
Originally Posted by
Incoma
Il datore di lavoro non controlla se il lavoratore è in regola con le vaccinazioni.
Controlla se ha il titolo per entrare in azienda in sicurezza, come richiesto dal decreto in corso di rilascio.
Il titolo è ottenibile in 3 modi. Uno dei tre è la vaccinazione (altri due un tampone da meno di 48 ore o una guarigione da covid fino ad un certo numero di mesi prima); al datore non interessa se il GP è ottenuto tramite vaccinazione o meno, basta si accenda la lucina verde sulla C-19.
Non capisco le obiezioni e non vedo alcuno squilibrio. Esattamente come per altri controlli (idoneità stato di salute, ecc), è demandato al datore di lavoro la verifica del GP valido, in assenza scattano le sanzioni, che non possono arrivare al licenziamento.
C'è il placet pure dei sindacati, quindi non capisco la polemica.
La vera vergogna è aver equiparato la vaccinazione e la guarigione da covid al tampone negativo, specie salivare, ma era il miglior compromesso possibile per tenere dentro la Lega ed ottenere il risultato dell'estensione del GP a tutti i lavoratori (p.iva comprese e professionisti se ho inteso correttamente). L'obbiettivo è chiaro, spingere i recalcitranti alla vaccinazione con tutti i mezzi, e questo mi pare un mezzo abbastanza efficace, perchè salvata la forma con il costo dei tamponi calmierati a 15euro, non credo che molti vadano a spendere 30 euro alla settimana a meno che non siano degli irriducibili novax, ma la fascia degli inerti 50+ che è quella dove abbiamo il buco più grosso e che prospetticamente ci creerebbe più problemi, dovresti riuscire a mobilitarla.