Guarda è una considerazione molto intuitiva basata sul fatto che non hai differenze abissali tra le mortalità tra paesi omogenei, specie se non consideri prima ondata che ci ha dato un "vantaggio" difficilmente colmabile, quindi i diversi approcci presumo pesino molto meno su letalità rispetto a fattori come
numerosità degli over 65 in % su popolazione totale (siamo uno dei paesi con più anziani del mondo)
tipologia e dinamiche delle relazioni sociali tra gruppi (da noi la popolazione "anziana" è molto più a contatto di quella "giovane adolescente" che in altri paesi)
risorse sanitarie ed economiche disponibili (se saturi le intensive fai stragi non solo sui covid+, ed un posto in intensiva non lo inventi dall'oggi al domani, non è un respiratore e basta...)
organizzazione sanitaria di primo livello e rete assistenziale a domicilio
capacità di tracing & testing (anch'essa dipendente da risorse disponibili)
Qualità della gestione sanitaria nelle RSA ed in generale ubicazione dei soggetti anziani più fragili
Modalitò di conteggio dei decessi Covid (il caso Germania è tema di discusssione in questi giorni)
qualità dell'assistenza sanitaria
Siccome è roba che o non è governabile (età, tipologia della relazione sociale) o che non improvvisi nè in un mese nè in un anno, ma che costruisci con anni di politiche sanitarie, l'equazione lineare "+ morti = peggiore protocollo gestionale attuale, hic et nunc" a me, come direbbero i tretre, me pare na strunzata.
Certo è un fattore, ma misurare il death rate in relazione diretta ed univoca con quest'unico fattore è una semplificazione del tutto inopportuna.
Sempre a mio modestissimo parere, eh.
PS non ho verificato le fonti (dovrebbero essere la JHU) ma i numeri che vedo qui di letalità e mortalità non ci danno il primato mondiale... E l'articolo illustra anche le interpretazioni del dato fatte da fonti autorevoli che appunto dicono che le chiavi di lettura del dato sono molteplici...
https://www.corriere.it/cronache/20_...47aa4d2b.shtml