"La scoperta non è proprio freschissima, nel 2006 è stata fatta una metanalisi con le pubblicazioni scientifiche del 1920 sull’utilizzo del plasma dei guariti dall’influenza spagnola. La metanalisi ha dimostrato, dopo 86 anni, che questa terapia funzionava. La sieroterapia è stata recentemente utilizzata per trattare le infezioni da SARS-CoV1, da MERS (entrambe malattie da Coronavirus) e da virus Ebola, con risultati incoraggianti. Diversi protocolli sono già attivi, anche in Italia, anche per le infezioni da SARS-CoV2, cioé il COVID-19.
Insomma, come si dice in Toscana, il quasi premio Nobel ha scoperto il buco della conca.
E allora perché non si usa a tappeto? Perché non si prendono un paio di bicchieri di plasma da tutti guariti e non si iniettano a tutti gli ammalati? Perché, come titola uno dei messaggi-catena che circola su Whattsapp, non “Diamo il siero a tutti e riapriamo tutto”?
Semplice, perché la realtà è molto più complessa di quanto possa essere espresso in un messaggio Whattsapp, in 140 caratteri di Twitter o in un filmatino su Youtube.
La terapia con il siero derivato dal sangue di soggetti guariti è una terapia medica che ha limiti e che ha rischi.
LIMITI:
Primo punto: non tutti i soggetti che guariscono sviluppano anticorpi in concentrazioni tali da poter essere efficaci se trasfusi in un altro soggetto. Il primo passo è quindi misurare la concentrazione anticorpale (che in gergo si chiama “titolo”), cosa che impegna laboratori dedicati e che riduce il pool dei potenziali donatori.
Secondo punto: un individuo che viene a contatto con il Coronavirus sviluppa molti tipi di anticorpi, ma non tutti sono efficaci per inibire la replicazione virale. Bisogna quindi misurare specificatamente il titolo di questi “anticorpi neutralizzanti”, esame complesso e per cui pochi laboratori sono attrezzati. E con questo secondo passaggio i donatori si riducono ancora di più.
RISCHI:
- Trasmissione di malattie infettive: si usano derivati del sangue umano, il rischio è basso ma è presente.
- TRALI (Transfusion-Related Acute Lung Injury, in italiano “Danno polmonare acuto correlato a trasfusione”): è una complicanza rara ma grave delle trasfusioni di sangue o derivati. La cosa che la rende ancora più temibile è che andrebbe a danneggiare l’organo già pesantemente colpito dalla malattia virale, il polmone.
- TACO (Transfusion-Associated Circulatory Overload, in italiano “Sovraccarico circolatorio associato a trasfusione”): è legata all’aumento del volume circolante provocato dall’infusione. Molti pazienti affetti da COVID-19 sono cardiopatici e quindi soggetti ad avere problemi di circolo.
- ADE (Antibody Dependent Enhancement, in italiano “Potenziamento anticorpo-mediato”): è un fenomeno per cui, se sono in circolazione più tipi dello stesso virus, l’infusione di anticorpi verso un tipo può paradossalmente aggravare l’infezione data da un tipo diverso dello stesso virus. In poche parole, invece di fargli del bene gli spariamo alla tempia.
Quindi: è una terapia molto promettente ma non ne conosciamo il rapporto rischio-beneficio. Per conoscere questo dato fondamentale sono in corso i protocolli cui accennavo più sopra. Inoltre, nessuno vieta l’utilizzo di questa terapia in modalità “compassionevole”, in casi gravi, in attesa dei risultati degli studi.
In conclusione: non date retta ai messaggi sulle scoperte sensazionali, non guardate i video che rivelano terapie esplosive, cestinate ogni elemento che contenga la frase “Non ce lo dicono”. I medici ed i biologi di tutto il mondo si stanno facendo letteralmente in quattro per avere la meglio sul virus e sono prontissimi ad utilizzare immediatamente ogni arma che possa essere disponibile.
Non c’é il minimo dubbio, questa epidemia la domineremo, ma dobbiamo essere tutti dalla stessa parte. Mentre medici, infermieri, scienziati lavorano senza sosta, tutti dobbiamo contribuire, come minimo avendo fiducia nella ricerca scientifica. Dobbiamo poi assolutamente osservare le misure igieniche e rispettare le distanze per evitare di ammalarci. Domani (ma è già un po’ oggi) avremo farmaci nuovi (tra cui, probabilmente, il siero iperimmune). Dopodomani forse avremo un vaccino.
Ma vinceremo noi."