Fallimento Ue/ Berlusconi: "Niente drammi, l'Europa continua a esistere"
Costituzione Ue/ La pausa di riflessione di Bruxelles
Doppio fallimento negoziale per l'Unione europea che nel giro di 48 ore ha prima messo da parte, a tempo indeterminato, la Costituzione, e poi ha preso atto dell'impossibilità dei Venticinque di trovare un accordo sul bilancio comunitario per il periodo 2007-2013.
L'Europa uscita dal summit di Bruxelles è divisa e in profonda crisi
d'identità: si è lasciata sfuggire il sogno della Costituzione ma è anche in affanno sul piano più pratico delle prospettive finanziarie dove le divergenze tra gli Stati membri rischiano di aggiungere un problema finanziario a quello politico.
Archiviata la Magna Carta, il presidente di turno dell'Ue, il lussemburghese Jean Claude Juncker, ha tentato di tutto per ottenere un successo. E' ricorso alla diplomazia ma anche costringendo i leader Ue a quindici estenuanti ore di negoziato. Senza risultati.
"Eravamo vicinissimi all'accordo - ha affermato - ma alcune delegazioni non avevano la volontà di chiudere. Non farò nomi". Un riferimento nemmeno poi tanto velato al primo ministro britannico Tony Blair.
Il premier si è infatti assunto la responsabilità di far fallire il negoziato
rifiutando ritocchi allo 'sconto', il rimborso (5,3 miliardi di euro per quest'anno, ma in crescita) che la Gran Bretagna ottiene dall'Ue dal 1984 e che tutti i partner europei considerano un costossimo anacronismo. Nella scia del Regno Unito anche Olanda e Svezia che chiedevano un ridimensionamento dei propri contributi alle casse dell'Unione ma, senza l'ostinazione di Londra, sarebbero state posizioni recuperabili.
Quale ora il futuro dell'Europa? Juncker ha sottolineato la parola che a lungo sperava che fosse evitata. Crisi. "Vi diranno che non è crisi - ha
dichiarato - non è vero". Il premier lussemburghese ha poi aggiunto che nei prossimi giorni sarà in visita ufficiale a Washington per spiegare al presidente americano "il vigore e la forza" dell'Europa.
"Ci sono due idee a confronto - ha così continuato - quella di coloro che vogliono l'Ue solo come un mercato unico, anche se di alto livello, e quella di
coloro che la vogliono integrata politicamente".
Il premier del Granducato ha dichiarato di aver addirittura provato "vergogna" quando i dieci Paesi entrati nell'Ue a maggio 2004 hanno fatto un estremo, generoso tentativo di salvare l'accordo offrendo di sacrificare parte delle loro risorse economiche pur di far quadrare i conti. Non è servito. Al termine del Consiglio il Cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, ha puntato il dito contro "la posizione inflessibile degli inglesi e degli olandesi" che ha impedito un accordo altrimenti "possibile".
"Non è un buon giorno per l'Europa - ha spiegato - sottolineando che la Gran Bretagna non era pronta al compromesso e ciò "è deplorevole".
Duro anche il presidente francese, Jacques Chirac, che si è lamentato del fatto che Blair abbia voluto "conservare per intero lo sconto" e che ha anche accusato di "egoismo" qualche altro Paese che non ha voluto nominare.
E Blair? Il premier ha risposto di non essersi affatto trovato "isolato" la tavolo del negoziato mentre il suo ministro degli Esteri, Jack Straw, ha annunciato che la Gran Bretagna, durante il suo semestre di presidenza dell'Ue che avrà inizio il prossimo 1 luglio, tenterà di raggiungere un accordo sulle prospettive
finanziarie.