alka non esiste un corpo teorico del fascismo inteso come una dottrina teorizzata da uno o più pensatori al contrario di quanto esista per il comunismo.
Mentre il secondo deriva da una "sistema" codificato inzialmente da Marx e poi arricchito e/o modificato da altri pensatori, con la conseguente nascita di correnti molto diverse come il marxismo leninismo e la social democrazia, per fare 2 esempi concreti, questo non si da per il fascismo.
Esistono alcuni pensatori a cui si ispirano le correnti dell'estrema destra (ad esempio julius evola) ma non esiste una filosofia di riferimento.
Questo si spiega, a mio parere, perché il fascismo si determina più come prassi che come teoria.
Detto in altri termini il fascismo si è determinato storicamente attraverso un modo di agire sulla abse di una serie di valori/concetti abbastanza "indeterminati" come quello di patria, di comunità nazionale, di valore, di diritto del più forte etc.
L'esplicitazione di questi valori e delle prassi ad esso legate normalmente è frutto di una forma di eclettismo intellettuale che porta a pescare concetti qua e la da vari pensatori, ma senza un quadro di riferimento unitario. Un'altra tendenza propria delle teorizzazioni fasciste è normalmente una certa "demagogicità" mirante ad attirare il consenso dei ceti subalterni, fatto salvo poi nella politica reale fare patti con le classi dirigenti a spese dei ceti subalterni stessi.
Per capire come si evolve il pensiero neofascista credo che un buon esempio sia il tema del rapporto con gli stranieri.
In origine il nazionalismo teorizzava una supposta "superiorità" della razza italiana in base alla sua storia da cui discendeva un diritto dell'Italia, ad esempio, ad avere colonie per portare la civiltà in Africa.
Oggi, che è impresentabile un discorso sulla "superiorità" (tranne che per alcuni residui presenti al governo e anche qui sul forum per altro

) si passa a un ragionamento che pur essendo diverso ribadisce il tipo di rapporto con lo straniero.
Non si parla più di superiorità di una cultura, ma si teorizza l'irriducibile differenza delle culture, per cui ogni cultura deve vivere ma a casa sua. Il risultato è lo stesso, ossia il ribadire la totale alterità dello straniero e l'esigenza di difendere la nostra cultura da una supposta aggressione che la contaminerebbe..
Ho un po semplificato ma il senso è quello.