E tanto pe' nn fassi mancare nulla un simpatico carosello
Previti-Lotito
P.s. Anche Parmalat aveva il benestare della Consob, nespa'?
INTERCEPTOR: PREVITI CHIMA LOTITO PER IL FIGLIO PORTIERE REIETTO DELLA LAZIO
“MI FIJO, MEZZO CAMPIONATO DE PANCHINA. E’ INACCETTABILE SUL PIANO MO-RA-LE!”
INTANTO PROSEGUONO SENZA SOSTA LE INDAGINI DEL TG1 SUI CRIMINI DI BEPPE GRILLO
Riguarda le telefonate intercettate tra Previti e il presidente della Lazio, Claudio Lotito, per segnalare un promettente portierino delle giovanili biancocelesti che, pura combinazione, si chiama Umberto Previti, figlio di Cesare. Il 7 aprile 2006 Previti chiama Lotito: «Claudio, io so’ stato sempre ’na persona seria, ’na persona perbene, lo sai, non ti ho mai detto niente de mi fijo, ma che mi fijo venga discriminato e trattato a carci in culo da gentarella da quattro sordi che hai messo a rappresenta’ ’a gloriosa maglia biancoceleste, io questo proprio non te lo consento proprio, io faccio un casino. Proprio veramente succedono lì delle cose da basso impero, con un generale da operetta che non capisce un c**** di calcio e che caccia via i ragazzi bravi e difende quelli che non hanno le qualità manco più elementari. Ma stiamo scherzando? Mio figlio viene mortificato da un anno, e io mi sono rotto il c****, nel vero senso della parola».
Lotito, in un secondo, si vede passare davanti agli occhi tutta la vita, e farfuglia: «Ora prendo in mano il settore giovanile». Ma Cesare non sente ragioni. Mica per il figlio: per spirito sportivo: «Queste cose non le posso sopportare come laziale, perché tu sai che ogni laziale si sente laziale come patto d’onore con Dio. Noi non siamo come i romanisti».
Una questione religiosa. Poi, certo, c’è anche quel povero Umberto che «lo mandano a fa la riserva in un’altra squadra, per fare rientrare un cattivo soggetto per levare il posto di Umberto, il quale continua a riscaldare con il suo riverito culo la panchina», mentre, a suo parere spassionato, «è a livello de giocare in qualsiasi squadra de prima serie, c****!». Ma è discriminato «perché se chiama Previti».
Lotito ammette che «il fatto è grave», anche perché prima «nelle giovanili c’era parecchia corruzione» e nessuno meglio di Previti può capire il problema. Infatti Cesarone intima di moralizzare l’ambiente cacciando «i raccomandati de papà». Non suo figlio: tutti gli altri. Lotito provvederà a fine campionato, ma a papà Cesare non basta: «Adesso io c’ho il problema di mio figlio, è un problema immediato, perché mi fijio seduto ’n panchina pe’ fa’ gioca’ ’n raccomadato». Lotito: «Chi è ’sto raccomandato?». Previti: «Luciano, Luciani, Apollo, che ne so, uno arto e grosso, tecnicamente non vale un c**** perché è solo grosso e fregnone e mi fijo s’è fatto mezzo campionato de panchina… ’na cosa inaccettabile sul piano mo-ra-le!».
Ci vuole «una scossa» etica, altrimenti «se qualcuno se ne esce fuori con un giudizio tecnico negativo je spacco la faccia!». L’11 aprile Previti ritelefona per comunicare che «nun l’han fatto giocare manco oggi», ergo Lotito deve «cacciare» tutti «rispettando, oltre ai colori della Lazio, anche gli amici». Ma poi tutto va a buon fine: oggi Umberto Previti è il terzo portiere della Lazio in serie A, e Lotito gode ottima salute. La questione morale, alla fine, trionfa sempre.
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