Proposta di legge Realacci
Presentata la prima volta il 5 marzo 2003 dall’on. Realacci, sottoscritta da vari altri deputati [3] e ripresentata recentemente, sembra sostenuta anche da Prodi. Essa ha come punti essenziali i seguenti: servizio civile obbligatorio per tutti i cittadini, sia maschi che femmine, fra i 18 e i 26 anni; dura sei mesi; viene retribuito con 300 euro al mese.
Tale proposta, afferma il proponente nell’introduzione, «nasce da un ampio dibattito con le Acli, Arci, Associazione nazionale alpini, Focsiv, Compagnia delle opere, Legambiente ecc.». Nell’elenco, come si vede, non figura la Caritas italiana. Questa, interpellata dal sottoscritto, è di parere contrario.
Vediamone i maggiori limiti. Anzitutto, la durata di sei mesi serve appena ad introdurre il o la giovane al servizio civile, che invece porta i suoi frutti maggiori nei restanti mesi dell’anno. Inoltre l’obbligo per tutti/e questi/e giovani comporta, sia per gli enti privati che pubblici, uno sforzo strutturale, organizzativo e formativo difficilmente realizzabile. Più agevole e fruttuoso sembrerebbe lavorare con volontari/e, anche se in minor numero e per un periodo più lungo, appunto un anno. Ciò comporterebbe meno burocrazia, lavoro più tranquillo e volontari/e più disponibili; anche se non è da sottovalutare l’obiettivo di una formazione per tutti i giovani al servizio e alla difesa del paese.
La proposta Realacci si scontra però con altre due obiezioni. La prima riguarda il tipo di «difesa civile» che si intende attuare con il servizio civile. Il proponente nell’introduzione cita al primo posto la «pace» fra i valori che caratterizzano il volontariato organizzato in Italia. Poi, sia nell’introduzione che nel testo di legge, anche dove si allaccia all’art. 52 della Costituzione che parla del «sacro dovere del cittadino di difendere la patria», il contenuto di tale difesa viene indicato nel puro servizio civile di solidarietà, senza accennare minimamente alla soluzione nonviolenta dei conflitti in alternativa alla difesa militare.
L’altra obiezione riguarda la paga, ridotta dai 433 euro attuali ai soli 300 proposti nel disegno di legge. Già ci pensa la legge finanziaria a diminuire di anno in anno le spese sociali e ad aumentare quelle militari. Non è il caso che Prodi e la sinistra in genere si mettano anche loro su tale strada.