giusto per l'altro punto di vista.
sinceramente io sono pro-israele, la guerra fa schifo ma gli interlocutori non è che stiano lasciando molte alternative.
Cari cittadini del mondo
Di Rotem Yacobi
Cari cittadini del mondo,
l’altro mercoledì, vigilia del nuovo anno, me ne stavo seduto nel mio
appartamento a Beer Sheva e si considerava se uscire o no per
festeggiare il capodanno. Improvvisamente sono suonate le sirene.
Sono corso giù per le scale nel rifugio del nostro edificio, dove
sono stato raggiunto da altre due famiglie coi bambini terrorizzati,
una coppia di anziani e due studenti universitari vestisti da festa
che a quel punto hanno deciso starsene a casa. Siamo rimasti seduti
in silenzio, ascoltando la sirena e aspettando di sentire
l’esplosione. Qualche minuto dopo la detonazione, siano tornati ai
nostri appartamenti. Andando a letto ho sentito che dei missili erano
caduti anche su Ashkelon, e mi dicevo: speriamo che non colpiscano
qualche locale affollato, anche se quasi nessuno era uscito a
festeggiare il capodanno.
Giovedì, primo giorno dell’anno, sarei dovuto andare in università ma
le lezioni erano state sospese. Evidentemente le autorità accademiche
non volevano prendersi nessun rischio. Mentre parlavo al telefono con
la mia preoccupatissima madre, guardavo gruppi di studenti salire
sugli autobus diretti verso località più lontane dal fronte. Ho detto
a mia madre che anche la nostra casa non è sicura e che per il
momento sarei rimasto qui.
Ogni rumore mi fa sobbalzare, penso che possa essere caduto un altro
razzo. Navigo per i siti di notizie, leggo che le Forze di Difesa
israeliane combattono Hamas nella striscia di Gaza e penso alla gente
su entrambi i lati del confine.
Sono nato in questo paese, come i miei genitori. Sono nipote di
sopravvissuti alla Shoà. Mi è stato insegnato l’amore per questa
terra e l’amore per gli esseri umani, chiunque siano. Ho servito
nelle forze armate e oggi sono studente all’Università Ben Gurion di
Beer Sheva.
Sono fiero di appartenere a questo paese, che ha un esercito con alti
valori morali. E mi pongo queste domande.
Lo sa, il mondo, che le Forze di Difesa israeliane avvertono con
volantini e telefonate i civili palestinesi prima di colpire gli
edifici usati da Hamas come depositi di armi o basi di lancio? Lo sa,
il mondo, che per tutta risposta Hamas piazza uomini, donne e bambini
sui tetti di quegli edifici perché sa che a quel punto le forze
israeliane (certo, salvo errori) non li colpiranno? Lo sa, il mondo,
che gli uomini di Hamas sparano dai centri abitati usando i civili
come scudi umani?
Lo sa il mondo che, nel momento stesso in cui stanno combattendo
Hamas, le forze israeliane si preoccupano di far arrivare alla
popolazione palestinese aiuti umanitari come cibo, medicine e
attrezzature sanitarie? Lo sa il mondo che, mentre combattiamo per
difendere il nostro diritto a vivere in pace e sicurezza, malati
palestinesi vengono ricoverati e curati negli ospedali israeliani? Ha
saputo, il mondo, di quei venti casi in cui dei palestinesi hanno
approfittato dei loro problemi di salute, e dunque del permesso di
entrare in Israele, per cercare di compiere attentati terroristici
contro la nostra popolazione?
Mi domando: dove era il mondo un anno e mezzo fa, quando gli uomini
di Hamas massacravano per le strade quelli di Fatah e innumerevoli
altri palestinesi innocenti per prendere il potere nella striscia di
Gaza? Lo sa il mondo che, da quando Israele si è ritirato dalla
striscia di Gaza nell’estate 2005, Hamas e i suoi alleati hanno
sparato più di 6.000 razzi e granate su Israele, colpendo cittadini
innocenti?
Eppure è Israele che viene accusato dalla comunità internazionale in
generale, e dai paesi europei in particolare, compresi Gran Bretagna,
Francia e Russia. Tutti stati che esistono da tantissimi anni, che
hanno consolidato il status mondiale, che hanno garantito ai loro
cittadini la sicurezza da minacce esterne. Alcuni avevano anche
colonie in altri continenti dove imponevano le loro tradizioni, la
loro cultura, la loro lingua.
Lo stato di Israele esiste da sessant’anni, non ha alcun desiderio di
diventare un impero mondiale né di colonizzare paesi in altri
continenti. Israele vuole solo che gli stati del mondo e i suoi
vicini riconoscano la sua indipendenza e sovranità. Israele vuole
anche che riconoscano il suo diritto di garantire sicurezza e
protezione ai suoi cittadini (come previsto dall’articolo 51 della
Carta delle Nazioni Unite).
Cari cittadini del mondo, svegliatevi. Se oggi Israele, in nome della
“pace”, sarà costretto ad accettare missili e razzi sulla testa dei
suoi figli, domani toccherà ai vostri figli.
Venerdì, secondo giorno dell’anno, siedo nel mio appartamento a Beer
Sheba mangiucchiando i biscottini che il vicino del piano di sotto ha
distribuito mentre eravamo nel rifugio. Siedo qui e intanto immagino
una realtà in cui potrò firmare questa lettera così: Rotem Yacobi,
cittadino del mondo libero.=