e crescita camminano insieme
lettivi, essenziale alla sistemazione organica della legislazione
italiana sul Terzo Settore. Inoltre, puntiamo al
rilancio del processo di applicazione della riforma dell’assistenza,
attraverso l'adozione dei decreti attuativi
della legge sull’impresa sociale, alla piena attuazione
della riforma della legge sul volontariato: sono passaggi
indispensabile per un’ulteriore qualificazione e sviluppo
delle politiche di promozione e di coesione sociale.
Un secondo obiettivo è quello che riguarda la possibilità di
dare al Terzo Settore una propria autonomia economica. È un
altro snodo sul quale si gioca la possibilità di sviluppo
del Terzo Settore italiano, perché è importante riconoscerne
non solo la soggettività giuridica, ma anche quella economica:
oggi le organizzazioni attive nel settore socioassistenziale
dipendono per il 70% dal finanziamento pubblico.
Tale dipendenza va ridotta agevolando e incentivando
fiscalmente le donazioni dei cittadini e delle imprese al
non profit, così da indirizzare le risorse dei cittadini
verso progetti di utilità sociale; destinando l’8 per mille
della parte statale a sostegno delle attività del terzo settore;
sostenendo infine la domanda di nuovi servizi che proviene
dalle famiglie con forme di deducibilità delle spese
per i servizi di cura, per l’educazione e la formazione.
Un’attenzione specifica intendiamo rivolgere al campo
internazionale dove il vasto mondo della solidarietà,
attraverso ONG e associazioni di volontariato, opera ormai
da troppi anni in condizioni di precarietà a causa dei continui
tagli ai fondi e di una legge sulla cooperazione che
non risponde più alle nuove priorità. La riforma della legge
è una delle priorità delle nostre politiche di governo.
In definitiva, il ruolo che il terzo settore, come parte
sociale e come rappresentanza di un vasto mondo di cittadinanza
organizzata, potrà svolgere nei prossimi anni
dipenderà anche dal un suo maggiore riconoscimento:
è necessario quindi riprendere quel percorso avviato
e rimasto incompiuto per un pieno sviluppo di questa realtà
che può contribuire fattivamente al rinnovamento
ed all’innovazione del sistema di welfare italiano.
Analogamente crediamo nel sostegno allo sviluppo del servizio
civile attuale, un istituto che si è imposto negli
ultimi anni nonostante le ripetute difficoltà finanziare e
che si è dimostrato uno strumento importante di crescita
di cittadinanza e di esercizio di democrazia. Questa realtà
deve poter continuare a svilupparsi e radicarsi nel
mondo giovanile come forma di educazione al civismo, alla
solidarietà, alla partecipazione, alla costruzione del
bene comune. Non possiamo trascurare come una parte sempre
crescente di giovani rivolga il suo impegno in forme organizzate,
nel volontariato e nelle associazioni, vivendo la
cittadinanza come un bene pubblico da cui nascono le reti
che garantiscono coesione sociale.
Il servizio civile nazionale, istituito nel 2001