Questa affermazione, se ci rifletti più di un secondo, è palesemente ed obiettivamente errata.
Superata rapidamente la parte lineare della curva reddito/benessere, via via che aumenti il tuo reddito sarà necessario spendere sempre di più per avere miglioramenti di QoL sempre più risibili (la curva diventa logaritmica), fino ad arrivare ad un punto al quale qualsiasi spesa, anche astronomica, non sarà in grado di migliorare in maniera sensibile la tua qualità della vita.
Se vuoi ti faccio alcuni esempi pratici a mo' di paradosso, ma vedo che non ti piacciono le metafore esemplificative... quindi evito.
Quindi esiste certamente un punto oltre il quale l'aumento del tuo reddito non migliora la tua vita.
C'è che sostiene che addirittura la curva reddito/benessere del singolo individuo ad un certo punto addirittura, dopo la parte flat, cominci a scendere leggermente.
Questa concentrazione "inutile" sul singolo individuo di ricchezza può vantaggiosamente essere gestita da una società efficiente, anche attraverso l'aumento progressivo della tassazione, per ridistribuire il superfluo a vantaggio della collettività, senza causare nessun danno al super-ricco.
Il paradosso è proprio rappresentato dal fatto che è ubiquitariamente accettato da tutti i sitemi di tassazione moderna il principio della tassazione incrementale, fatto salvo poi non applicarlo a redditi superiori a 70k euro l'anno, oltre i quali la tassazione diviene paradossalmente lineare.
Riguardo alla domanda "perchè dovrebbe fare nuovi investimenti" la risposta è semplice: innanzitutto per continuare a guadagnare quello che guadagna mantenendo competitività, e soprattutto perchè se è vero che l'imprenditoria assolve ad un duplice scopo, ovvero l'arricchimento personale e la generazione di ricchezza/indotto/benessere per la collettività (responsabilità sociale d'impresa, costituzionalmente riconosciuto), per l'imprenditore si tratta semplicemente di accettare il fatto che via via il primo aspetto si riduce (senza scomparire) progressivamente in vicinanza della soglia di "inutilità" personale o oltre la medesima, ed la seconda aumenta, senza praticamente limite, migliorando linearmente il benessere sociale generato dai suoi investimenti, con un immediato ritorno per l'imprenditore che in quel paese vive e opera.
Cosa che già in gran parte i grandi ricchi fanno, attraverso la beneficienza. Sarebbe semplicemente una modalità più omogenea, meno discrezionale e più "localizzata" della beneficienza di reinvestimento della ricchezza percepita dal tenutario come surplus.
Il paradosso del tavolo da poker, che ti piaccia o no, è emblematico: quando rimane uno solo con tutti i soldi la partita è finita, oppure, se gli altri sono armati ed incazzati, rischia di finire molto male, esattamente come è successo nella rivoluzioni ottocentesche, nelle recenti rivoluzioni nei paesi arabi, e come rischia di finire a livello globale via via che aumenterà il divario tra pochi paesi/soggetti ultraricchi e la stragrande maggioranza degli stati/popolazione che vive in uno stato di indigenza.
Tale esempio è ovviamente calzante anche in termini di concentrazione di ricchezza individuale.
Esistono dati che correlano linearmente qualità della vita e divario in termini di redditi, e, non sorprendentemente, i paesi al top della prima classifica (Svezia, Danimarca...) sono quelli con l'indice che misura il divario tra redditi (indice di Gini) più basso, ad ulteriore dimostrazione che, a parità di altri parametri, maggiore è la ridistribuzione della ricchezza in maniera omogenea maggiore è la qualità della vita di una popolazione.
http://www.eurofound.europa.eu/areas...158&idDomain=3
http://www.eurofound.europa.eu/pubdo...3/EF1047EN.pdf