Non credo proprio che il tenore dei miei commenti sia quello da te descritto, quando si fa semplicemente notare una cosa OVVIA, ossia che non tutte le chiusure nascondono famiglie rovinate, o non tutti i mestieri offrono le stesse garanzie, di conseguenza ognuno dovrebbe regolarsi e muoversi in base alle proprie realtà, non in base alle proprie convinzioni. Che te sia convinto che la commessa debba vivere e gestirsi come l'impiegato del catasto, il project manager di IBM o il VFX Compositor, beh perdonami ma non sono d'accordo, è una affermazione talmente ridicola che mi fa pensare che semplicemente ci sia un fraintendimento.
Torno a ribadire ancora che non sto certo sminuendo la situazione di gravità attuale, ho semplicemente invitato a non generalizzare ed a non appiattire il discorso al semplice "per colpa del governo\della pandemia".
E qui non dici niente che io abbia negato o puntualizzato, anzi.
Il conto da pagare che arriverà lo pagheranno alcuni molto più di altri. Al contrario tuo spero che tra "noi" questo accada il meno possibile.
Io non faccio i conti in tasca a nessuno, sei te che hai fatto l'esempio ben preciso della signora Beppa. Dovresti invece cercare tu di allargare lo sguardo e comprendere che il momento del cazzo aggrava una situazione che di partenza era già precaria, o non di certo agiata come altre categorie. Questo non significa che Beppa deve essere indifferente perchè le chiude il negozio\la licenziano, ma consapevole del fatto che nel suo settore è una cosa che capita con una certa "naturalezza", che non è una cosa aliena.
Poi, io non mi sento stocazzo, anzi penso di essere, come lavoratore, l'ultimo degli stronzi qua dentro, ti stai facendo idee sbagliate, come per Beppa.