Trump è, prima che un politico scarsamente decifrabile (le sue dichiarazioni sono contraddittorie, il suo retaggio equivoco, le sue proposte di segno assolutamente divergente), un personaggio le cui condotte civiche e la cui dimensione etico-sociale sono mesto biglietto da visita. Perché al di là dei discorsi pubblici, delle (ribadisco: nebulose) risoluzioni paventate (tra barricate da alzare e welfare da falcidiare, lati tremendi, e opposizione al globalismo mercantile, al contrario non del tutto insensato), si tratta di un vertice nazionale fin qui protagonista di comportamenti vergognosi, dal dileggio della disabilità al disprezzo del femminile, dalla reiterata evasione fiscale al becero uso degli strumenti di comunicazione.
Detto questo, stento a comprendere, realmente, la postuma santificazione del presidente uscente Obama - che al "Yes, we can" degli esordi, in cui anche io riponevo fiducia estrema, ha opposto una serie di scelleratezze abbastanza imbarazzante, specie durante il secondo mandato. Forse passiamo dalla padella alla brace, con Trump, ma vedere manifestazioni pregne di malinconia, commiati tragici fatti di immagini messianiche, fazzoletti bianchi che sventolano, lacrime e luci che si spengono sul mondo, mi lascia perplesso.
Mi fa pensare che - altro che post verità! - tutto, ormai, sia divenuto un grande, gigantesco meme. Mi fa pensare che il nostro unico intento, la nostra attività mentale principale sia quella di trovare al più presto una sintesi iconografica capace di sfondare, di penetrare nell'immaginario. E pace se non c'entra assolutamente nulla con la realtà: abbiamo bisogno di emozioni eroiche, di oggetti universali, di cose roboanti, definitive.
Mi chiedo a che punto della nostra storia ci siamo trasformati in osservatori stolidi, così narcotizzati da aver sempre bisogno di un'overdose. Di supereroi e villain. Mi chiedo quando, nell'autoconvincimento di essere tutti broadcaster, abbiamo deciso di smettere di guardare uno schermo che ci regalava significati sempre più incisivi, sempre più larger than life, per diventare, da uditorio, un centro atomizzato di produzione capace di sola sovrastimolazione.
Mi chiedo se riusciremo a scollegarci dal mito continuo.