Originally Posted by
Wolfo
Questa notte mi sono dato un po' alla ricerca , ho avuto molte conferme di quello che già pensavo e grazie ad alcune testimonianze trovate e fonti attendibili.
Questo genere di disturbo alimentare non si può catalogare , e tantomento si può fare un identikit preciso della persona a rischio , per ambienti frequentati e situazioni vissute , esiste però una base di partenza , che non è come molti credono la fissazione per l'aspetto esteriore , e quindi per assomigliare alle modelle delle riviste patinate ecc..
Partiamo col dire che non è un problema che riguarda solo il sesso femminile , anche se la percentuale si sposta decisamente in quel senso (mi pare di ricordare che ci sia un 8% di malati maschi) non è un problema che riguarda solo le donne.
Il problema nasce da dentro , nasce da un'insoffisfazione , da un tormento personale , qualcosa nato e sviluppato nel corso di anni , probabilmente partendo dall'infanzia per arrivare fino all'età adulta.
Leggendo alcune testimonianze anonime noto come spesso il fattore familiare sia importante , nel bene e nel male , spesso queste persone hanno avuto un infanzia caratterizzata da un educazione particolare , o troppo ferrea nel raggiungimento di un obiettivo , o lasciva e disinteressata, quasi a farsi considerare inutili o peggio indesiderati , anche violenze e traumi possono dare vita a questi sentimenti di insoddisfazione e depressione.
A seconda dell'origine del problema , che sia un rapporto pessimo con la madre piuttosto che un'educazione di stampo militaresco , il soggetto si creerà una situazione per arrivare alla malattia , che non è altro che il mezzo per farsi del male e creare una situazione a se congeniale.
La famosa "dieta" con cui buona parte cominciano non è altro che uno specchio per le allodole e per loro stesse , in realtà il desiderio è sparire , annullarsi , darsi un senso , e per giustificarsi pensano di farlo per una questione puramente estetica.
La via del non ritorno... nei vari stadi esiste poi un punto di non ritorno , più di una ragazza sostiene di essersi resa conto della malattia ad uno stadio ormai troppo avanzato , ma già il capire una cosa del genere è un passo avanti , la difficoltà a quel punto , sostengono diverse testimonianze , è il voler uscire da una situazione d'invulnerabilità , la malattia tutto sommato ti protegge , e uscirne ti spaventa...
Questi problemi alimentari quindi non sono riconducibili essenzialmente alla fisicità , quella ne è una conseguenza , è il mezzo , nulla più , per questo il consiglio unanime dei medici e di affrontare il problema facendo leva alla persona malata non sull'aspetto fisico e sui rischi per il proprio organismo , ma piuttosto sull'aspetto morale e affettivo, oltre ovviamente all'affidarsi a psicologi in grado di aiutare sia la famiglia che il paziente.
Questa è l'ìidea che mi sono fatto , statisticamente non c'è nessuna implicazione fra ambienti "vip" e anoressia/bulimia , quelle ragazze "altolocate" di cui parlavate prima probabilmente covavano qualcosa fin da quando erano bambine e la loro bellezza o la grande disponibilità economica le ha portate a frequentare determinati ambienti piùttosto che altri , ambienti che , e qua concordo con voi, probabilmente fanno più danni che altro in queste situazioni.
Ricordo quando ancora andavo a liceo a Parma , tutti i giorni alla fermata del 9 in via Garibaldi vedevo una ragazza anoressica , l'ho vista per tre anni tutti i giorni , sempre più trasparente , doveva essere una gran bella ragazza , poi però non l'ho più vista , mi ricordo che involontariamente era la prima cosa che controllavo quando arrivavo , il non vederla più mi rattristò molto , doveva soffrire molto , e questo pensiero non mi permette di fare come altri , che giudicano questa malattia come una sorta d'incoscienza da parte del malato , della serie: doveva pensarci prima se l'è cercata...